retroscena

Messina Denaro in cura già da un anno: com'è possibile che a nessuno nella clinica sia venuto un dubbio?

I medici sono sicuri: "Non avevamo la minima idea di chi fosse". Ma fervono le indagini per scoprire chi ha aiutato il boss mafioso

Messina Denaro in cura già da un anno: com'è possibile che a nessuno nella clinica sia venuto un dubbio?
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La domanda che si stanno facendo tutti, dopo il clamoroso arresto del boss Matteo Messina Denaro nella giornata di ieri, 16 gennaio 2023, è come fosse possibile che uno degli uomini più ricercati in Italia da decenni potesse vivere "soltanto" sotto falso nome senza che nessuno coltivasse un dubbio. A partire dalla clinica siciliana, in cui era praticamente di casa nell'ultimo anno a causa di una serie di importanti problemi di salute. I medici negano con forza di averlo riconosciuto, e i pazienti, che con lui hanno condiviso lunghe e ripetute sedute di chemioterapia, si dicono sorpresi e scioccati.

Matteo Messina Denaro: nessuno ha riconosciuto uno dei latitanti più famosi del Paese?

Operato due volte, la prima nel novembre del 2020, e ricoverato in day hospital almeno sei volte in due anni. Andrea Bonafede, alias Matteo Messina Denaro, era di casa alla clinica La Maddalena di Palermo. Tanto che ogni volta che tornava per le chemioterapie, portava regali per tutti.

Quel volto, associato a terribili stragi che hanno insanguinato la storia recente del Paese, rimbalzava sui media da ormai 30 anni. Eppure nessuno ha riconosciuto questo paziente con la passione per il lusso?

Il vero Andrea Bonafede, il nome scelto da Matteo Messina Denaro per potersi curare alla Maddalena di Palermo, è stato interrogato ieri pomeriggio dai carabinieri. L'uomo deve spiegare agli inquirenti come mai il boss latitante usasse la sua carta di identità, con tanto di professione 'geometra'.

La carta d’identità intestata a Bonafede apporta il timbro autentico del comune di Campobello di Mazara. Si lavora dunque per scoprire le complicità che hanno permesso la latitanza trentennale.

Un selfie con l'infermiere

Il quotidiano La Verità alimenta i dubbi pubblicando una foto che lascia interdetti. Si tratta di un selfie con un operatore sanitario de La Maddalena. Per quale motivo un infermiere vorrebbe farsi un selfie con un paziente? Le ragioni possono essere moltissime, a dire il vero, ma di certo in un contesto come quello attuale è legittimo porsi la domanda.

Messina Denaro, selfie con l'infermiere (La Verità)

Il boss, come dimostrano i capi firmati e l'orologio al polso da 36mila euro, non si curava di non dare nell'occhio, con la sua passione per il lusso più sfrenato.

La versione dei medici

Un medico della clinica, che ha chiesto di restare anonimo, ha spiegato:

"Frequentava la clinica ed era stato operato in Chirurgia, ora veniva seguito in Oncologia. Stamattina alle 6 non c'era nulla, poi i miei collaboratori mi hanno chiamato: ci sono i Ros, mi hanno detto, e si è presentato un militare in assetto di guerra, stiamo cercando una persona, mi ha detto, stia tranquillo. In ogni piano c'era uno di loro, dei carabinieri in assetto di guerra, lui è scappato, è andato fuori al bar e lo hanno preso. Ha tentato la fuga al bar e c'è stato molto trambusto. Era seguito in chirurgia dove è stato operato e oncologia, era venuto qua per un tampone stamattina e poi per seguire i trattamenti con un altro nome, era un paziente noto alla clinica, ha fatto anche dei trattamenti. Un anno sicuramente per il day hospital. Ma non avevamo alcuna idea di chi fosse, figuriamoci se potevamo saperlo o riconoscerlo".

Un primo interrogatorio è emerso per il dottore di Campobello di Mazara, in provincia di Trapani, Alfonso Tumbarello, che risulta sia stato il medico di base di Andrea Bonafede, cioè Matteo Messina Denaro. È stato lui a mettere nero su bianco la diagnosi che ha portato il boss al reparto di Oncologia della clinica Maddalena a Palermo, dopo l’operazione subita all’ospedale di Mazara del Vallo. Al setaccio degli inquirenti ora sono i passaggi che hanno portato il boss dal medico, quando sono cominciati i loro rapporti e se il dottore fosse a conoscenza o meno della vera identità dell'assistito.

Trovato il covo

A chiusura del quadro, nelle scorse ore, gli inquirenti di Palermo hanno trovato il covo in cui si è nascosto Matteo Messina Denaro. La zona di Campobello di Mazara e Casteveltrano, paese natale del boss mafioso, è stata battuta palmo a palmo anche con le ruspe.

I carabinieri del Ros e la procura di Palermo hanno individuato il luogo dove il criminale si nascondeva  a Campobello di Mazara, nel trapanese, paese del favoreggiatore Giovanni Luppino, l'agricoltore finito in manette con il capomafia che, nel giorno del suo arresto, gli aveva fatto da autista alla clinica.

Il nascondiglio, secondo quanto si apprende, è nel centro abitato. Le ricerche sono state coordinate dal procuratore aggiunto Paolo Guido La perquisizione del covo è durata tutta la notte. Ha partecipato personalmente il procuratore aggiunto Paolo Guido che da anni indaga sull'ex latitante.

Messina Denaro, intanto, è sbarcato ieri sera con un volo militare all'aeroporto di Pescara, si ipotizza che il boss venga detenuto nel carcere dell'Aquila, struttura di massima sicurezza, vicina ad un buon centro oncologico.

La rete di complici

Chi lo ha protetto per 30 anni? Parliamo di una rete di complici che è riuscita a "salvarlo" dalle incessanti indagini partite negli anni Novanta. Nel tempo i suoi fedelissimi come sorelle, cognati e fratelli, sono stati arrestati. Le complicità però potrebbero essere ricercate anche fuori la cerchia famigliare. Il procuratore di Palermo Maurizio de Lucia ha garantito che ulteriori verifiche saranno fatte nella stessa clinica dove il boss si è curato a lungo, come ha confermato anche la sua compagna di stanza durante la chemioterapia, per quanto lei sostenga di averlo conosciuto solo come Andrea.

Anche i pazienti che lo frequentavano negano di averlo riconosciuto e si dicono sgomenti.

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