Monito di Landini

"120mila giovani all'anno scappano all'estero, molti più dei migranti che arrivano: questo il vero problema"

Il segretario della Cigl pone l'accento su un problema pratico: chi pagherà le pensioni di una popolazione sempre più anziana?

"120mila giovani all'anno scappano all'estero, molti più dei migranti che arrivano: questo il vero problema"
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"Vorrei ricordare a quelli che dicono che non trovano lavoratori, che ogni anno ci sono 120 mila nostri giovani che se ne vanno a lavorare da altre parti. Chi dice che bisogna chiudere i porti dovrebbe ricordarsi che sarebbe utile chiudere gli aeroporti perché sono più gli italiani che vanno all'estero che gli stranieri che vengono da noi".

Il segretario della Cgil Maurizio Landini entra a gamba tesa sul tema del futuro del nostro Paese collegando due fenomeni - quali immigrazione e fuga dei giovani italiani in altri Stati - per offrire una lettura pragmatica a un problema assai spinoso che l'Italia si troverà ad affrontare fra qualche decennio.

Landini: il problema sono i giovani che scappano dal Paese

Con una popolazione anziana che costituisce la maggioranza dei cittadini, il calo demografico, a cui si aggiunge l'esodo di molti ragazzi che scelgono l'estero per trovare condizioni di lavoro, in termini pratici: chi pagherà la pensione a questa sterminata platea?

Una risposta che Landini offre riguarda i migranti, che - secondo il numero uno della Cgil - in questo contesto rappresentano un'opportunità e non una minaccia:

"Abbiamo bisogno di una politica che sia in grado di affrontare seriamente il problema dell'arrivo di persone non italiane nel nostro Paese. Vorrei ricordare che 5 milioni di lavoratori sono già qui, pagano le tasse e i contributi e permettono al Paese di stare in piedi, questa logica di usare la migrazione come elemento di paura sia stupida e sbagliata".

Così Landini, parlando con i giornalisti dopo aver partecipato a un assemblea dei lavoratori di Ansaldo Energia a Genova.

A seguire un altro affondo:

"È il momento di discuterne adesso, abbiamo l'occasione di fare 200 miliardi di investimenti per far crescere il Paese, e se si vuole creare lavoro si deve far crescere il Paese. Vorrei ricordare a quelli che dicono che non trovano lavoratori, che ogni anno ci sono 120 mila nostri giovani che se ne vanno a lavorare da altre parti. Chi dice che bisogna chiudere i porti dovrebbe ricordarsi che sarebbe utile chiudere gli aeroporti perché sono più gli italiani che vanno all'estero che gli stranieri che vengono da noi. Bisognerebbe non avere paura di chi arriva, ma investire per utilizzare le intelligenze di cui disponiamo".

Un popolazione di "grandi vecchi" e sempre meno fertile

Un report Istat del 2021 confermava che gli ultra 65enni sono il 23,5% della popolazione e nel 2050 potrebbero sfiorare il 35%. La popolazione residente è in decrescita: da 59,2 milioni al 1° gennaio 2021 a 57,9 mln nel 2030, a 54,2 mln nel 2050 fino a 47,7 mln nel 2070.

le residenze per anziani
Anziani in crescita continua

Il rapporto tra individui in età lavorativa (15-64 anni) e non (0-14 e 65 anni e più) passerà da circa tre a due nel 2021 a circa uno a uno nel 2050. Sul territorio entro 10 anni in quattro Comuni su cinque è atteso un calo di popolazione, in nove su 10 nel caso di Comuni di zone rurali.

Meno coppie con figli, più coppie senza: entro il 2041 una famiglia su quattro sarà composta da una coppia con figli, più di una su cinque non ne avrà.

Entro il 2050 le persone di 65 anni e più potrebbero rappresentare il 34,9% del totale secondo lo scenario mediano, mentre l’intervallo di confidenza al 90% presenta un campo di variazione compreso tra un minimo del 33% a un massimo del 36,7%. Comunque vadano le cose, l’impatto sulle politiche di protezione sociale sarà importante, dovendo fronteggiare i fabbisogni di una quota crescente di anziani.

A ciò si aggiunge il tema della bassa fecondità: le donne italiane fanno figli più tardi rispetto alla media europea, soprattutto perché non esiste un welfare realmente in grado di sostenerle. Motivo per il quale prima cercano di affermarsi professionalmente e, una volta raggiunta una stabilità, si "concedono" di pensare alla maternità. Ma spesso è biologicamente troppo tardi.

Culle vuote

E poi c'è la questione accudimento: basti pensare agli sconfortanti dati di Eurostat, pubblicati il 15 febbraio scorso: la percentuale di bambini sotto i tre anni che frequentano un nido (“Children aged less than 3 years in formal childcare”) in Olanda è pari al 74,2, in Danimarca al 69,1, Francia 57,1, Spagna 55,3%, Portogallo 50,4. L’Italia è al 33,4, appena sopra la Grecia (32,3). Ed alle porte c’è un nuovo target: una recente Raccomandazione della Commissione europea (7 settembre 2022) propone di portare almeno al 50% la quota di bambini sotto i tre anni che frequentano servizi educativi di qualità. Il target attuale è fissato al 33%.

Bimbo al nido

Inutile sottolineare che nel nostro Paese i nidi sono pochi - rispetto alla soglia fissata dall'Ue - ed estremamente costosi:  solo 28 bimbi su 100 trovano posto negli asili, e a caro prezzo.

Insomma, di queste nuove leve avremmo davvero bisogno come l'aria - per tenere in piedi il sistema Paese - ma già dall'infanzia, numeri alla mano, non esiste un sistema pronto a favorirli ed accoglierli.

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