Specie marine si sono adattate a vivere sulle isole artificiali formate di rifiuti
Uno studio scientifico effettuato su alcuni campioni della Great Pacific Garbage Patch tra Hawaii e California
E' una notizia alquanto scioccante quella pubblicata di recente sul Nature Ecology & Evolution: alcuni ricercatori statunitensi, infatti, hanno scoperto che la Great Pacific Garbage Patch, isola artificiale di rifiuti che si trova tra Hawaii e California, è abitata da dozzine di specie marine che solitamente vivono vicino alle zone costiere.
Specie marine si sono adattate a vivere sulle isole fatte di rifiuti
Dozzine di specie marine abitano rifiuti che galleggiano in mezzo all'oceano Pacifico. Ciò che però rende questa scoperta ancora più insolita è che la vita marina riscontrata, inclusi anemoni, vermi e crostacei, in genere si trova vicino alle zone costiere. E' questo il risultato ottenuto dallo studio sul fenomeno recentemente pubblicato su Nature Ecology & Evolution.
L'ecologa marina Linsey Haram dello Smithsonian Environmental Research Center ha affermato che trovare così tante specie costiere su un piccolo campione è stato "scioccante", in quanto nessuno mai si sarebbe aspettato di trovare in zone di mare aperto specie che di solito abitano la costa.
I ricercatori hanno analizzato più di cento pezzi di detriti da quella che viene chiamata la Great Pacific Garbage Patch, isola artificiale di rifiuti creato dalle correnti che si trova tra le Hawaii e la California. Che ci crediate o no, gli scienziati hanno trovato specie costiere presenti sul 70 percento dei rifiuti!
Sebbene sia noto che le specie costiere vengano trasportate su navi e detriti galleggianti, gli scienziati non avevano la più pallida idea che potessero sopravvivere per un periodo prolungato in mezzo all'oceano o creare nuove popolazioni lì. Questo perché le aree oceaniche e costiere differiscono per diversi fattori come temperatura, salinità e sostanze nutritive.
Ripensare la vita costiera
I risultati, pubblicati su Nature Ecology & Evolution, dovrebbero aiutare a ribaltare l'idea di lunga data che l'oceano aperto sia una barriera che la maggior parte delle specie costiere non potrebbe mai violare.
Tale circostanza si era ipotizzata anche a seguito dello tsunami del 2011 in Giappone quando, diversi anni dopo il maremoto, alcuni oggetti del Paese asiatico orientale sono apparsi in aree come le Hawaii con specie costiere intatte.
Con l'assistenza del gruppo no profit The Ocean Cleanup, l'ecologa Lindsey Haram e il suo team hanno raccolto una varietà di oggetti, tra cui secchi, bottiglie, casse e corde. In laboratorio, i ricercatori hanno determinato che la maggior parte degli esemplari di invertebrati marini che vivevano sulla spazzatura, anche se è stata riscontrata vita marina tipica dell'oceano aperto, provenivano da zone costiere. Il numero e la diversità delle creature rilevato è stato veramente inaspettato. Inoltre, alcune di loro stavano persino riproducendo nelle loro nuove "case di plastica". Un anemone giapponese, ad esempio, stava chiaramente facendo più copie di se stesso.
Degno di nota è anche il fatto che le specie costiere e la vita marina dell'oceano aperto convivessero sullo stesso pezzo di immondizia. Ancora non è stato chiaro capire il modo in cui interagiscano, anche se è probabile ipotizzare che si sfidano a vicenda per lo spazio e il cibo. In questo senso, gli scienziati hanno anche osservato anemoni costieri mangiare una lumaca viola che vive nell'oceano.
Secondo Sabine Rech, biologa marina dell'Universidad Católica del Norte in Cile, ciò dimostra che la vita costiera che sopravvive a lungo in mare è più di un semplice evento una tantum.
"Con le ultime ricerche, vediamo che è solo qualcosa che è normale ora, che sta accadendo continuamente - ha osservato - Le specie costiere stanno viaggiando sempre più lontano dal loro habitat".
Il problema è che alcune specie possono diventare invasive quando si viaggia verso nuove case. La capacità delle specie costiere di ancorarsi agli oggetti creati dall'uomo è rivoluzionaria, affascinante e "un po' spaventosa", ha detto Sabine Rech, che ha studiato la vita sui rifiuti oceanici nel Pacifico meridionale. Lei e il suo team non hanno trovato lo stesso numero diverso di creature costiere negli oggetti che hanno analizzato dal Sud Pacifico.