Come sono scappati i sette detenuti dal carcere minorile Beccaria di Milano. Rimangono in tre in fuga
Sull'evasione dall'Istituto Penale milanese si è scatenata una polemica tra il sindaco di Milano, Beppe Sala, e il vice Premier Matteo Salvini. Duro anche lo sfogo dell'ex cappellano don Gino Rigoldi
Per alcuni dei detenuti evasi dal carcere minorile Beccaria di Milano, la grande fuga si è già conclusa. Tre dei sette fuggiaschi dalla struttura penitenziaria milanese, infatti, sono stati riacciuffati, alcuni ritrovati dalla Polizia, altri riconsegnatisi di loro spontanea volontà. Mentre le forze dell'Ordine sono al lavoro per ricostruire la dinamica dei fatti e riportare dietro le sbarre gli ultimi giovani carcerati, sulla loro evasione si è scatenata un'accesa polemica tra il sindaco di Milano, Beppe Sala e il vice Premier Matteo Salvini, a cui ha fatto seguito anche il duro sfogo di don Gino Rigoldi, storico ex cappellano dell'Istituto Penale Beccaria.
AGGIORNAMENTO 28 DICEMBRE - Un altro ragazzo latitante fuggito il giorno di Natale dal Beccaria di Milano è stato rintracciato e riportato in istituto. La conferma da fonti del Ministero della Giustizia. I fuggiaschi sono rimasti in tre, quindi. Intanto sette ragazzi, autori dei disordini scoppiati il giorno di Natale anche con degli incendi, sono stati trasferiti ieri. Due sono a Catania, gli altri a Bari, Catanzaro, Potenza, Palermo e Caltanissetta.
Fuga dal carcere Beccaria: come sono evasi i sette detenuti
La grande evasione di Natale dei sette giovani detenuti dal carcere minorile Beccaria di Milano era organizzata nei minimi dettagli. Di questo ne sono certi gli investigatori della Polizia penitenziaria che, a riguardo, sono riusciti a ricostruire la dinamica della loro fuga attraverso l'analisi dei filmati di sorveglianza della struttura penitenziaria.
L'origine di tutto è avvenuta verso le 16, durante l'ora d'aria. Sebbene in inverno qualcuno preferisca restare in cella per il freddo, in quel momento tutti e dodici i ragazzi carcerati sono scesi in cortile, accompagnati solamente da un agente. "Un fatto anomalo" afferma un investigatore riflettendo sul fatto che i detenuti siano andati in cortile in massa.
IL VIDEO SERVIZIO
A quel punto i giovani carcerati hanno chiesto alla guardia un pallone per giocare a calcio, quest'ultima si è allontanata e, una volta tornata in cortile, si è accorta che mancavano sette ragazzi. In due minuti circa, prima che partisse l'allarme, i sette fuggiaschi sono riusciti a far perdere le loro tracce.
Altre guardie sono quindi uscite dalla struttura di via Calchi Taeggi, puntando i fari verso i campi e lo stradone che porta a Settimo Milanese, senza trovare nessuno. Ma ecco che, come spesso accade nei film, dal muro di cinta, alto meno di quattro metri, penzola il brandello di un lenzuolo.
Gli investigatori, guardando a ritroso i video di sorveglianza del Beccaria, hanno così ricostruito la fuga: quando l’agente è andato a parlare con la collega per farsi consegnare un pallone, i sette hanno abbattuto con un calcio un pannello che copre le impalcature del cantiere che da più di 16 anni interessa il carcere. Poi sono saliti lungo l’impalcatura e arrivati in alto hanno legato il lenzuolo per calarsi. Ma si aggrappano in troppi, tutti insieme e uno soltanto riesce ad arrivare a terra.
Per gli altri sei scatta il piano B: corrono verso un altro angolo del cantiere, dove c’era il campo da calcio. Fanno una sorta di scala umana e raggiungono la recinzione. Saltano un pannello e una grata. Poi giù nel vuoto verso l’asfalto. Arrivati a terra tutti vanno in direzioni diverse.
Una volta chiara la dinamica dei fatti, gli inquirenti hanno compreso che l'evasione si sia trattata di un’azione pianificata con ampie dosi di improvvisazione.
Chi sono i tre detenuti riacciuffati
A poche ore dalla fuga, tuttavia, tre dei sette giovani detenuti evasi sono tornati dietro le sbarre. Il primo è stato Bryan, 18enne di origini ecuadoregne finito in carcere con l’accusa di essere uno dei capi della gang "Z4" che aggrediva ragazzini, li picchiava e derubava.
Appena saltato giù dal muro di cinta del carcere, senza sapere che fare né dove andare, ha bussato alla porta della suocera. I poliziotti erano lì ad aspettarlo e lo hanno preso. Interrogato dal pm Cecilia Vassena che lavora in sinergia con i magistrati dei minori, guidati da Ciro Cascone, non ha fatto i nomi dei compagni, ha solo detto che lui e altri si sono uniti seguendo chi fuggiva. Il 18enne, riguardo alla fuga, ha dichiarato di "essersi fatto trascinare, sbagliando a seguire gli altri".
Subito rientrato anche un 17enne originario del Comasco che s’è consegnato convinto dalla sorella. Quest'ultima gli ha spiegato che quella non era una "ragazzata", ma un’evasione che avrebbe comportato altre accuse, nuovi mesi di carcere. Il terzo è invece un 17enne milanese, con precedenti per rapina e lesioni, beccato dalla zia.
Il profilo degli evasi ancora in fuga è quasi identico: non sono inseriti in contesti criminali, hanno famiglie disagiate e diversi precedenti. Un 19enne pavese, un 18enne italo marocchino, un 17enne marocchino e un coetaneo brianzolo. Uno solo ha un fine pena di cinque anni, alcuni sarebbero usciti entro pochi mesi per essere affidati in comunità, uno addirittura ai primi di gennaio. Tra loro ci sarebbe l’ideatore della grande fuga di Natale.
La polemica tra Beppe Sala e Matteo Salvini
Nel dibattito che ha seguito l'evasione dei detenuti dal carcere Beccaria di Milano, le due figure istituzionali che si sono più contraddistinte sono state il sindaco Beppe Sala e il vice Premier Matteo Salvini, protagonisti, tra l'altro, di un acceso botta e risposta.
Il leader della Lega, in prima istanza, annunciando di recarsi personalmente nella struttura penitenziaria milanese, ha affermato:
"Prima di tutto solidarietà agli agenti feriti e intossicati - in riferimento ai disordini post-evasione - Parlavo con diverse istituzioni, diversi colleghi ministri ieri e non è possibile. Non è possibile evadere così semplicemente. E quindi - ha proseguito il vicepremier - ringrazio le forze dell'ordine per quello che stanno facendo in queste ore che per molti sono di gioia, di pranzi, di cene. Però per chi indossa una divisa sono di fatica, di lavoro e di impegno. Ci sarò oggi per incontrare il direttore, per capire come mettere in maggiore sicurezza non solo il carcere minorile di Milano ma anche tutte le carceri italiane perché troppo spesso ci sono episodi violenti. Quindi bisogna permettere a donne e uomini della penitenziaria di lavorare tranquilli".
Il primo cittadino di Milano, su Facebook, si è espresso con queste parole, lanciando una frecciatina agli organi di Governo:
"A proposito del Beccaria. Ieri sette giovani sono fuggiti dal carcere Beccaria. Da quanto so, tre sono stati ripresi. Io il Beccaria lo conosco bene. L’ultima mia visita risale a poco tempo fa, per la precisione a settembre. E comunque più volte ci sono stato insieme a Don Gino Rigoldi. Sempre insieme a lui abbiamo fatto continui richiami ai Governi che si sono succeduti per mettere mano a questo problema ormai fin troppo evidente.
Perché non c’è proprio più spazio per chiacchiere o affermazioni generiche di 'sconcerto'. Il Beccaria era un carcere modello. Lo era nel passato, in un passato ormai remoto. Da quasi vent’anni non c’è un Direttore, e ce la si è cavata con dei 'facente funzione'. Da una quindicina d’anni ci sono lavori in corso, che non finiscono mai. Questa è la situazione. Chi si vuole scandalizzare per l’accaduto è libero di farlo. Ma la realtà va guardata in faccia".
Il ministro delle Infrastrutture, poco dopo, ha replicato:
"Penso che soprattutto qualche sindaco di qualche grande città potrebbe lavorare per cercare dei risparmi nelle pieghe del suo bilancio visto che abbiamo deciso di aiutare le famiglie più in difficoltà, chi ha una pensione minima, chi ha uno stipendio più basso".
Don Rigoldi si sfoga: "Il Beccaria era il carcere modello d'Europa"
Sulla sommossa natalizia del carcere minorile Beccaria di Milano si è espresso anche don Gino Rigoldi, storico ex cappellano della struttura penitenziaria.
Riguardo i sette giovani fuggiaschi si è limitato a dire:
"Mi telefoneranno, li riporterò indietro".
Ma sulla loro evasione, lo sfogo del prete è stato molto duro. Don Rigoldi, infatti, si augura che la vicenda possa dare "uno scossone" al ministero della Giustizia per mettere a fuoco "il collasso del Beccaria, una struttura dove manca un direttore da 20 anni e dove ci sono lavori in corso da 16".
"Con il primo direttore Antonio Salvatore abbiamo fatto il carcere modello a Milano e in Europa del minorile. Via lui — solo nell'ultimo anno si sono succeduti tre direttori — è stato un rotolare continuo di facenti funzione che hanno smontato un po' il lavoro fatto. Serve che ci siano operatori in numero adeguato, competenti e soprattutto che siano capaci di lavorare in equipe".
Il sopralluogo del sottosegretario alla Giustizia
All'istituto penitenziario minorile Beccaria, come raccontato da Prima Milano, oggi, lunedì 27 dicembre, è arrivato anche il sottosegretario alla Giustizia con delega al trattamento detenuti e agli istituti minorili, Andrea Ostellari che annuncia:
"Siamo vicini alla cattura degli altri fuggitivi".
Sulla complessa situazione interna del carcere, denunciata da molto, il sottosegretario Ostellari ha invece affermato:
"Il Beccaria è un cantiere in corso. Da troppi anni risulterebbe in qualche modo fermo e bloccato. Cercheremo di comprendere meglio la dinamica. So che l'attuale ministero delle Infrastrutture è stato avvisato e attivato. Credo abbia già fornito un via libera per il completamento dei lavori di questa struttura. Come Governo ribadiamo la nostra volontà chiara e netta di chiedere un giudizio di eventuali responsabilità per coloro che dovessero essere coinvolti. L'indagine su quanto accaduto sarà fatta sia internamente come dipartimento della Giustizia e ci sarà anche quella della magistratura".
Alessandro Balconi