Report del ministero sui Lea

Cure essenziali in Italia, soltanto 11 regioni le garantiscono: la classifica

Tutti i dati, regione per regione, e i parametri di valutazione

Cure essenziali in Italia, soltanto 11 regioni le garantiscono: la classifica
Pubblicato:

Un tema ormai irrimandabile per il Paese è la situazione del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) che, come conferma il report pubblicato dal Ministero della Sanità, pubblicato pochi giorni fa e relativo al monitoraggio 2020, pone severe criticità nonché l'urgenza di una riflessione sulla disparità di diritti dei cittadini del Paese di ricevere il medesimo livello di cure essenziali.

Nel 2020, infatti, solo 11 regioni italiane hanno superato la soglia di sufficienza sia per quanto riguarda la prevenzione, sia l'assistenza territoriale e ospedaliera. Le altre non hanno raggiunto gli standard.

Cure essenziale, soltanto 11 regioni italiane sufficienti

E' impietoso il risultato emerso dal monitoraggio dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) pubblicati dal ministero.

Per Livelli essenziali di assistenza (Lea) si intendono le prestazioni e i servizi che il servizio sanitario nazionale deve fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di una quota (ticket), con le risorse pubbliche raccolte attraverso le tasse. Va da sé che tutte le regioni sono chiamate a garantire ai propri assistiti le prestazioni e i servizi inclusi nei Livelli essenziali di assistenza. Ogni Regione può decidere anche di ampliare l’assistenza garantita ai propri cittadini residenti destinando ulteriori risorse ai cosiddetti "livelli ulteriori", che vanno ad aggiungersi ai livelli essenziali. Può trattarsi di servizi o prestazioni destinate a specifiche categorie o a tutti i cittadini residenti.

Promossi e bocciati

A registrare un punteggio superiore a 60 in tutte e 3 le macro-aree nel 2020 sono state: Piemonte, Lombardia, PA di Trento, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio e Puglia. La Calabria ha un punteggio insufficiente in tutte.

Le Regioni con punteggio inferiore alla soglia in una macro area sono state 4: Liguria, Abruzzo, Molise e Sicilia; quelle con carenze in due macro aree sono state 5: Campania, Basilicata, Valle d'Aosta, PA di Bolzano e Sardegna.

Il 2020 è stato però un anno particolare. Con la pandemia i servizi sanitari regionali sono stati riorganizzati per fare fronte all'emergenza. Per questo il Comitato Lea ha stabilito che il monitoraggio per il 2020 fosse "a scopo informativo".

Regioni Area Prevenzione Area Distrettuale Area Ospedaliera
Piemonte 76,08 91,26 75,05
Valle d'Aosta 74,06 56,58 59,71
Lombardia 62,02 95,02 75,59
P.A. di Bolzano 51,90 57,43 66,89
P.A. di Trento 88,42 78,07 93,07
Veneto 80,74 98,37 79,67
Friuli Venezia Giulia 75,63 80,35 74,06
Liguria 50,85 83,12 65,50
Emilia Romagna 89,08 95,16 89,52
Toscana 88,13 92,94 80,00
Umbria 89,64 68,55 71,61
Marche 79,01 91,68 75,05
Lazio 74,46 80,19 71,76
Abruzzo 54,03 76,94 63,47
Molise 64,21 67,12 41,94
Campania 61,53 57,14 59,08
Puglia 66,83 68,13 71,73
Basilicata 57,07 62,85 51,90
Calabria 32,73 48,18 48,44
Sicilia 43,44 62,06 69,26
Sardegna 70,79 48,95 59,26

Nel monitoraggio si considerano più indicatori, suddivisi in tre macro-aree:

  • Prevenzione collettiva e sanità pubblica, che comprende tutte le attività di prevenzione rivolte alle collettività e ai singoli;
  • Assistenza distrettuale, vale a dire le attività e i servizi sanitari e socio-sanitari diffusi sul territorio (dall'assistenza sanitaria di base a quella specialistica ambulatoriale passando per l'assistenza sociosanitaria domiciliare e territoriale)
  • Assistenza ospedaliera.

Il commento della Fondazione Gimbe

"Si tratta di una vera e propria "pagella" per la sanità - afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE - che permette di identificare Regioni promosse (adempienti), pertanto meritevoli di accedere alla quota di finanziamento premiale, e bocciate (inadempienti)".

Le Regioni inadempienti sono sottoposte ai Piani di rientro, strumento che prevede uno specifico affiancamento da parte del Ministero della Salute che può sfociare sino al commissariamento della Regione.

Anche la Fondazione GIMBE ha recentemente pubblicato, nel dicembre 2022, il rapporto di ricerca denominato “Livelli Essenziali di Assistenza: le diseguaglianze regionali in sanità”, nel quale ha analizzato i risultati dei monitoraggi annuali del Ministero della Salute relativi l’erogazione delle prestazioni sanitarie che le Regioni devono garantire ai/alle cittadini/e gratuitamente o attraverso il pagamento di un ticket.

Nino Cartabellotta

Il rapporto prende in esame il decennio 2010-2019 ed è stato realizzato attraverso la cosiddetta “Griglia LEA”, uno strumento che consiste nell’attribuire alle Regioni un punteggio e permette di distinguere tra quelle adempienti, e dunque meritevoli di accedere alla quota di finanziamento premiale, e inadempienti, che verranno sottoposte a Piani di rientro. Non sono sottoposte alla verifica degli adempimenti: Friuli Venezia-Giulia, Sardegna, Valle D’Aosta e le Province autonome di Trento e di Bolzano.

L’analisi dei risultati ha consentito di stilare una sorta di graduatoria per l’erogazione delle prestazioni sanitarie che vede in testa l’Emilia-Romagna con il 93,4% di adempimenti, ed in coda la Sardegna con il 56,3% (Regione che però è esclusa dal monitoraggio LEA).

Oltre all’Emilia-Romagna, si collocano ai primi posti anche la Toscana (91,3%), il Veneto (89,1%), il Piemonte (87,6%), la Lombardia (87,4%), l’Umbria (85,9%), le Marche (84,1%), la Liguria (82,8%), il Friuli Venezia-Giulia (81,5%) e la Provincia autonoma di Trento (78,8%).

Insomma, solo Regioni del Nord e del Centro, ma nessuna Regione del Sud. Si collocano invece nella parte bassa l’Abruzzo (76.6%), la Basilicata (76.4%), il Lazio (75.1%), la Sicilia (69.6), il Molise (68%), la Puglia (67,5%), la Valle d’Aosta (63,8%), la Calabria (59,9%), la Campania (58,2%), la Provincia autonoma di Bolzano (57,6%), e, come già accennato, la Sardegna. Nel decennio 2010-2019 la percentuale cumulativa totale di adempimento delle Regioni è del 75,7%, con un intervallo tra Regioni pari a 56,3%-93,4%.

Nino Cartabellotta fa notare:

"Le diseguaglianze regionali, in termini di esigibilità di prestazioni e servizi a carico del SSN, non dipendono solo dalle capacità di erogazione delle Regioni, ma affondano nell’impianto istituzionale di aggiornamento e verifica dei LEA. Un impianto che richiede una profonda revisione di responsabilità, metodi e strumenti, perché l’esigibilità di servizi e prestazioni sanitarie in tutto il territorio nazionale non rimanga solo sulla carta. Se da un lato non è possibile affermare che esista un piano occulto di smantellamento e privatizzazione del Servizio Sanitario Nazionale, osservano dalla Fondazione GIMBE, dall’altro lato manca un esplicito programma politico per il suo salvataggio. Al fine di orientare le decisioni politiche nella nuova Legislatura, il Rapporto contiene un piano finalizzato non a una manutenzione ordinaria per una stentata sopravvivenza del SSN, ma all’attuazione di riforme e innovazioni di rottura per il rilancio definitivo di un pilastro fondante della nostra democrazia".

Insomma, oltre che registrare gli andamenti serve trovare soluzioni:

"Senza una nuova stagione di collaborazione tra Governo e Regioni e un radicale cambio di rotta per monitorare l’erogazione dei LEA – conclude Cartabellotta – diseguaglianze regionali e mobilità sanitaria continueranno a farla da padrone e il CAP di residenza delle persone condizionerà il diritto alla tutela della salute. Una situazione che stride con i princìpi di equità e universalismo del SSN, recentemente ribaditi dal Ministro Schillaci secondo cui è “prioritario il superamento delle diseguaglianze territoriali nell’offerta sanitaria” affinché “tutti i cittadini abbiano le stesse opportunità, indipendentemente da dove sono nati o risiedono e dal loro reddito".

Seguici sui nostri canali