L'appello dei nonni

Anche un bimbo veronese di 6 anni tra i 16mila bambini deportati in Russia da Putin

Roman è figlio di un residente a Caprino (Verona) e di una madre ucraina che però, fin dalla sua nascita, lo aveva portato nel Donbass tenendolo lontano dall'Italia

Anche un bimbo veronese di 6 anni tra i 16mila bambini deportati in Russia da Putin
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Qualche giorno fa aveva destato particolare clamore la notizia del mandato, firmato anche da un giudice italiano, di arresto internazionale per Putin, accusato di crimini di guerra e in particolare di aver deportato migliaia di bambini dal Donbass (Ucraina) a Mosca in seguito dell'invasione e della dichiarazione di guerra a Kiev. Su questo specifico fatto, nelle ultime ore, è emersa un'altra scioccante indiscrezione, secondo cui, tra tutti i 16mila bambini ucraini deportati, ci sarebbe anche un bimbo veronese di soli 6 anni.

Bambini deportati in Russia: c'è anche un veronese di 6 anni

La Corte penale internazionale dell'Aia, nell'aver spiccato il mandato di arresto nei confronti di Putin, ha fatto sapere che dall'inizio della guerra in Ucraina ben 16.221 minorenni, dato proveniente dal governo di Kiev, sono stati portati forzatamente e illegalmente in Russia.

La notizia, che già di per sé lascia particolarmente basiti, nelle ultime ore si è notevolmente aggravata da un'indiscrezione che riguarderebbe da vicino la nostra Penisola: tra i 16mila bambini deportati a Mosca, infatti, ci sarebbe anche Roman, un bimbo di 6 anni con cittadinanza italiana.

Il piccolo è nato a Caprino, in provincia di Verona, da un papà del posto e da una madre ucraina, la quale, dopo la nascita lo ha voluto portare con sé nel Donbass senza mai più farlo tornare a Verona. I due si erano sposati in Ucraina, ma quando il piccolo aveva tre mesi la madre ha voluto tenerlo con sé in Ucraina e quindi ha divorziato dal marito.

L'appello disperato dei nonni

A lanciare per primi l'appello disperato sono stati proprio i nonni veronesi di Roman. Quest'ultimi, infatti, parlando con la stampa locale, hanno fatto sapere che la madre del loro nipote non fosse una semplice cittadina ucraina, ma un'ex dipendente dei servizi segreti di Kiev, che poi sarebbe passata dalla parte filorussa.

"Malgrado l'interessamento del console italiano in Ucraina e i vari tentativi fatti da noi anche con l'aiuto di politici locali - hanno riferito - la posizione della madre si è ulteriormente irrigidita, azzerando totalmente i contatti da circa un anno. A tuttora non sappiamo dove Roman sia e con chi viva. Noi riceviamo notizie frammentarie da persone che rischiano la loro vita fornendoci queste informazioni. Fino ad un anno fa facevamo qualche videochiamata con il piccolo, che non parla italiano per scelta della madre, poi nemmeno quella, e i numeri di telefono risultano bloccati".

Un anno fa circa i nonni avevano affermato che un missile era caduto non molto distante dalla casa dove Roman vive con la madre nel Donbass, sottolineando come il piccolo fosse "in costante pericolo di vita". I nonni non vedono il bimbo, che oggi ha 6 anni, addirittura dal 2018.

La sindaca del Comune veronese ha riferito di non aver mai visto il padre, unico residente in Veneto della famiglia, mentre un anno fa aveva ricevuto il nonno, che le aveva raccontato la storia della separazione e la sua preoccupazione per le sorti del piccolo.

I nonni, appellandosi alla Convenzione sui diritti dell'infanzia, affermano:

"Ci rivolgiamo a chiunque voglia prendersi cura del piccolo Roman - dichiarano al Corriere Veneto - Ci piacerebbe che imparasse l’italiano, che potesse conoscere i luoghi, la cultura e il Paese in cui è nato. Se fosse qui andrebbe a scuola... Un bambino che non sappiamo che futuro avrà".

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