Per risparmiare plastica

Al supermercato si possono usare i contenitori portati da casa: lo sapevate?

Ma una recente inchiesta di Greenpeace rivela che meno della metà degli esercizi lo fanno

Al supermercato si possono usare i contenitori portati da casa: lo sapevate?
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Lo sapete che quando andate al supermercato a fare la spesa potete portarvi i contenitori da casa? Già, lo consente una legge del 2019, il cosiddetto  Decreto Clima. La normativa, infatti, dice che “ai clienti è consentito utilizzare contenitori propri purché riutilizzabili, puliti e idonei per uso alimentare”.

Ma perché dovremmo andare al supermercato portandoci i contenitori da casa? Per risparmiare plastica, naturalmente.

Al supermercato si possono usare i contenitori portati da casa

Il Decreto Clima è stato introdotto alla fine del 2019 (qui il testo integrale pubblicato in Gazzetta Ufficiale). Tra i vari articoli ce n'è uno che permette ai clienti dei supermercati di presentarsi al banco dei "freschi" o della gastronomia chiedendo ai dipendenti del supermercato di utilizzare i loro contenitori portati da casa anziché quelli di plastica usa e getta che vengono abitualmente utilizzati.

In pratica, giusto per fare un esempio chiarificatore, quando siete in coda al reparto gastronomia, affettati o formaggi, potete farvi mettere la fetta di gorgonzola o le alici marinate in un contenitore che vi siete portati da casa, semplicemente passandolo all'addetto, che lo utilizzerà invece dell'usa e getta di plastica dentro il quale abitualmente mette il prodotto.

L'inchiesta di Greenpeace

Ma perché se ne parla ora? Il merito è di un'inchiesta realizzata da Greenpeace  e pubblicata in anteprima dal Fatto Quotidiano, che dice che la norma è ben poco rispettata. Nel 56% dei casi esaminati, infatti, non è stata rispettata.

Va detto che l'indagine è stata ovviamente condotta in un lasso di tempo limitato (tra il 20 ottobre e il 21 novembre 2022) e ha preso in esame un ridotto numero di punti vendita (54, divisi tra varie catene: Conad, Coop, Selex, Végé, Eurospin, Esselunga e Sogegross) in dieci   città italiane (Bari, Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Pisa, Roma, Torino e Trieste).

Per trenta volte su 54 i dipendenti non hanno dato la possibilità ai clienti di utilizzare i loro contenitori, con le motivazioni più svariate:   dall’impossibilità di apporre lo scontrino alla  mancanza di autorizzazione per usare contenitori di provenienza sconosciuta.

In realtà, l'unica motivazione dietro il rifiuto stabilita dalla legge potrebbe essere quando l'imballaggio presentato dal cliente non presenti adeguate condizioni igieniche, ma questa casistica non è mai stata rilevata durante l'indagine. Piuttosto è emerso che molti dei dipendenti non sono a conoscenza della norma.

Il commento di Greenpeace

Una situazione che naturalmente non fa piacere all'associazione ambientalista, che sul proprio sito Internet, diffondendo i risultati dell'indagine, denuncia l'arretratezza del nostro Paese su questo genere di pratiche, chiedendo un immediato adeguamento a pratiche più ecologiche:

"A più di tre anni dalla novità legislativa introdotta dal Decreto Clima, è inaccettabile che questa modalità di vendita sia ancora poco nota al personale addetto alle vendite tanto da essere negata alla clientela in più della metà dei supermercati che abbiamo visitato. È urgente adeguarsi subito".

"Oggi gran parte delle aziende non abbia ancora un piano concreto per fare a meno della frazione monouso, aumentare la vendita di prodotti con sistemi di riuso e ricarica e allontanarsi da un modello di business inquinante. Eppure, la vendita di prodotti con contenitori riutilizzabili è già possibile in tante realtà incluse alcune catene di supermercati italiani ed europei".

 

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