Calciatore della Roma diffonde suo video privato: ma ad essere licenziata è lei (e si mormora anche il partner)
Silenzio dalla società. Al momento la presunta vittima non ha sporto querela, ma parte che tutti sapessero
Silenzio (e imbarazzo) dalla As Roma, dopo che la storia del licenziamento di una sua dipendente - se la ricostruzione fosse confermata, vittima di revenge porn - ha fatto il giro del Paese. Non solo umiliata e danneggiata, ma anche cacciata dal lavoro.
A diffondere il video compromettente sarebbe stato uno dei baby calciatori della Roma, maggiorenne da poco. Il materiale sarebbe stato sottratto alla ragazza. Ora, allo scandalo, si aggiunge un'altra tessera: la società sportiva capitolina avrebbe tolto il lavoro anche al superiore con cui la dipendente allontanata aveva una relazione.
As Roma: video intimo di una dipendente diffuso in chat, ma a essere licenziata è lei
Una storia che, se trovasse conferma, puzza di maschilismo, machismo e prevaricazione. La stessa, già vista, sempre nel mondo dello sport, scoperchiata soltanto grazie alla solerzia di un genitore circa una chat dai contenuti sessisti, xenofobi e omofobi, nel circuito dello sci.
Solo che questa volta si va in alto. Fino alla Roma. I Giallorossi. La serie A. E si pensa, ingenuamente, che mai a "quei livelli" si possano consumare prevaricazioni di tale portate. Scivoloni non soltanto volgari, ma penalmente perseguibili, che no, "a quel livello non succede".
E invece, forse - il condizionale resta d'obbligo - succede anche lì. E pare che tutti sapessero. Che fosse una sorta di segreto di Pulcinella, custodito sulla base di una cameratismo fuori tempo. A scoperchiare il vaso di Pandora un'inchiesta del Fatto Quotidiano, che ha raccontato del licenziamento di una dipendente amministrativa della società giallorossa e la diffusione del video di un suo rapporto intimo.
Le immagini, secondo la ricostruzione, erano sul telefono della stessa 30enne e il primo a farle circolare sarebbe stato un giocatore della Primavera che alla donna avrebbe chiesto lo smartphone per poter effettuare una chiamata al suo agente. Eravamo a novembre 2023. Il materiale le sarebbe stato, dunque, sottratto con l'inganno. E rubato.
E così il ragazzino avrebbe diffuso le immagini ai compagni di squadra, per arrivare sino ai giocatori della prima squadra, dipendenti degli uffici, staff e via dicendo fino all’ex direttore sportivo Tiago Pinto che ne ha poi chiesto il licenziamento.
"Io l’ho saputo dopo il fatto. C’eravamo ancora noi o poco dopo che eravamo andati via". dice Salvatore Foti, il vice di José Mourinho e con lui a Trigoria fino al 16 gennaio.
La querela mancata
L’avvocato della presunta vittima, Francesco Bronzini, non ha al momento sporto querela, dunque sul piano penale non ci sono margini per procedere per un’eventuale ipotesi di revenge porn. L’intenzione della 30enne sembra piuttosto quella di puntare al reintegro sul posto di lavoro. L’indennità di mancato preavviso le è stata già versata. L’articolo del Fatto riporta anche uno stralcio della lettera di licenziamento dello studio legale della As Roma, che fa riferimento ad una "incompatibilità ambientale" rispetto alla "prosecuzione del Suo rapporto di lavoro".
La diffusione del video tra "gran parte del personale e dei giocatori della Società" viene citata ma non come motivo fondante della decisione, sul quale invece si sono pronunciate associazioni e politici locali, invocando un intervento della ceo giallorossa, la greca Lina Souloukou. Ma al momento, dalla Roma, tutto tace.
Un altro licenziamento?
E' in questo vero e proprio ginepraio che si rincorrono i rumors, sempre non confermati, di un secondo licenziamento che sarebbe legato a questa vicenda. A cadere sarebbe stata la testa del partner del rapporto intimo, protagonista del video. Anch'esso dipendente della società.
Il rapporto si sarebbe consumato all’interno degli uffici al campo d’allenamento alla periferia sud della Capitale.
Sul calciatore della Primavera — all’epoca appena maggiorenne — non ci sarebbero invece per ora provvedimenti. Si tratta di un ragazzo da tre anni a Roma.
Casi analoghi (anche nel mondo sportivo)
Come accennato, soltanto poche settimane fa aveva fatto il giro del Paese la notizia della scoperta di un'altra chat sessista. A "capitanare" gli esecrabili contenuti un istruttore alpino paracadutista veneto, allenatore di sci da fondo e residente a Verona. La procura ha aperto un fascicolo sull’episodio, risalente ormai a un anno fa, in cui venivano fatte circolare foto e video di nudo di ragazze atlete – anche minorenni. Oltre a commenti omofobi e razzisti.
Una vicenda venuta a galla nel mese di settembre del 2023 dopo una segnalazione. Da quel momento è partita un'indagine della Procura federale che ha formulato una richiesta di condanna. La metà è stata assolta, agli altri, invece, sono state comminate pene leggere: sanzioni o ammonizioni. A "pagare" il conto più salato è stato l'allenatore che è stato sospeso per sei mesi.
Alcuni mesi fa era scoppiato il caso a Milano della chat dei colleghi in cui si dava il voto al lato B delle colleghe d'ufficio (la "chat degli 80" che lo scorso giugno aveva travolto l'agenzia di comunicazione milanese "We Are Social").
Pochi mesi fa stesso copione a Pavia, ma nella chat dei membri di un esclusivo sporting club cittadino, la Canottieri Ticino. La Procura di Pavia ha aperto un'indagine sul caso di una chat sessista che coinvolge otto soci del circolo. I membri di questa conversazione sarebbero stati scoperti a seguito della sottrazione di un telefono da un lettino in piscina: le ragazze hanno scoperto l'esistenza di una chat segreta in cui si parlava di loro con linguaggio volgare e offensivo e messaggi contenevano foto in costume delle giovani e commenti di natura sessista su particolari fisici e allusioni su presunte relazioni con altri soci del club.