Guidesi: "Aiutiamo le imprese e attività produttive lombarde"
"La Regione deve essere un alleato, un facilitatore. Solo insieme la Lombardia può ripartire".
Sempre a fianco delle imprese e Partite Iva, soprattutto in un momento così difficile. Non a parole, ma con fatti concreti. Il cambio di passo è stato voluto dal nuovo assessore regionale allo Sviluppo economico Guido Guidesi.
Chi è il nuovo assessore
Di Codogno (Lodi), 42 anni, Guido Guidesi da pochi giorni si è insediato a Palazzo Lombardia è stato chiamato dal governatore Attilio Fontana e dal segretario della Lega Matteo Salvini per dare slancio all'azione regionale.
"E' stato un grande atto di fiducia nei miei confronti, conosco bene la situazione della Regione e ho subito accolto con entusiasmo l’opportunità. L'incarico di assessore regionale è incompatibile con quello di parlamentare e nei prossimi giorni lascerò Montecitorio insieme alla collega Alessandra Locatelli", ci ha spiegato.
Guidesi, folgorato dal Senatur Umberto Bossi, è un leghista della prima ora. E' stato segretario provinciale del Carroccio di Lodi a soli 27 anni dopo aver ricoperto per 2 anni la carica di segretario organizzativo. Quindi consigliere comunale a Casalpusterlengo dal 2004 al 2008, consigliere comunale a San Rocco al Porto dal 2009 per poi fare il salto a Roma nel 2013 diventando membro della Commissione Bilancio della Camera ed essere rieletto nel 2018 diventando sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai Rapporti con il Parlamento.
L'intervista all'assessore Guidesi
Tra le prime iniziative, d'intesa con l'assessore al Welfare, Letizia Moratti, attraverso le associazioni di categoria e le Asst, ha proposto, alle imprese che lo vorranno di utilizzare, i medici del lavoro per vaccinare i loro dipendenti. Che riscontri ha avuto?
"E' una proposta che ci è stata fatta da Confapi e apprezzata dalla Cisl e che noi vogliamo favorire - ha esordito il neo assessore regionale allo Sviluppo economico - Sono convinto che tante imprese e tanti imprenditori, all'interno delle loro sedi operative, vogliono somministrare il vaccino anti Covid ai loro collaboratori per accelerare l'uscita dalla crisi del mondo produttivo. La vaccinazione sarà una condizione determinante, soprattutto per le aziende che lavorano con l’estero. Questa opportunità permetterebbe da una parte di decongestionare le strutture sanitarie e dall'altra di consentire al sistema economico lombardo di ripartire a pieno regime e in sicurezza, nella speranza di non registrare altri ritardi nella consegna dei vaccini...".
Recentemente ha accusato il Governo perché non sono ancora arrivati i soldi per le imprese e il sistema produttivo perché mancano i decreti attuativi. A cosa si riferiva in particolare?
"Ci sono alcuni provvedimenti al palo come il Decreto Rilancio, il Decreto Liquidità e altre misure fatte in questi mesi di grave emergenza come il credito di imposta per le fiere, la patrimonializzazione delle Pmi. Questo è un atteggiamento vergognoso in una situazione emergenziale così grave. Se il Governo non riesce può delegare alle Regioni questo compito: la Lombardia lo svolgerebbe bene e rapidamente".
La filiera del turismo – alberghi, strutture ricettive, ristoranti, bar, eventi - è in gravissima difficoltà. I ristori non sono sufficienti e molte attività saranno costrette a chiudere...
"Lo avevamo detto che le misure non erano adeguate, infatti i ristori hanno coperto solo una piccola parte delle perdite. Noi avevamo proposto subito di cancellare tutte le tasse del 2020, di fare un anno bianco, di abbassare gli affitti dei locali e dei magazzini. Non abbiamo compreso neppure la gestione dei protocolli sanitari: inizialmente per molte attività si era previsto il distanziamento, la sanificazione, le barriere in plexiglas... per tenerle aperte rispettando le regole e in sicurezza, ma, poi, all’improvviso, si è deciso per la chiusura. Se le regole erano sbagliate o ci sono altri motivi ce lo devono spiegare. Il Governo ha fatto molti danni alle aziende".
Ristori a parte, a Roma c’è poca attenzione nei confronti delle Partite Iva. Perché?
"E’ un problema culturale. Il Conte bis, da quando si è insediato, ha sempre dimostrato astio nei confronti dell’impresa, delle Partite Iva e dei lavoratori autonomi, privilegiando fortemente le forme di assistenzialismo. Le imprese producono, creano lavoro, vendono prodotti, contribuiscono al gettito fiscale e al Pil: tutti questi motivi dovrebbero suggerire un’attenzione particolare nei confronti del mondo produttivo".
La Lombardia cosa può fare?
"La Regione ha messo in campo tanti strumenti. I 4 miliardi hanno permesso di attivare oltre 2.500 cantieri tra manutenzioni e nuove opere. Il provvedimento Rilancio Lombardia ha messo a disposizione 210 milioni di cui 67 già erogati; poi ci sono misure per il credito, per gli investimenti delle aziende, per i distretti del commercio. Adesso vogliamo fare un nuovo passo in avanti, anche attraverso la collaborazione di più assessorati per essere più vicini alle aziende".
Cioè?
"Non deve essere l’istituzione a dire alle imprese quale strada devono intraprendere ma le imprese a scegliere cosa fare: noi dobbiamo solo agevolare la vita alle attività produttive. Faccio qualche esempio: se un’azienda vuole fare un asilo per i figli dei propri dipendenti o vuole mettere a punto un progetto per il risparmio energetico deve trovare un alleato e un facilitatore nella Regione. Dobbiamo anche cercare di revisionare gli strumenti per sostenere la tenuta e la crescita delle imprese attraverso credito, formazione e innovazione, coinvolgendo tutti, dal piccolo artigiano alla grande industria".
Qual è il suo obiettivo come assessore regionale?
"Vorrei chiudere il mandato con qualche giovane che avrà deciso di aprire una Partita Iva o avviato una nuova impresa perché considera la Lombardia un’istituzione amica delle imprese, delle Partite Iva e dei lavoratori autonomi. Gli imprenditori lombardi sono noti per il loro coraggio e il loro ingegno, i lavoratori per la loro laboriosità e vorrei che le istituzioni tornassero ad essere lungimiranti perché solo insieme la Lombardia può ripartire".
Al di là dei ritardi e delle risorse non sufficienti, il Governo ora è a un passo dalla crisi. Lei è stato in Parlamento fino a pochi giorni fa. Che idea si è fatto?
"C’è stato un ritorno alle pagine più buie della Prima Repubblica e abbiamo assistito il “mercato delle vacche” per non andare al voto: nonostante ciò il Governo non ha i numeri per governare al Senato. Il premier Conte, pur di restare attaccato alla sua poltrona ha cambiato maggioranza, ha firmato i decreti sicurezza con noi e un anno dopo li ha cancellati. Tutto ciò è uno spettacolo imbarazzante che accentuerà ulteriormente il distacco tra politica e cittadini".
Lei è di Codogno, ha vissuto in prima persona il dramma Coronavirus e nell’ospedale del suo paese è stato individuato ufficialmente il “paziente uno”. Ha un consiglio?
"Tutti dobbiamo rispettare le precauzioni che ci sono state fornite e consiglio a tutti di vaccinarsi appena ce ne sarà la possibilità. La mia comunità – che ha dimostrato un grande senso civico - è stata la prima a pagare un prezzo altissimo e sono orgoglioso di rappresentarla".