Intervento dell'arcivescovo Gallagher

All’ONU la Santa Sede invoca pace, disarmo e dignità umana: “Voce per chi non ha voce”

L’arcivescovo Gallagher interviene all’80° anniversario delle Nazioni Unite: “Serve un multilateralismo rinnovato per affrontare guerre, crisi climatica, disuguaglianze e rischi dell’intelligenza artificiale”

All’ONU la Santa Sede invoca pace, disarmo e dignità umana: “Voce per chi non ha voce”

All’Assemblea generale delle Nazioni Unite, riunita a New York per celebrare l’80° anniversario della sua istituzione, la Santa Sede ha lanciato un forte appello alla comunità internazionale.

All’ONU la Santa Sede invoca pace, disarmo e dignità umana
L’intervento dell’arcivescovo Gallagher

L’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali, ha posto al centro del suo intervento i temi della pace, del disarmo, del rispetto del diritto umanitario e della dignità della persona.

“La cooperazione multilaterale è indispensabile”

Parlando nella notte del 29 settembre 2025, Gallagher ha sottolineato come la cooperazione internazionale sia “essenziale nell’affrontare le questioni globali”. Ha denunciato i rischi di un “isolazionismo” che genera “instabilità prevedibile”, aggravata da tensioni geopolitiche, crisi climatica, disuguaglianze crescenti e povertà.

“La Santa Sede – ha detto – si fa voce di chi non ha voce, promuovendo un mondo in cui la pace prevalga sui conflitti, la giustizia trionfi sulle disuguaglianze e la verità illumini il cammino verso l’autentico benessere umano”.

La pace non come tregua, ma come rispetto reciproco

Gallagher ha chiarito che la pace non va intesa come semplice assenza di conflitto, bensì come un processo basato su “rispetto reciproco, dialogo e riconciliazione”. Per sostenerla, ha rilanciato la proposta vaticana di un fondo globale alimentato anche da spese militari: risorse da destinare alla lotta contro fame e povertà, allo sviluppo sostenibile e al contrasto del cambiamento climatico.

Sul tema del disarmo, l’arcivescovo ha espresso forte preoccupazione:

“Il silenzio delle armi passa attraverso la costruzione della fiducia”. Ha definito la corsa al riarmo un fenomeno che “genera nuove minacce ed esacerba le paure”, ricordando che nel 2024 le spese militari mondiali hanno raggiunto 2,72 trilioni di dollari.

“Disarmare non è un calcolo politico, ma un imperativo morale”, ha affermato, denunciando i ritiri da trattati internazionali e la modernizzazione degli arsenali nucleari. Ha ricordato che nel mondo sono presenti oltre 12.000 testate, con una potenza complessiva pari a più di 100.000 bombe di Hiroshima.

“Un mondo libero dalle armi nucleari è necessario e possibile”.

Diritto internazionale e crimini di guerra

Altro pilastro della pace, secondo Gallagher, è il rispetto del diritto internazionale umanitario:

“Gli attacchi a civili, ospedali, scuole e luoghi di culto sono gravi crimini di guerra”. Ha aggiunto che “nessun ordine può giustificare simili azioni” e che la fame non può mai essere usata come arma.

Libertà religiosa e dialogo interreligioso

Gallagher ha ricordato che oltre 360 milioni di cristiani vivono in aree di persecuzione:

“Il cristianesimo è oggi il gruppo religioso più perseguitato al mondo”. Ha ribadito che nessuno Stato può costringere ad agire contro la propria coscienza e che il dialogo tra fedi deve essere “cammino condiviso verso rispetto, giustizia e pace”.

Dignità della vita e minacce alla persona

Il rappresentante vaticano ha riaffermato che “esiste solo un diritto alla vita, dal concepimento alla morte naturale”. Ha condannato aborto ed eutanasia, definite pratiche di una “cultura della morte”, e ha denunciato la maternità surrogata come riduzione di donna e bambino a “prodotti”.

Fame, povertà e disuguaglianze

Eliminare fame e povertà è un obbligo morale”, ha ammonito Gallagher, ricordando che “la terra produce alimenti sufficienti per tutti”.

Ha invocato la riforma dei sistemi alimentari in chiave di solidarietà e sostenibilità. Ha inoltre richiamato la necessità di cancellare i debiti che schiacciano interi Paesi, sottolineando anche la questione del debito ecologico, risultato dell’uso sproporzionato delle risorse da parte di alcuni Stati.

Crisi climatica e migranti

L’arcivescovo ha insistito sulla “giustizia ambientale” e sul dovere di affrontare la crisi climatica che colpisce soprattutto poveri e nuove generazioni. Ha collegato il tema alle migrazioni, definendo migranti e rifugiati “prime vittime delle disuguaglianze globali”. La risposta, ha spiegato, deve fondarsi sul principio di non respingimento, sul rispetto della famiglia e sull’apertura di canali migratori sicuri.

Intelligenza artificiale e lavoro

Gallagher ha definito l’IA “un traguardo straordinario” ma anche rischioso, se usato in chiave tecnocratica:

“La dignità umana non può essere sacrificata all’efficienza”. Ha chiesto linee guida etiche e regole chiare, avvertendo che l’automazione mette a rischio milioni di posti di lavoro. Ha ribadito l’importanza di salari equi, sostegno all’imprenditorialità e tutela della famiglia come “patto matrimoniale tra un uomo e una donna”.

I conflitti nel mondo: dall’Ucraina all’Africa

Ampio spazio è stato dedicato alle guerre in corso.

“La guerra in Ucraina deve finire ora, non in un futuro indefinito”, ha detto Gallagher, invocando “un immediato cessate il fuoco” come premessa per un dialogo sincero.

Per il Medio Oriente, l’arcivescovo ha ribadito la soluzione dei due Stati per Israele e Palestina, il rispetto del diritto internazionale e lo status speciale di Gerusalemme, definendo “moralmente e giuridicamente inaccettabili” le decisioni unilaterali.

Guardando all’Africa, Gallagher ha espresso apprezzamento per i progressi democratici, ma anche preoccupazione per autoritarismi, jihadismo e corruzione, citando in particolare la gravità della situazione nel Sahel e nel Corno d’Africa.

Il rappresentate della Santa Sede ha denunciato i massacri in Repubblica Democratica ed in Congo, ricordato l’attentato di luglio in cui sono stati uccisi oltre 40 fedeli, manifestando dubbi sul ritiro della missione ONU (MONUSCO).

Per il Sudan e Sud Sudan ha chiesto cessate il fuoco e dialogo, sottolineando che “il grido del popolo sudanese deve essere ascoltato”.

Gallagher ha inoltre denunciato la violenza legata al narcotraffico in America Latina e ha richiamato l’attenzione sulla crisi di Haiti e sulla repressione in Nicaragua.

Nel Sud-Est asiatico ha descritto la drammatica situazione del Myanmar, con decine di migliaia di vittime del traffico di esseri umani imprigionate negli “scam centers”, industrie criminali multimiliardarie.

Infine, ha guardato ai Balcani, sottolineando l’importanza di trasformare differenze etniche e religiose in fattori di arricchimento e non di divisione. Sul Caucaso ha accolto positivamente l’accordo di pace tra Armenia e Azerbaigian, esortando a proseguire sul cammino della riconciliazione.

Riformare e rafforzare l’ONU

Gallagher ha riconosciuto i limiti delle Nazioni Unite, ma ha ricordato che in 80 anni l’organizzazione ha rappresentato “un faro di speranza” e deve continuare a esserlo.

“Importante – ha detto – è resistere alla tentazione di sostituire i programmi fondamentali con nuove idee che rischiano di snaturarne la missione”.

Ha quindi ribadito i quattro pilastri dell’ONU: diritti umani, pace e sicurezza, sviluppo sostenibile e stato di diritto. Solo su queste basi, ha concluso, si può costruire un ordine internazionale giusto e duraturo.