L’onda lunga dei casi “Mia Moglie” e “Phica.eu” ha imposto un’accelerazione al lavoro che Mara Carfagna, segretaria di Noi Moderati, aveva già avviato da tempo: una proposta di legge per contrastare la diffusione di contenuti manipolati e abusivi online, resa oggi ancora più urgente dalla portata delle ultime denunce.
Carfagna prepara una proposta di legge contro i siti sessisti
Carfagna, intervistata dal Corriere della Sera, spiega:
“Già in passato era accaduto che immagini di donne fossero ritoccate e rilanciate sul web con fotomontaggi. Ogni volta ho provato lo stesso impulso: reagire per conto di migliaia di cittadine che non hanno strumenti per difendersi. Ormai assistiamo a una sorta di mercato nero dell’abuso sessista. È raccapricciante che a finire nel mirino non siano solo figure pubbliche, ma persino le mogli di persone comuni”.
La parlamentare annuncia che nei prossimi giorni depositerà il testo alla Camera. I cardini del provvedimento sono tre: rafforzamento del diritto di proprietà di immagini e voce, per difenderle da manipolazioni e utilizzi non autorizzati; definizione giuridica di deep fake, necessaria a inquadrare gli abusi ma anche le nuove forme di truffa digitale, dalle frodi agli anziani alle false identità online; introduzione dell’obbligo di watermark, una marcatura digitale che renda riconoscibili e dichiaratamente artificiali i contenuti generati dall’intelligenza artificiale.
“Le insidie si intuiscono oggi, ma saranno l’emergenza del futuro”, ha detto Carfagna, sottolineando come la tecnologia richieda risposte legislative tempestive.
Dalle denunce delle politiche al lavoro degli avvocati
La vicenda di Phica.eu, sito online dal 2005 e solo di recente oscurato, ha riportato in primo piano la questione. Sul forum erano comparse fotografie di decine di donne – scatti in spiaggia, momenti ufficiali o semplici immagini tratte dai social – accompagnate da commenti volgari e sessisti. Nel mirino sono finite non solo attrici e influencer, ma anche numerose figure politiche.
Quattro esponenti del Partito democratico hanno denunciato pubblicamente la propria presenza non consensuale sul sito: l’eurodeputata Alessandra Moretti, l’ex sottosegretaria Alessia Morani, la consigliera comunale di Latina Valeria Campagna e la deputata Lia Quartapelle. Moretti e Morani hanno già presentato o annunciato denuncia, mentre la polizia postale ha avviato le indagini.
Il materiale diffuso comprendeva anche foto della premier Giorgia Meloni, della segretaria Pd Elly Schlein, di Mariastella Gelmini in un deep fake manipolato, oltre che di Maria Elena Boschi, Alessandra Mussolini, Chiara Appendino, Susanna Ceccardi, Licia Ronzulli, le ministre Anna Maria Bernini e Daniela Santanchè, e altre ancora. Una sezione del forum era interamente dedicata alle cosiddette “politiche arrapanti”.
“Violenza digitale come stupro di gruppo”
Accanto alle denunce individuali si muove anche un fronte legale collettivo. L’avvocata Annamaria Bernardini de Pace, insieme a un pool di 12 professionisti, ha dichiarato di aver raccolto “qualche centinaio” di segnalazioni, arrivate tramite associazioni. L’obiettivo è avviare sia azioni penali, sia cause civili per ottenere risarcimenti.
“Queste donne sono state violentate due volte, prima con l’esposizione non consensuale delle immagini e poi con i commenti sessisti. Se riusciremo a riunire mille denunce, forse la giurisprudenza inizierà a trattare il fenomeno con la gravità che merita”, ha spiegato Bernardini de Pace.
“Una cultura sessista da cambiare”
Per Carfagna, la questione non è solo tecnologica o giuridica, ma culturale:
“La violenza contro le donne affonda le radici in una cultura che nega pari diritti e dignità. Negli ultimi vent’anni il Parlamento ha fatto molto, dallo stalking al femminicidio, dal codice rosso al revenge porn. Ora bisogna fare un passo ulteriore: educare al rispetto dell’altro e all’affettività, rendendo strutturali i programmi nelle scuole. Non è solo una questione di educazione sessuale, ma di valori”.