Approvata la legge contro gli ecovandali: pene inasprite e carcere
Soddisfazione del ministro Sangiuliano: ecco cosa rischiavano prima e cosa rischiano ora
Ulteriore inasprimento delle pene per gli ecovandali. Con 138 voti a favore, 92 contrari e 10 astenuti la Camera ha approvato, il 18 gennaio 2024, in via definitiva il testo di legge che punisce la distruzione, il danneggiamento, il deturpamento e l'imbrattamento di beni culturali e paesaggistici, introducendo apposite sanzioni amministrative e rafforzando la tutela penale di tali beni. A favore il centrodestra, contrarie le opposizioni, tranne Italia viva e Azione che si sono astenute.
Pene inasprite per gli ecovandali
La normativa permette di sanzionare i deturpatori con pene più severe e sanzioni amministrative, a seconda della gravità della fattispecie, che vanno da un minimo di 10mila ad un massimo di 60mila euro. I proventi delle sanzioni verranno devoluti al Ministero della cultura per il ripristino dei beni deturpati. L'aumento delle sanzioni aggrava quelle già pesanti previste dal Codice penale da marzo 2022 che prevede, oltre alla reclusione da 1 a 6 mesi, multe da 2.500 a 15mila euro.
“È stato varato un principio di rispetto per la cultura nazionale: chi deturpa, danneggia, imbratta un monumento - dice il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano - deve risarcire lo stato per le spese sostenute per ripristinare lo stato dei luoghi. Posto che come dimostra un'ampia casistica occorre spendere somme ingenti" per il ripristino, "è bene che non paghino più gli italiani ma chi si rende responsabile degli atti di danneggiamento”.
E ancora
“Archeologi e storici dell'arte mi dicono che i marmi sono porosi e anche sostanze di origine vegetale lascerebbero una traccia indelebile. La questione dei cambiamenti climatici è importantissima: però bisogna farlo con serietà, non danneggiando lo stesso ambiente. I monumenti sono così connaturati al paesaggio, che ne sono parte integrante», quindi gli attivisti attaccano anche un pezzo stesso della natura che credono di voler tutelare”.
Le sanzioni e il carcere
Nel testo si legge che chiunque distrugga, disperda, deteriori, renda in tutto o in parte inservibili o non fruibili beni culturali o paesaggistici è punito con una sanzione che va dai 20.000 ai 60.000 euro. Se si arriva ad “un uso pregiudizievole per la conservazione o integrità” di questi beni o ad un loro “uso incompatibile con il loro carattere storico o artistico” la sanzione può oscillare da 10.000 a 40.000 euro. L’autorità competente ad occuparsi della materia è il Prefetto e la notifica all’interessato deve avvenire entro 120 giorni dalla commissione del fatto.
Si modificano due articoli del codice penale: il 635 e il 639. Rischia da 1 a 5 anni di carcere chiunque distrugga, disperda, deteriori o renda, in tutto o in parte, inservibili beni mobili o immobili durante manifestazioni pubbliche. Oltre al pagamento di una multa fino a 10.000 euro. Se, invece, il danneggiamento avverrà in musei, pinacoteche o gallerie la reclusione potrà andare da 1 a 6 mesi e la multa potrà essere da 300 a 1.000 euro.
Il giro di vite contro gli ecovandali trova una prima regolamentazione nel codice penale, in vigore dal 22 marzo 2022, con L’art. 518, che prevedeva già severe sanzioni per chi “distrugge, deturpa, deteriora o rende inservibili o non fruibili beni culturali propri o altrui»: punisce con la reclusione da 2 a 5 anni e una multa da 2.500 a 15mila euro”.
Nelle ultime ore la nuova stretta.