Firma un modulo per vendere dei libri e le appioppano una Bibbia da 22.500 euro
E' successo a Treviso. Per fortuna la vicenda è finita bene, ma la pensionata se l'è vista davvero brutta
Con quella firma pensava di sbarazzarsi di alcuni volumi che non voleva più e invece si è ritrovata dentro un incubo. Le avevano infatti appioppato una Bibbia "extralusso". Non un libro qualunque, ma un testo da 22.500 euro. Per fortuna la storia è finita bene, ma l'anziana protagonista - suo malgrado - della vicenda se l'è vista davvero brutta.
Con una firma compra una Bibbia "extralusso"
La storia inizia novembre 2022, quando la pensionata viene contattata da una impiegata della Treccani per consegnarle una rivista come segno di gratitudine per gli acquisti effettuati negli anni passati. La signora declina l’offerta manifestando invece la volontà di vendere alcuni libri e alcuni oggetti della rinomata casa editrice comprati tempo addietro.
Dopo questa telefonata, la pensionata di Treviso ne riceve altre, molto insistenti, sempre da parte di persone che si presentano come referenti all’ufficio amministrativo Treccani. A questo punto la donna, esausta, fissa un appuntamento con la sola intenzione di vendere qualcuno degli oggetti in proprio possesso.
Il primo incontro col venditore e la firma del contratto
Circa una settimana dopo il primo contatto, il venditore di presenta alla porta della donna come da accordi, mostrandole il tesserino di riconoscimento. E qui inizia lo "show". L’uomo – pur avvertito dall’interlocutrice circa i propri problemi di comprensione a causa di un incidente – attacca con un monologo senza soluzione di continuità, mettendo la 72enne trevigiana in un evidente stato confusionale. La conversazione, in realtà, ruota attorno alla possibilità di vendere gli oggetti della Treccani tanto che il venditore invita la vittima a firmare alcuni moduli come contratto proforma, legato sempre alla possibile alienazione dei libri in possesso della pensionata.
I tentativi di annullamento
Una volta terminato l'incontro e ripresasi dallo "stordimento" di parole, la donna e il marito comprendono che qualcosa non va. Nei giorni seguenti provano a contattare più volte il sedicente commerciale della Treccani per annullare il contratto ma l’uomo non risponde mai. Il tempo passa, i due coniugi chiamano anche la sede di Padova della casa editrice dove ricevono rassicurazioni su un prossimo contatto con il venditore. Cosa che non avviene.
Marito e moglie decidono allora di rivolgersi all’Adico per far annullare il contratto. Ed è qui che scoprono il reale costo di quella Bibbia, 22 mila e 500 euro, prezzo non ben visibile nei moduli ma individuato in modo preciso dal legale dell’associazione. Nei giorni scorsi dal conto della vittima sono stati prelevati 500 euro di acconto e anche la Bibbia è giunta a casa della donna.
L'annullamento del contratto
Fortunatamente l'intervento di Adico ottiene i risultati sperati: contratto annullato e serenità ritrovata. La Treccani Reti ha comunicato via web la disponibilità a cancellare la “commissione” (ovvero, il contratto) annunciando anche una verifica interna sulle modalità della vendita avvenuta di fatto con una serie di “raggiri” che hanno indotto la vittima a firmare un modulo presentato come “proforma”.
“L’epilogo di questa vicenda è stato molto rapido e positivo – commenta Carlo Garofolini, presidente dell’Adico – e sinceramente non avevamo molti dubbi sia per l’ottimo lavoro svolto dal nostro ufficio legale sia per il prestigio che contraddistingue la casa editrice. Il venditore a quanto pare è stato mandato via già qualche tempo fa per questo non ci sentiamo di biasimare la Treccani che ovviamente non può vigilare su tutti i numerosi commerciali che lavorano per lei. Ora l’unico passaggio che dobbiamo definire è la restituzione dei 500 euro d’acconto già prelevati alla nostra socia”.