Giustizia "lumaca"

Bocciato in prima elementare, la famiglia fa ricorso al Tar. La sentenza arriva 13 anni dopo (quando lui si è già diplomato)

Una storia incredibile da Civitanova Marche. Il caso risale al 2010, la chiusura definitiva è arrivata prima di Natale

Bocciato in prima elementare, la famiglia fa ricorso al Tar. La sentenza arriva 13 anni dopo (quando lui si è già diplomato)
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Quando si parla della giustizia italiana spesso se ne accentua la lentezza. Da Civitanova Marche arriva un caso davvero clamoroso in questo senso. Un bambino bocciato a scuola nel 2010 in prima elementare, una famiglia che fa ricorso e una sentenza che arriva tredici anni dopo, quando il protagonista della storia ha già completato il suo percorso di studi.

Bocciato in prima elementare, la famiglia fa ricorso al Tar

Il ricorso al Tar contro la bocciatura dei figli è oramai diventato una prassi utilizzata da più famiglie. Probabilmente meno lo era nel 2010, quando si svolsero i fatti in questione.

Il bimbo (che oggi è un ragazzo di vent'anni), dopo un primo quadrimestre con buoni voti - tutti 7 e un 6 nel comportamento - nella seconda parte dell'anno aveva visto scendere le valutazioni e salire le assenze. E così il consiglio di classe aveva deciso per la bocciatura. I genitori però - sostenendo di aver avvisato le insegnanti che il piccolo aveva problemi di salute sin dalla nascita che gli avrebbero fatto saltare numerosi giorni di scuola - avevano presentato ricorso.

E così il Tar aveva di fatto sospeso la bocciatura ammettendo il bambino alla seconda elementare con riserva.

Arriva la sentenza (ma lui si è già diplomato...)

Il percorso scolastico del ragazzo, dunque, è proseguito poi negli anni successivi. E forse anche lui stesso si era dimenticato di quell'episodio. Sino a pochi giorni prima di Natale, quando il Tar si è espresso con una sentenza che ha chiuso definitivamente la vicenda. Peccato che nel frattempo il protagonista si sia già diplomato (senza mai essere bocciato, peraltro).

Il Tribunale amministrativo ha deciso che il Ministero dell’Istruzione dovrà rifondere ai ricorrenti l’importo delle spese di cancelleria sostenute per incardinare il procedimento nell’anno 2010, a cui sono stati costretti per consentire il regolare percorso di studi al figlio.

Ma pensate cosa sarebbe potuto succedere se invece il Tar avesse dato ragione alla scuola. Probabilmente avrebbe dovuto ricominciare tutto da capo...

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