Berrettini come... Umberto Eco: la piaga dei social che danno risonanza agli "imbecilli"
"Viviamo nell’era dei social, in cui tutti possono dire tutto e mi sembra come se si fosse persa l’educazione generale"
In principio – e non avrebbe potuto essere altrimenti – fu Umberto Eco, colui che dell’analisi della comunicazione fece mestiere sopraffino. Interrogato sui social, nel 2015, poco prima di morire, aveva detto la propria:
“I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli”.
Oggi lo stesso concetto viene ripreso dal tennista Matteo Berrettini (e da milioni di altre persone nel mondo esauste dell’approssimazione del “commento medio” da social), confermando che il noto sociologo ci aveva visto lungo.
Berrettini esausto dei tuttologi dei social
Sfinito dalle accuse che collegherebbero le sue recenti performance sportive, non all’altezza del talento finora dimostrato, con il recente fidanzamento con Melissa Satta, Matteo Berrettini si sfoga – pur mantenendo il suo stile educato:
“Mi fanno sorridere, da una parte è positivo perché significa che il tennis è tra gli sport più seguiti in Italia. Ne parlano tutti e mi vedono in giro. Sul fidanzamento con Melissa davvero fatico a rispondere, non riesco a concepire come una relazione possa permetterti di non fare il tuo lavoro. Ma ormai parlano tutti, viviamo nell’era dei social, in cui tutti possono dire tutto e mi sembra come se si fosse persa l’educazione generale. Io alla fine però sono felice, è questo quello che conta”.
La natura umana è sempre la stessa: i danni sono amplificati
Ineccepibile, non fosse per un dettaglio, che Eco aveva già chiarito: non sono i social che inducono, di colpo, le persone, a parlare a sproposito. Semplicemente danno al fenomeno – che esiste dalla notte dei tempi, basti pensare alle famose “pettegole di Paese” – una dimensione più ampia e anche la facoltà di fare più danni.
Trovare infatti una sponda, che offra il fianco alle convinzioni personali, crea una sorta di effetto ultras. Si pensi, per esempio, al fenomeno dei No vax. Tante persone che non hanno trovato nella vita reale la condivisione delle proprie teorie, si sono “unite” sul web, mediante quelle comunità virtuali che raccolgono, sotto la stessa bandiera, personalità disparate unite da rabbia, convinzioni antiscientifiche e via discorrendo. E ciò gli ha dato forza.
Il branco digitale
Il punto, quindi, non è la natura umana: che offre queste squallide derive da secoli. E non è neppure la cassa di risonanza che i social offrono. Il plus, che rende più pericoloso il famoso “commento da bar” di cui parlava Eco - che fortunatamente finiva lì, fra le risate dei presenti – è la possibilità di intercettare persone che hanno le stesse strampalate idee e, unendo le forze, fomentarsi a vicenda, arrivando al fenomeno tipico delle derive complottiste che riassume la realtà come un “noi da soli contro i poteri forti”.
Quando è così facile, perché tanto lo stanno facendo tutti, poter dire la propria sul perché Matteo Berrettini non ha vinto quel set, diventa difficile rinunciare. Bisognerebbe fermarsi, ragionare e magari mettersi in discussione. Perché mai tanta fatica quando si può dare comodamente la colpa a Melissa Satta?