Blue tongue: la mappa dei contagi in Italia e i Comuni dove si sono verificati focolai
Il virus che colpisce soprattutto ovini e bovini non è pericoloso per l'uomo, ma rischia di mettere in ginocchio gli allevatori
Sono molti gli allevatori che nelle ultime settimane sono alle prese con la Blue tongue, malattia infettiva non contagiosa dei ruminanti, trasmessa da insetti vettori ematofagi. Non si tratta di una malattia “nuova”, ma a far notizia nelle scorse settimane è stata l’impennata dei casi in tutta Europa, Italia compresa.
Chiariamo subito che il virus è innocuo per gli esseri umani, ma per gli animali non c'è cura e rischia di tramutarsi in un'ecatombe per gli allevatori. Quando vengono individuati dei focolai, come sta avvenendo, l’unico modo per contenere la malattia è limitare lo spostamento degli animali: è il motivo per cui quest’anno molte fiere zootecniche, che attirano migliaia di allevatori, non si terranno.
Diverse le regioni interessate, fra cui Lombardia, Sardegna, Piemonte, Liguria, Calabria e Sicilia.
Blue tongue in Italia: di cosa si tratta?
La Blue tongue è una malattia di origine virale (genere Orbivirus) trasmessa dai moscerini del genere Culicoides, che colpisce i ruminanti e non costituisce un pericolo per l’uomo, né attraverso contatto con gli animali o i loro prodotti, come lana e latte, ricorda l’Organizzazione mondiale per la sanità animale (Woah) e non è contagiosa.
Il virus colpisce prevalentemente le pecore con sintomi piuttosto gravi come febbre, edema alla testa e congestione delle mucose della bocca. Nei casi più gravi la lingua, ingrossata e cianotica, tende a uscire dalla bocca (da qui il nome Blue Tongue). L’infezione può causare nelle femmine incinte anche malformazioni del feto e aborti, e nei casi più gravi può portare alla morte degli animali.
Nei bovini, sia domestici che selvatici, l’infezione dura più a lungo e ha sintomi meno gravi rispetto agli ovini. La permanenza prolungata del virus nel corpo dei bovini, tuttavia, è un rischio per la diffusione della Blue Tongue e per questo motivo le aziende sanitarie locali impongono alcune misure restrittive.
Non esiste una terapia per curare gli individui malati, si possono solo alleviare i sintomi. Negli anni sono stati sviluppati alcuni vaccini che proteggono gli animali dall’infezione e riducono la carica virale, ovvero la presenza del virus nel sangue, riducendo di conseguenza la diffusione. La vaccinazione è complessa perché sierotipo-specifica: significa che per ogni sottospecie del virus è necessario un apposito vaccino. Gli anticorpi prodotti in seguito all’infezione di una sottospecie non proteggono da un’eventuale successiva infezione da parte di un’altra sottospecie. È il motivo per cui è importante identificare le sottospecie che si stanno diffondendo in un territorio. Al momento non esistono in commercio vaccini per tutte le sottospecie di questo virus.
Le regioni interessate
In Sardegna sono stati segnalati 360 focolai di Blue Tongue: 94 sono già stati confermati, mentre 266 sono quelli sospetti di cui si attende conferma. Complessivamente sono coinvolti 10.134 animali, quasi solo pecore.
In Lombardia è stato segnalato un focolaio in provincia di Lecco che ha coinvolto le pecore in alpeggio all’Alpe Cancedo.
Nelle scorse ore il Consigliere Regionale di Fratelli d’Italia Giacomo Zamperini si è recato negli alpeggi lecchesi:
“Ho voluto fare visita personalmente agli allevatori ed ai pastori preoccupati dalla blue tongue. Sono comprensibilmente demoralizzati, ma non hanno perso la speranza perché sanno che Regione Lombardia è al loro fianco. Dobbiamo tenere conto, oltre che dei danni economici, anche dei disagi legati al profilo emotivo conseguente alla sofferenza degli animali a causa del contagio – spiega Zamperini – ma la loro passione è più forte del virus. Stiamo facendo e faremo, insieme all’Assessore Regionale all’Agricoltura, Alessandro Beduschi, tutto ciò che è necessario per sostenere il pastoralismo lombardo ed il comparto legato all’allevamento degli ovicaprini. Chi ha investito tempo e denaro in attività così importanti per la salvaguardia dell’ambiente montano, non può essere lasciato solo”.
In provincia di Pavia, contagi confermati. Il virus ha fatto la sua comparsa anche nelle province di Como, Bergamo e Monza e Brianza.
In Provincia di Bergamo, i Comuni interessati sono: Caprino Bergamasco, Cisano Bergamasco, Costa Valle Imagna, Pontida, Sant’Omobono Terme, Torre de’ Busi, Almenno San Bartolomeo, Almenno San Salvatore, Ambivere, Barzana, Bedulita, Berbenno, Blello, Brembate di Sopra, Brumano, Calusco d’Adda, Capizzone, Carvico, Corna Imagna, Fuipiano Valle Imagna, Locatello, Mapello, Medolago, Palazzago, Roncola, Rota d’Imagna, Solza, Sotto il Monte Giovanni XXIII, Strozza, Suisio, Taleggio, Terno d’Isola, Ubiale Clanezzo, Vedeseta, Villa d’Adda, Almè, Bonate Sopra, Chignolo d’Isola, Paladina, Ponte San Pietro, Presezzo, San Pellegrino Terme, Sedrina, Val Brembilla, Valbrembo, Villa d’Almè, Zogno.
Gli allevatori che hanno animali alpeggiati nei Comuni elencati sono sottoposti a restrizioni nella movimentazione di discesa dall’alpeggio. Relativamente ai 60 giorni di durata delle misure di controllo da quando in un allevamento non sono più riscontarti ulteriori casi sospetti di BlueTongue, questo lasso di tempo corrisponde alla tempistica prevista dalla normativa vigente, affinché in un allevamento con positività accertata vengano tolte le misure sanitarie applicate dal Dipartimento veterinario dell’Ats competente sul focolaio.
L’Ats di Bergamo sottolinea di essere in costante contatto con il Servizio veterinario regionale che, in accordo con il Ministero della Salute, darà indicazioni relativamente alle misure sanitarie da adottare affinché la demonticazione possa avvenire nella più totale sicurezza per la salute del patrimonio zootecnico bergamasco.
In un avviso diffuso pochi giorni fa, la Regione ha invitato gli allevatori a trattare gli animali con prodotti repellenti per gli insetti e a tenerli al chiuso nelle ore notturne, preferibilmente in stalle protette con zanzariere.
In Piemonte è la provincia di Torino, al momento, con le sue valli alpine, la più colpita. Gli ultimi a essere colpiti e uccisi dal virus infatti sono stati 5 yak di un allevatore di Valchiusa, le aziende agricole della Valchiusella hanno chiesto alle istituzioni di non essere abbandonate. Per l'Asl4 di Torino almeno 15 i focolai in Piemonte.
Sarebbero 8 i focolai sospetti in Val d'Aosta. Dopo aver riscontrato la presenza di un focolaio confermato di febbre catarrale degli ovini da sierotipo BTV-8, la cosiddetta Bluetongue, a Settimo Vittone e otto focolai sospetti nella nostra regione – nei comuni di Aosta, Nus, Challand-Saint-Anselme, Donnas, Pont-Saint Martin e Perloz – l’Assessorato alla Sanità ha delineato una serie di misure di controllo che interessano il territorio regionale, in linea con quanto previsto nella nota del Ministero della Salute sul tema.
Coinvolta anche la Liguria: casi di Blue tongue sono stati riscontrati negli ultimi giorni nell’entroterra di Genova e Savona.
In Sicilia sono stati colpiti bovini e ovini, i primi in 6 allevamenti di cui 1 con focolaio estinto e 5 confermati, mentre i secondi in 5 allevamenti di cui 1 con focolaio estinto e 4 confermati. I sierotipi rilevati sono stati il sierotipo 8, con un’incidenza pari allo 0,64%, e il sierotipo 4, con un’incidenza pari allo 0,36%.
Lo storico del 2024
Il numero totale dei focolai registrati dal 01/01/2024 ad oggi è pari a 201 e racchiude sia quelli estinti che quelli confermati. La regione che tristemente detiene il primato è la Sardegna con 120 focolai di cui 114 confermati, seguita dal Piemonte con 25 focolai tutti confermati e dalla Sicilia con 11 focolai di cui 9 confermati.
L'analisi arriva dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “G. Caporale” che cura il Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario, una banca dati aggiornata quasi in tempo reale con i dati relativi alla diffusione delle principali patologie di interesse zootecnico.