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Ansia da prestazione e paura di fallire

Il mental coaching non elimina la pressione, ma insegna a gestirla. Lavora su convinzioni limitanti (“devo essere perfetto”), promuove nuove visioni (“posso imparare dall’errore”) e distingue l’identità dal rendimento

Ansia da prestazione e paura di fallire
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Arriva prima di un esame, di una gara, di una riunione. L’ansia da prestazione è quella tensione interna che scatta quando sentiamo di dover dimostrare qualcosa: fare bene, non sbagliare, essere all’altezza, non deludere.

Colpisce studenti, atleti, professionisti, artisti. Il cuore accelera, la mente si svuota, il corpo si blocca.

Il problema non è l’ansia in sé, piuttosto il significato che le attribuiamo: “se fallisco, valgo meno”.

Viviamo in una società che premia la performance e nasconde la fatica. Così finiamo per identificare il nostro valore con il risultato, diventando così ogni prova un pericolo e ogni errore una colpa.

Il mental coaching non elimina la pressione, ma insegna a gestirla. Lavora su convinzioni limitanti (“devo essere perfetto”), promuove nuove visioni (“posso imparare dall’errore”) e distingue l’identità dal rendimento.

Con strumenti come il focus mentale, la respirazione e il lavoro sui valori, aiuta a trasformare l’ansia in energia attiva.

Perché si performa meglio quando ci si libera dall’ossessione di performare. L’ansia da prestazione non è un nemico e non deve essere un limite, è il segnale che stai per fare qualcosa che conta.

Vassiliki Tziveli

Vassiliki Tziveli

Vassiliki Tziveli è giornalista e mental coach: a partire da questa settimana, curerà una rubrica fissa su tutti i 51 settimanali del gruppo editoriale Netweek (oltre 400mila copie settimanali in 4 regioni italiane: Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia e Liguria).

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