Giornata mondiale dell'Acqua: il 36% viene sprecata, quali sono le regioni che ne perdono di più
Nel 2020 sono andati persi 41 metri cubi al giorno: il 36,2% dell’acqua immessa in rete
Oggi, 22 marzo 2023, è la Giornata mondiale dell’Acqua, istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 e celebrata ogni anno. Sul tema ci si focalizza spesso sull'emergenza siccità, si parla meno, invece, di un altro grave fenomeno: i metri cubi di acqua potabile persi ogni giorno a causa di una rete idrica non performante nel nostro Paese.
Acquedotti colabrodo: si perde preziosa acqua potabile
Un quarto dei Comuni italiani perde più della metà dell'acqua che immette nella rete idrica locale. Quasi sei su dieci (il 57,3%) ne disperdono almeno il 35%. Solo in un Comune su quattro (23,8%) le perdite sono inferiori al 25%. Mediamente, in Italia, circa il 36,2% dell'acqua trasportata dalla rete idrica non raggiunge il consumatore finale.
A offrire questo impietoso quadro è stato il report Istat sull'acqua diffuso nel 2022, relativo al biennio 2019-2021. Nel 2020 sono andati persi 41 metri cubi al giorno per km di rete nei capoluoghi di provincia/città metropolitana, il 36,2% dell’acqua immessa in rete (37,3% nel 2018).
Le perdite totali di rete hanno importanti ripercussioni ambientali, sociali ed economiche, soprattutto per gli episodi di scarsità idrica sempre più frequenti. Sono da attribuire a fattori fisiologici presenti in tutte le infrastrutture idriche, alla vetustà degli impianti, prevalente soprattutto in alcune aree del territorio, e a fattori amministrativi, riconducibili a errori di misura dei contatori e ad allacci abusivi, per una quota che si stima pari al 3% delle perdite.
Le aree con maggior criticità
In più di un capoluogo su tre si registrano perdite totali superiori al 45%. Le condizioni di massima criticità, con valori superiori al 65%, sono state registrate a Siracusa (67,6%), Belluno (68,1%), Latina (70,1%) e Chieti (71,7%). All’opposto, una situazione infrastrutturale decisamente favorevole, con perdite idriche totali inferiori al 25%, si rileva in circa un Comune su cinque. In sette capoluoghi i valori dell’indicatore sono inferiori al 15%: Macerata (9,8%), Pavia (11,8%), Como (12,2%), Biella (12,8%), Milano (13,5%), Livorno (13,5%) e Pordenone (14,3%).
In nove Comuni, tre del Centro e sei del Mezzogiorno, si registrano perdite totali lineari superiori ai 100 metri cubi giornalieri per chilometro di rete, generalmente superiori al 50% in termini percentuali.
Nei Comuni nei quali - in controtendenza con il dato complessivo – peggiora la performance del servizio rispetto al 2018, il gestore attribuisce in alcuni casi il risultato a una più corretta registrazione dei volumi (Belluno e Vicenza, ad esempio), all’eliminazione del minimo impegnato nella bolletta dell’acqua o a cambiamenti nel sistema di contabilizzazione. Dove registrata, la riduzione delle perdite è dovuta principalmente alle attività di distrettualizzazione della rete di distribuzione effettuate negli ultimi anni, che hanno consentito di ridurre le pressioni di esercizio e di rilevare le perdite occulte (come, ad esempio, a Roma e Como).
Salvaguardia imprescindibile
La salvaguardia delle risorse idriche e la gestione efficace, efficiente e sostenibile dei servizi idrici rientra tra gli obiettivi del PNRR. Le politiche per la gestione sostenibile dell’acqua richiedono un monitoraggio continuo e capillare della risorsa attraverso informazioni sempre più aggiornate, aggiornabili e al maggior dettaglio territoriale. Da qui la necessità di consolidare il sistema informativo per rispondere alle esigenze dei diversi stakeholders e costruire un sistema di governance, pianificazione e valutazione.
Tra le diverse tipologie di uso della risorsa idrica, il comparto relativo al potabile è un sorvegliato speciale per monitorare la disponibilità e le pressioni sulla risorsa, viste anche le dirette conseguenze sul sistema socio-economico e sul benessere e le abitudini dei cittadini.
Acquedotti vetusti
Ma per quale motivo le perdite sono così rilevanti? A rispondere è il FAI:
"Gli acquedotti in Italia si sviluppano per 425mila km di rete, inclusi gli allacciamenti si arriva a 500mila km. Il 60% delle rete nazionale è stato posato oltre 30 anni fa e il 25% supera anche i 50 anni. Ma il tasso nazionale di rinnovo è pari a 3,8 metri di condotte per ogni km di rete: significa che a questo ritmo occorrerebbero oltre 250 anni per sostituire l’intera rete. Utilitalia stima in 5 miliardi all’anno l’investimento per adeguare e mantenere la rete idrica nazionale, una cifra enorme non alla portata delle finanze italiane. Attualmente gli investimenti si attestano a circa 32-34 euro per abitante all’anno, mentre la media europea è di circa 100 euro (in Danimarca si arriva a 129 euro)."