Sono passati 45 anni da quel tragico 23 novembre 1980, quando il terremoto in Irpinia rappresentò uno degli eventi sismici più devastanti della storia repubblicana italiana. Una ricorrenza che non è soltanto memoria, ma anche occasione per riflettere sul tema della prevenzione, della sicurezza e sulla capacità del Paese di affrontare le emergenze (foto di copertina, la distruzione a Conza della Campania).
Il sisma del 1980: cosa accadde
Alle 19:34 di domenica 23 novembre 1980, una forte scossa di magnitudo 6.9 colpì la Campania, la Basilicata e parte della Puglia. L’epicentro fu localizzato tra i comuni di Conza della Campania, Sant’Angelo dei Lombardi e Lioni, nel cuore dell’Irpinia.
Il terremoto causò quasi 3.000 vittime, oltre 8.000 feriti e circa 300.000 sfollati, distruggendo interi centri abitati e provocando danni strutturali estesi a infrastrutture, edifici pubblici e abitazioni private. Le operazioni di soccorso furono spesso rallentate dalle difficoltà logistiche e dalle condizioni meteorologiche avverse, sollevando un acceso dibattito sull’efficienza dei sistemi di intervento dell’epoca.
Le conseguenze sociali ed economiche
La ricostruzione dell’Irpinia, durata anni e più volte al centro del dibattito politico e giudiziario, ridisegnò in modo radicale il tessuto urbano, economico e demografico dell’area. Le risorse stanziate per il post-sisma determinarono un vasto programma di interventi edilizi, infrastrutturali e industriali, contribuendo alla rinascita delle comunità locali ma anche alimentando polemiche su sprechi e ritardi.
Il ricordo di Mattarella
In occasione del 45esimo anniversario, anche il presidente Sergio Mattarella ha ricordato cosa accadde quella sera e spronato a ricercare sempre sistemi adeguati di monitoraggio e reazione:
“La risposta alla catastrofe da parte delle istituzioni e della società civile, dei tanti volontari che, mossi da un profondo spirito di partecipazione e solidarietà, accorsero in aiuto delle popolazioni locali, fu impegnativa e generosa.

Una pagina difficile della nostra storia rimasta impressa nella memoria collettiva, richiamo costante alla necessità di adeguare sistemi di monitoraggio e di immediata reazione alle vulnerabilità a cui sono esposte parti del territorio italiano e al contempo sprone alla ricerca di soluzioni adeguate in materia antisismica per una ricostruzione che fosse anche rilancio di aree interne del nostro Paese.
La Repubblica commemora le sue vittime e si unisce al dolore dei familiari”.