PUZZLE DI COMBINAZIONI

Pd, caos Regionali: Cottarelli si chiama fuori in Lombardia, nel Lazio è rottura col M5S

La rinuncia dell'economista forse solo apparentemente manda il Pd in un vicolo cieco, mentre nella Capitale e dintorni si lavora per ricucire lo strappo.

Pd, caos Regionali: Cottarelli si chiama fuori in Lombardia, nel Lazio è rottura col M5S
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E' una giornata che potrebbe essere decisiva o comunque segnare un'importante spartiacque per le Regionali di Lombardia e Lazio. In attesa di conoscere la data delle elezioni (la più gettonata è il 5 febbraio), il Partito democratico si trova di fronte due situazioni che potrebbero  avere ripercussioni decisamente rilevanti anche nelle dinamiche del partito e della sua "storia futura":  L'uscita di scena di Carlo Cottarelli nella corsa a Palazzo Lombardia e la rottura tra i dem e i 5S nel Lazio

Lombardia, il passo indietro di Cottarelli

Nella corsa a Palazzo Lombardia si registrano gli scenari più importanti perché a cascata potrebbero innescare ulteriori sviluppi.

Va letta sicuramente in questa possibile direzione l'uscita di scena ufficiale, il passo indietro almeno come candidato alla presidenza, del neo parlamentare Pd Carlo Cottarelli.

Nelle scorse ore, a brevissima distanza dall'annuncio ufficiale della candidatura di Attilio Fontana per il Centrodestra, Cottarelli ha annunciato la sua rinuncia. Seguita a sua volta poco dopo da quella dell'ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia.

Ma solo apparentemente questo triplice susseguirsi di eventi potrebbe significare una sorta di vicolo cieco per i dem.

La rinuncia di Cottarelli: vicolo cieco o il Pd medita il colpo?

L'ufficialità della candidatura di Fontana, considerata da più parti (ma anche dai sondaggisti) debole potrebbe infatti convincere (o forse aver già convinto) il Pd a cercare il colpaccio in Lombardia.

Non è un mistero infatti che le opzioni Cottarelli e Pisapia seppur molto autorevoli e referenziati fossero considerate per lo più "candidature di bandiera".

Che accadrà dunque ora? Si aprirà una riflessione a più ampio respiro? Si darà il via libera a un progetto di "pragmatismo alternativo" che possa sostenere la candidatura di Letizia Moratti, con la quale per alcuni giorni era girata l'ipotesi di un "ticket" proprio con Cottarelli.

O addirittura magari tornerà d'attualità l'ipotesi di una discesa in campo del sindaco di Milano Beppe Sala, mentre restano in piedi anche le ipotesi legate al sindaco di Brescia Del Bono e alla deputata Lia Quartapelle.

La sensazione è che nelle prossime ore gli scenari potrebbero definirsi in tutte le loro dinamiche.

Dalla Lombardia al Lazio, i dem rompono con i 5S

Dalla Lombardia al Lazio, non mancano i grattacapi per il Pd. Nonostante sforzi e appelli messi in campo soprattutto dal governatore uscente Nicola Zingaretti, la coalizione composta da Terzo Polo, M5S e appunto dem, si presenta praticamente frantumata in quelli che sono i primi passi della campagna elettorale.

Ecco allora che Sinistra e Verdi da una parte potrebbero porsi come mediatori per "riaggiustare i cocci", mentre dall'altra potrebbero ulteriormente scompigliare le carte come mina vagante.

Nel frattempo, di certo c'è che il candidato "scelto" da Azione e Italia Viva, l'assessore alla Sanità Alessio D'Amato oggi ha deciso di rompere gli induci in un incontro pubblico al teatro Brancaccio che tra l'altro vedrà la partecipazione di esponenti del Pd (tra cui i deputati Claudio Mancini e Marianna Madia, gli ex senatori Luigi Zanda e Monica Cirinnà, il sindaco di Fiumcino, Esterino Montino, il portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli, l’ex sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, e l’esponente di Italia Viva, Gennaro Migliore) di cui peraltro l'assessore al Welfare laziale è espressione.

Cosa accadrà ora?

Come detto Sinistra e Verdi spingono per un "accordo riparatore" (con il terzo polo), altrimenti sarà inevitabile la strada delle primarie (con in corsa il vicepresidente della Regione, Daniele Leodori, l’assessore alla sanità, Alessio D’Amato, e la capogruppo della Lista Civica Zingaretti, Marta Bonafoni) o addirittura di un clamoroso "tutti contro tutti".

In questo senso sono significative le parole di Carlo Calenda che non sembra minimamente considerare il Movimento 5 Stelle:

"Siamo rimaste due forze in campo, sediamoci a un tavolo e parliamone".

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