Le birre più diffuse e apprezzate in Italia
Sono tanti gli stili, dall’abbazia alle weizen, tutti da assaporare con calma
Quali sono le birre più diffuse e apprezzate in Italia? Assobirra ha provato a metterle in fila. Partendo dalla birra d’Abbazia: nata nelle abbazie del luogo con le quali, in alcuni casi, mantiene ancora relazioni, è generalmente corposa e di forte contenuto alcolico con un colore che varia dall’oro carico all’ambrato fino al bruno scuro. Ecco poi la Ale: prodotta soprattutto in Gran Bretagna, è ricavata da un malto d’orzo con lieviti ad alta fermentazione che garantiscono un corpo pieno e fruttato, di moderato contenuto alcolico, da bere a temperatura di cantina. Avanti con la Blanche: fatta in parti uguali di orzo maltato e frumento non maltato, cui si può aggiungere una percentuale variabile di avena che la rende morbida e quasi vellutata al palato, è ricca di suggestioni olfattive e gustative.
Le birre più diffuse e apprezzate in Italia
Il nostro giro prosegue con la Bock: proveniente dall’area germanico-alpina, è a bassa fermentazione e gradevole all’olfatto, caratterizzata da sentori mielati di malto e da un floreale fresco, ricco e vellutato al palato, con corpo strutturante e persistente. E la lager? Divenuta – vista l’odierna diffusione – sinonimo di birra tout court, è una birra chiara, fresca, di media alcolicità, delicata negli aromi e nel gusto e dal colore oro pallido. Passiamo oltre con la Pils: nata nella città boema di Plzen, è di fatto la capostipite di oltre il 90% della birra oggi prodotta nel mondo, caratterizzandosi per l’aroma floreale, il gusto dal finale secco e pulito e la schiuma abbondante. Poi c’è la Weizen: popolarissima in Baviera, con un aspetto torbido e quasi lattiginoso, è a base di malti d’orzo e di frumento, che gli conferisce il tipico gusto acidulo, mentre l’amaro, data la scarsa presenza di luppolo, è impercettibile.
Un’infinità di stili differenti
Quelli elencati finora sono soltanto i più celebri. Esistono poi un’infinità di stili di birra differenti. Per esempio la Biter Ale: la più classica delle birre inglesi, tipicamente servita alla spina. Possiede circa il 4% di alcol, un colore ambrato e un deciso carattere luppolato. Le versioni best e special sono leggermente più alcoliche. Oppure la Doppio Malto: secondo la legge italiana è una birra con una gradazione Plato non inferiore a 14,5 e con circa 6,5% di alcol sul volume. E l’Imperial Stout? Nata nel Regno Unito per essere esportata nella Russia Imperiale. Concepita per essere conservata a lungo, è una birra più alcolica di una stout tradizionale, arrivando facilmente all’8%. Chiudiamo con la IPA (Indian Pale Ale): inglese destinata tradizionalmente all’esportazione in India. Versione più alcolica e luppolata della semplice pale ale, supera facilmente il 5% di alcol.