L'anniversario

Giornata mondiale dell'Aids: in quarant'anni siamo passati dall'incubo alla speranza

Nel mondo si ripercorrono i 40 anni di quella che nel 1981, dopo i primi casi, era stata definita la malattia del secolo. E che oggi paga dazio al Covid.

Giornata mondiale dell'Aids: in quarant'anni siamo passati dall'incubo alla speranza
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Aids, 40 anni di quello che a inizio anni '80 si presentava come un incubo  che oggi viene ripercorso, come ormai ogni 1 dicembre, nella Giornata mondiale di sensibilizzazione dell'Hiv e di commemorazione delle sue vittime.

Tanti e importanti i risultati che sono stati raggiunti negli anni attraverso cure e terapie, ma, a far da contraltare, anche tanti e nuovi problemi nella gestione di un'epidemia che ha fatto in tutto 45000 vittime solo in Italia. (nel mondo 35 milioni).

Una giornata particolare e significativa al centro di conferenze e momenti di confronto al Policlinico Gemelli di Roma, una delle strutture in prima linea da decenni nella lotta all'Aids.


Aids, un nemico meno invincibile, ma subdolo

Quarant'anni fa non c'erano cure e la situazione spaventava il mondo. Negli occhi di chi è cresciuto negli anni Novanta c'è ancora l'immagine di quel famoso spot con il messaggio "Se lo conosci lo eviti" e l'alone viola che diffondeva il contagio.

 

Negli anni l'Aids, un nemico sempre più subdolo, ha ucciso e seminato paura. Ora però la situazione è molto diversa, seppure manca ancora una cura. L'importanza della diagnosi precoce è fondamentale tanto più in questo periodo, ormai di un anno e mezzo, segnato dalla pandemia da Covid. Infatti, il SARS-Cov-2 ha fatto "chiudere" tanti ambulatori di malattie infettive durante i lockdown.

Aids, l'obiettivo dell'Organizzazione mondiale della Sanità

La fascia d'età più interessata dalle nuove diagnosi è quella tra i 25 e i 29 anni. L'Aids, come si presenta oggi, è ancora una malattia potenzialmente mortale senza un adeguato trattamento. Dall'incubo e dalla paura che erano i sentimenti predominanti quando nel 1981 si presentarono dagli Stati Uniti i primi casi con l'allora inspiegabile aumento di polmoniti  (il mondo fu scosso dalla vicenda del celebre attore statunitense Rock Hudson, per poi arrivare negli anni dopo a Freddy Mercury) e l'isolamento e identificazione del virus Hiv da parte di Robert Gallo.

Da quelle "fotografie" si è passati oggi alla "speranza" e alla "cura", tanto che l'obiettivo dell'Oms, l'Organizzazione mondiale della Sanità, è debellare l'epidemia di Aids entro il 2030.

Il problema Covid

L'Hiv fa oggi i conti anche con il Covid. Claudio Mastroianni, professore ordinario di Malattie Infettive a Roma e presidente della Società italiana di malattie infettive e tropicali, ha lanciato l'allarme: con la pandemia c'è stato un minor ricorso ai test.

E c'è un dato che preoccupa: oggi ancora il 60% delle persone affette da Hiv scopre troppo tardi di esserlo.

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