11 settembre 2001: ecco perché tutti ricordano precisamente dove fossero e cosa stessero facendo vent'anni fa
“Se viviamo un un momento altamente emozionante, e quindi stressante per il cervello, l’ormone cortisolo fa da mediatore in un processo che porta alla fortissima impressione di quell’evento nella memoria".
Sono passati vent'anni dall'11 settembre 2001. Il giorno in cui il mondo occidentale - e non solo gli Stati Uniti - perse l'innocenza, quell'ingenua convinzione di intoccabilità. Le immagini delle Torre Gemelle colpite e affondate - ancor prima che gli astanti potessero realizzare la portata del piano terroristico - hanno fatto il giro del mondo. Si è parlato a lungo di lutto collettivo e, oltre alla retorica, c'è effettivamente un fondamento scientifico alla base di questa asserzione: il ricordo di quella giornata tragica per gli Usa e destabilizzante per il resto del mondo è impresso a fuoco nella mente di tutti.
Vi siete mai chiesti per quale motivo lo ricordate in maniera così nitida? Ecco cosa è successo nel nostro cervello.
11 settembre 2001: il giorno che ha cambiato la storia
L’11 settembre 2001 quattro attacchi aerei suicidi, realizzati mediante dirottamento aereo, causarono la morte di oltre 2.996 persone, ferendone oltre 6.000. A capo della strage un gruppo di terroristi aderenti ad al-Qāʿida. Tre su quattro raggiunsero il bersaglio designato: le Torri Nord e Sud del World Trade Center di New York – che si sgretolarono in poche ore imprimendo un quadro apocalittico nella memoria collettiva – e il Pentagono. Si riuscì a evitare soltanto l’impatto contro l’ultimo possibile obiettivo a Washington ovvero la Casa Bianca o il Campidoglio. Anche il quel caso, però, per i passeggeri del volo dirottato non ci fu scampo: andarono incontro a uno schianto mortale in un campo della Pennsylvania.
Sono passati 20 anni tondi eppure, provate a fare questo esperimento, chiedete anche alla persona più smemorata o sbadata che conoscete di quel giorno e quasi sicuramente anch'essa ricorderà dove fosse e cosa stesse facendo. Più che quando è accaduto qualsiasi altro evento nella storia mondiale.
“Tu dov’eri e cosa stavi facendo?” riceveremo una risposta sicura; i ricordi di tutti in relazione a quel giorno paiono essere impressi a fuoco nella memoria a lungo termine. Per quale motivo? Le neuroscienze svelano cosa accade nel cervello di una persona sottoposta a eventi di altissimo impatto emotivo e i meccanismi responsabili dei ricordi correlati.
Il cortisolo
Come accennato la risposta si trova nella biologia e nella chimica dell'organismo. Il cortisolo è un ormone prodotto dal surrene su “richiesta” del cervello: conosciuto volgarmente anche come l’ormone simbolo dello stress. Nei momenti di maggior tensione va a determinare l’aumento di glicemia e grassi nel sangue, mettendo a disposizione l’energia di cui il corpo ha bisogno. Nel libro del giornalista Luca Poma “Il sex appeal dei corpi digitali” compare un intervento illuminante sul tema – dello svedese Lars Olov Bygren, specialista di medicina preventiva al Karolinska Institute – in cui si ricorre proprio all’esempio della memoria legata all’11 settembre.
“Se viviamo un un momento altamente emozionante, e quindi stressante per il cervello, l’ormone cortisolo fa da mediatore in un processo che porta alla fortissima impressione di quell’evento nella memoria. E’ per questo che tutti ci ricordiamo cosa stavamo facendo e dove fossimo l’11 settembre 2001.”
E il fenomeno dei ricordi distorti...
Ma attenzione, le sorprese del nostro cervello non sono ancora finite. Un altro studio molto interessante pubblicato sul Journal of Experimental Psychology, bimensile dell’Associazione Psicologica Americana, ha dimostrato che alcuni vantano ricordi dei quali sono convinti – in relazione a dove fossero e cosa stessero facendo l’11 settembre 2001 – ma non è affatto detto si tratti della verità.
Pare infatti che il cervello umano, a fronte di eventi tanto traumatici e catartici, possa distorcere i fatti, mischiandoli con delle proiezioni emotive. Il risultato è che, in assoluta buona fede, si costruisce inconsciamente un nuovo ricordo che mischia ciò che è realmente accaduto con le derive emotive che ci hanno influenzato. Un esempio? Un uomo sosteneva convintamente di essere sceso in strada durante l’attacco, probabilmente perché a livello empatico si sentiva “in dovere” di esprimere vicinanza ai feriti che vagavano disperati in cerca di aiuto. In realtà si è scoperto che ha assistito agli eventi dal suo ufficio, senza mai lasciarlo. Eppure non stava mentendo: quella era la verità del quale si era convinto.