Attacco nucleare: le città italiane più a rischio e quante persone morirebbero
Sotto attacco potrebbero finire le basi militari con obiettivi Nato. E si parla di oltre 55.000 morti e 190.000 feriti.
Lo spettro della guerra nucleare aleggia da mesi sull'Europa. La Russia più volte lo ha agita in maniera più o meno convinta, a partire dalle televisioni sino agli esponenti del Governo, ma sinora è rimasta sempre un'ipotesi. Che tutti speriamo resti ancora tale. Perché il lancio di una bomba atomica causerebbe milioni di morti, distruzione e una ferita impossibile da ricucire nel cuore del Vecchio Continente. Ma l'eventualità purtroppo c'è e potrebbe riguardarci anche molto da vicino.
Attacco nucleare: le città italiane più a rischio
A fare una stima sono alcuni esperti del settore, ovvero Iriad - Archivio Disarmo, che ha effettuato una previsione piuttosto funesta. Se la guerra in Ucraina si trasformasse in un conflitto nucleare i morti sarebbero quasi 35 milioni.
In Italia cosa potrebbe succedere? I russi potrebbero attaccare alcuni obiettivi militari di particolare rilievo, basi aeree e navali e comandi Nato.
Prime nel mirino finirebbero così le basi Nato di Ghedi (Brescia) e Aviano (Pordenone) che ospitano insieme circa 40 testate nucleari. Ulteriori bersagli potrebbero essere rappresentati da altre basi e comandi militari Nato quali Vicenza (Caserma del Din e Caserma Ederle), Livorno (Camp Darby), Gaeta, Napoli (Naval Support Activity), Taranto e Sigonella (Naval Air Station).
Secondo la simulazione (che trovate qui) se i russi bombardassero questi obiettivi, il bilancio sarebbe terrificante, 55 mila morti e oltre 190 mila feriti. Così suddivisi:
- Napoli (circa 21 mila morti e 109 mila feriti)
- Vicenza (12 mila morti e 45 mila feriti)
- Gaeta (12 mila morti e 5 mila feriti)
- Taranto (7500 morti e quasi 27 mila feriti)
Al danno umano vanno poi aggiunti il blocco di infrastrutture e di trasporti - che causerebbero uno shock economico - il caos energetico e il senso di terrore che vivrebbe la popolazione.
In poche ore 34 milioni di morti
In realtà al momento la minaccia nucleare rimane tale e di sentori di un attacco concreto non ce ne sono. Ma - come detto - lo spettro dell'atomica viene agitato da più parti, soprattutto nel caso in cui la Russia si trovi a un certo punto con le spalle al muro, vicina alla sconfitta o impantanata senza uscita in un conflitto che Putin pensava di chiudere in pochi giorni e che invece dura oramai da otto mesi.
Il modello di scenario utilizzato per le sue previsioni da Archivio Disarmo è quello elaborato da Alex Wallerstein e applicato dall'università di Princeton per stimare le vittime di un conflitto nucleare generalizzato che, in quel tragico caso, ammonterebbero a una cifra di circa 34 milioni soltanto nelle prime ore.
Gli scenari
Al momento su un attacco nucleare si è sempre parlato, ma è proprio di questi giorni la notizia dello schieramento russo di undici bombardieri nucleari nella base aerea di Olenya, vicino ai confini della Norvegia, membro Nato, e della Finlandia, che presto dovrebbe diventare un membro dell’Alleanza Atlantica.
A spiegare la possibile escalation è il presidente di Archivio Disarmo Fabrizio Battistelli.
"Che cosa accadrebbe se, incalzati dall'avanzata dell'esercito ucraino, i russi lanciassero una "piccola" bomba nucleare, una di quelle testate miniaturizzate di pochi chilotoni, con un raggio distruttivo limitato a poche centinaia di metri ma incontrastabile da parte di qualsiasi forza convenzionale?
A parte il disastro a livello locale, i russi infrangerebbero il patto non scritto che trattiene le potenze nucleari dal "primo uso". Difficilmente gli americani tollererebbero tale violazione e con tutta probabilità punirebbero la postazione da cui è partito l'attacco con la sua distruzione. Con armi convenzionali o nucleari? L'interrogativo è drammaticamente attuale perché da esso dipende l'interruzione o al contrario l'intensificazione di un'escalation nucleare. In quest'ultimo caso si passerebbe dalle testate tattiche a quelle a medio raggio (oltre 500 km.) dirette alla regione europea e da queste a quelle strategiche, dirette ai territori delle due maggiori potenze nucleari, gli Stati Uniti e la Russia".
La speranza è comunque sempre quella che non si arrivi a una situazione del genere, come sottolinea Francesca Farruggia, segretario generale di Archivio Disarmo.
“Prevedere lo scenario peggiore non significa contribuire a determinarlo ma, al contrario, contribuire a prevenirlo”, Aderendo a un ragionamento che riprende il pensiero strategico classico, basato sul worst case, l’obiettivo di Archivio Disarmo è mettere in guardia nei confronti di una minaccia altamente improbabile, ma terrificante. Come noi e con molti più mezzi di noi, confidiamo che allo stesso obiettivo stiano lavorando i governi, le organizzazioni internazionali di cui fa parte l’Italia e le Nazioni Unite".