Primo Maggio

Come saranno i lavoratori di domani? Qualità, flessibilità ed etica prima del denaro

Gli studi parlano chiaro: la Generazione Z ha un approccio di rottura con le precedenti, e non si tratta di pigrizia

Come saranno i lavoratori di domani? Qualità, flessibilità ed etica prima del denaro
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Non sono “sfaticati”: non è pigrizia, liquidarla come tale sarebbe una miopia gravissima. E’ semplicemente un approccio differente all’idea del lavoro, distante anni luce dal carrierismo sfrenato, che fa tanto anni Ottanta. A ridisegnare il mondo, così vanno le cose, sono le nuove generazioni. E quali sono le priorità della nuova forza lavoro prossima ad immettersi nel mercato? La chiamano Generazione Z, sono i ragazzi nella fascia 18-24 anni, e paiono avere le idee chiare in termini di rottura rispetto alle leve precedenti. La priorità, secondo le statistiche, si può riassumere in: “qualità della vita”. Anche a costo di guadagnare meno, perché – paiono suggerire – “Non è la posizione raggiunta che mi determina”.

Nel giorno in cui si celebra la Festa dei Lavoratori, ecco quali sono le priorità delle nuove leve.

Qualità prima del profitto

Il Report FragilItalia “I giovani generazione Z e il lavoro”, elaborato da Area Studi Legacoop e Ipsos mostra quanto i ragazzi preferiscano uno stipendio con una base fissa e una componente variabile legata ai risultati raggiunti. Insomma, meglio avere meno denaro “sicuro”, ma maggiore autodeterminazione circa il proprio tempo libero. Non hanno difficoltà a prendere in considerazione un impiego lontano da casa, considerano il lavoro soprattutto una fonte di reddito, ritengono che unire lo studio con esperienze pratiche sia il modo migliore per ottenere un lavoro soddisfacente, attribuiscono più valore alla flessibilità di orario e alla disponibilità di tempo libero.

Smart Working a casa

Riguardo alle motivazioni che spingono a cercare un lavoro all'estero, il 53% indica gli stipendi più alti, il 29% le migliori opportunità di fare carriera, il 26% la maggiore valorizzazione di competenze ed esperienze, e il 23% il fatto che in Italia vengono offerti solo contratti di stage e che vige il sistema della raccomandazione.

I giovani della fascia 18-24 anni la vedono così.

I valori

Per la generazione Z al primo posto c’è la famiglia (60%, rispetto ad una media nazionale del 78%), seguita dall'amicizia (54%, media nazionale 59%) e dall'amore (50%, media nazionale 63%). Il lavoro occupa la sesta posizione con il 38% (rispetto alla media nazionale del 49%), preceduto da divertimento (46%) e cultura (44%). Per 6 giovani su 10 il “senso del lavoro” sta nell’essere fonte di reddito; per la metà è invece un'opportunità di crescita.

La qualità della vita personale è anteposta alle possibilità di carriera. Concetto condiviso anche dai Millennials (25-35 anni), che mettono al primo posto la felicità. Più della metà degli under 40 non ha dubbi: lascerebbe il lavoro se impedisse loro di “godersi la vita”, contro il 38 per cento nella fascia 55-67 anni.

È una priorità anche essere soddisfatti del proprio impiego, con il 40 per cento dei giovani della Gen Z che preferirebbe essere disoccupata piuttosto di svolgere un lavoro che non gli piace. Attenzione, ciò non significa non prendere la loro carriera seriamente, anzi: il 75 per cento dei più giovani dichiara che il lavoro è una parte importante della propria vita.

Ed ecco quindi che trova una spiegazione chiara il fenomeno in ascesa, soprattutto dopo la pandemia, che vede sempre più lavoratori rassegnare le proprie dimissioni alla ricerca di dimensioni più adatte a conciliare vita e occupazione. Fra gli under 35 questo fenomeno è particolarmente diffuso: niente più ansia da posto fisso, insomma.

Mentalità dominante anche all’estero

Uno studio condotto a livello globale da Randstad, multinazionale olandese tra le più importanti agenzie per il lavoro al mondo, conferma che lo spaccato italico non è dissimile da quello internazionale. L’indagine, che ha coinvolto 35 mila persone di età compresa tra i 18 e i 67 anni da 34 Paesi diversi, tra cui anche l’Italia, parla di una forza lavoro “illuminata”. E i risultati più interessanti riguardano proprio il gap generazionale che si sta delineando nell’approccio al lavoro tra gli under e gli over 35.  Per la Generazione Z (18-24 anni) la vita personale batte la carriera.

Un’attenzione rinnovata al benessere, quindi, ricercato non solo fuori dall’ufficio ma anche nell’ambiente lavorativo. I giovani ricercano, per esempio, affinità con il proprio datore di lavoro sul piano dei valori sociali e delle cause sostenute. La metà di loro, infatti, ha dichiarato che non accetterebbe di lavorare per qualcuno che non condivide gli stessi valori sociali e ambientali, mentre il 41 per cento rifiuterebbe l’impiego anche nel caso in cui non vengano fatti sforzi per creare un ambiente lavorativo che privilegi la diversità e l’inclusività.

Idealismo, etica e una rivalutazione dei ritmi “slow”. Qualità al posto di quantità: anche se i soldi sono meno. Questo è quello che i ragazzi vogliono per sé stessi, ben disposti a rinunciare a benefits economici pur di ottenerlo. La precarietà non più intesa come insicurezza, bensì come sinonimo di libertà, di opportunità e flessibilità.

Briatore: "Strani, diversi, vogliono altro"

A riassumere in maniera abbastanza efficace l’andazzo, con la sua proverbiale schiettezza, è stato qualche tempo fa Flavio Briatore. Il noto imprenditore, interrogato da Antonello Caporale del Fatto Quotidiano in merito a un tema particolarmente caldo negli ultimi mesi, ha mostrato di aver colto la tendenza.

Briatore, jet privato

I camerieri? Accettano le sue proposte?, lo incalza il giornalista:

“Macché, questi ragazzi hanno uno stile di vita strano, distante, diverso. Accettano di campare con poco (onestamente campano di merda, diciamocelo) ma non di fare lavori impegnativi, molte ore al giorno e avere un gruzzoletto rispettabile. Vogliono altro”.

Riassunto terra terra, non c’è dubbio, ma il punto l’ha centrato.

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