Caso unico al mondo

Aveva poche ore di vita, salvato con un doppio trapianto

Una duplice operazione tra il Gemelli di Roma e le Molinette di Torino che dimostra ancora una volta l'eccellenza medica italiana

Aveva poche ore di vita, salvato con un doppio trapianto
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Aveva soltanto 36 ore di vita e si era oramai rassegnato al drammatico epilogo. Ma poi è successo un miracolo. Un doppio trapianto di microbiota fecale e fegato - un caso unico al mondo - lo ha riportato alla vita. E' una storia che commuove ma che testimonia anche l'elevatissimo livello della nostra medicina quella che viene da Torino. Dopo una "maratona" di 120 giorni i medici dell'ospedale Molinette della Città della Salute di Torino, assieme ai colleghi del Gemelli di Roma, sono riusciti a salvare un uomo di 56 anni il cui futuro sembrava oramai irrimediabilmente segnato.

Aveva 36 ore di vita, salvato con un doppio trapianto

Per la prima volta al mondo una strategia di trapianto sequenziale, prima di microbiota fecale e poi di fegato, ha consentito di salvare la vita ad un uomo di 56 anni, affetto dalla nascita da malattia policistica con interessamento epatico e renale.

Una "maratona" per la vita

Il 56enne si trovava all'ospedale Martini di Torino, dove era sottoposto a dialisi in quanto il fegato era completamente avvolto da cisti. Una condizione che comportava denutrizione e colonizzazione intestinale da parte di batteri resistenti a qualunque terapia antibiotica.

Ad agosto 2023 la situazione si è particolarmente aggravata, tanto da necessitare il trasferimento alle Molinette, dove si è iniziato a ipotizzare il trapianto di fegato. Che però rischiava di essere inutile stante la citata colonizzazione intestinale da batteri resistenti alle terapie antibiotiche.

Il doppio trapianto

Dall'ospedale torinese, dunque, è partita la chiamata al Gemelli di Roma diretta al professor Antonio Gasbarrini, pioniere in Italia, e ai colleghi Gianluca Ianiro e Giovanni Cammarota, del trapianto di microbiota fecale ed autore delle Linee guida internazionali sul trapianto di feci.

I medici capitolini hanno prontamente offerto la loro disponibilità a procedere con il trapianto di feci in capsule, con una possibilità di successo in circa 2 casi su 3 nella decolonizzazione dell’intestino da batteri altrimenti ad oggi intrattabili.

Il primo trapianto

A quel punto l'operazione è partita, con un trapianto di feci in deroga mediante l’assunzione di capsule per via orale, unica via di somministrazione possibile considerato il notevole ingombro addominale che controindicava la classica somministrazione per via colonscopica.

La riduzione della carica batterica colonizzante l’intestino  ha consentito di attivare in lista trapianto fegato il paziente esattamente 12 giorni dopo il trapianto di microbiota fecale.  A fine novembre, grazie alla generosità di una famiglia italiana che ha donato il fegato del caro congiunto defunto, il paziente, esattamente a 100 giorni dall’inizio del ricovero alle Molinette, è entrato in sala operatoria.

Il trapianto di fegato ad elevatissima complessità tecnica è stato effettuato dal direttore del Centro trapianto Fegato di Torino, professor Renato Romagnoli, insieme con il suo staff medico, chirurgico ed infermieristico. Durante l'operazione è stata necessaria la trasfusione di 18 unità di globuli rossi e di altrettante di plasma fresco provenienti dalla Banca del sangue e Immunoematologia della Città della Salute di Torino (diretta dal dottor Marco Lorenzi).

Dopo 20 giorni è a casa

Dopo solo 20 giorni dal trapianto di fegato (e ben 120 giorni dal suo ingresso alle Molinette), il paziente è rientrato a casa, avendo anche ripreso una funzione renale tale da non necessitare per ora di dialisi. Il paziente, supportato con amore dalle straordinarie moglie e figlia, è adesso in piena fase di recupero nutrizionale e motorio ed è stato scongiurato il rischio di infezione da batteri intrattabili nel post-trapianto fegato.

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