Ada ha finalmente vinto la sua battaglia contro la burocrazia. Dopo mesi di attese, ricorsi e valutazioni mediche, la 44enne campana ha ottenuto il via libera per accedere al fine vita, diritto che in un primo momento le era stato negato dalla sua Asl di riferimento.
La diagnosi di sclerosi laterale amiotrofica era arrivata nel giugno 2024. In poco più di un anno, la malattia ha stravolto la sua vita: Ada ha perso la capacità di parlare, di muovere mani e gambe, fino a dipendere completamente dai suoi familiari — in particolare dalla sorella Celeste, che da mesi la assiste e ne fa da voce.
Proprio attraverso il puntatore oculare con cui oggi comunica, Ada aveva affidato a un video il suo appello pubblico, chiedendo di poter decidere “prima che sia troppo tardi”: ogni giorno, aveva detto, “diventa più difficile sopportare l’attesa”.
La svolta: “Ho sentito un peso scivolare dalle spalle”
Dopo il primo diniego dell’azienda sanitaria, i legali di Ada — coordinati dall’avvocata Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni — avevano presentato un ricorso d’urgenza al Tribunale di Napoli. L’udienza si era conclusa con un accordo per una nuova valutazione clinica, affidata al Comitato etico.
Poche ore fa, la decisione definitiva: Ada ha tutti i requisiti previsti dalla sentenza Cappato e potrà accedere, “quando e se lo vorrà”, all’aiuto alla morte volontaria nel pieno rispetto delle garanzie costituzionali.
“Dopo mesi di attesa e di battaglie, il Comitato etico ha espresso parere favorevole alla mia richiesta. Non ci sono parole per descrivere il mio stato d’animo, ma proverò a rendere l’idea. Quando ho letto le parole ‘parere favorevole’, ho sentito letteralmente un peso scivolare dalle mie spalle. La Sla ha perso, io ho vinto. Non trascorrerò nemmeno un minuto in più ad avere paura di ciò che può farmi. Da oggi esiste solo il presente, e ogni giorno è prezioso. Da oggi sono legalmente padrona della mia vita e del mio corpo. Auspico la stessa serenità per tutte le persone che affrontano la mia stessa condizione, e che ogni essere umano possa un giorno esercitare questo diritto senza dover lottare fino all’ultimo respiro. Grazie a chi mi ha ascoltata, sostenuta e accompagnata in questo percorso”, ha dichiarato Ada in un messaggio scritto con il puntatore oculare e letto dai familiari.
La posizione dell’Asl e il ruolo dell’Associazione Coscioni
Secondo la comunicazione ufficiale inviata ai suoi legali il 7 ottobre, l’Asl campana ha riconosciuto la piena conformità del caso di Ada ai criteri fissati dalla Corte costituzionale: il paziente è affetto da patologia irreversibile, mantiene piena capacità di intendere e di volere, e dipende da trattamenti di sostegno vitale.
L’azienda sanitaria ha reso noto che procederà ora con l’individuazione del farmaco e delle modalità di autosomministrazione, come previsto dal protocollo.
L’Associazione Luca Coscioni, che da anni si batte per il riconoscimento del diritto all’aiuto medico alla morte volontaria, ha accolto con soddisfazione la decisione. “Quando e se lo vorrà – ha spiegato in una nota – Ada potrà procedere con il suicidio assistito nel pieno rispetto delle garanzie costituzionali e delle pronunce della Corte”.
Una battaglia per la libertà di scelta
Ada era inizialmente conosciuta con lo pseudonimo di “Coletta”, ma nelle scorse settimane ha deciso di uscire dall’anonimato, per dare un volto e un nome alla sua battaglia.
Nel video diffuso dall’associazione, la sorella Celeste aveva letto le sue parole: una riflessione commossa sul valore della libertà, sulla dignità del fine vita e sulla bellezza di una vita vissuta appieno, cancellata da una malattia che non lascia scampo.
A causa del decorso rapidissimo della Sla, Ada non è più in grado di camminare né di muovere autonomamente alcuna parte del corpo. Vive completamente assistita dai familiari, che la aiutano in ogni attività quotidiana: alimentarsi, bere, assumere le terapie, respirare. Senza il loro sostegno, spiegano i medici, morirebbe di stenti e in modo atroce.
Ora, grazie alla decisione del Comitato etico, Ada potrà finalmente scegliere come e quando porre fine alla propria sofferenza, con il supporto di un’équipe medica e nel rispetto della legge.
“Io ho vinto e la Sla ha perso. Da oggi posso guardare la mia vita con serenità. La mia libertà non è una sconfitta, ma un atto d’amore verso me stessa”.