sembra assurdo, ma è così

Il vaiolo delle scimmie cambia nome: quello attuale... è discriminatorio

Intanto l'Europa fa scorta di vaccini e l'Oms riunisce il Comitato d'emergenza per valutare la portata della malattia.

Il vaiolo delle scimmie cambia nome: quello attuale... è discriminatorio
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Ore contate per il vaiolo delle scimmie. No, non è stato trovato un rimedio portentoso, ma semplicemente la malattia cambierà nome, perché quello attuale... è discriminatorio. Sembra una barzelletta, ma è davvero così...

 Vaiolo delle scimmie, nome discriminatorio

La decisione è stata annunciata dal direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus e  arriva che una trentina di scienziati avevano segnalato "l'urgente bisogno" di modificare la denominazione per evitare di identificare l'origine della malattia con l'Africa evitando così una discriminazione (peraltro l'origine geografica della malattia al momento non è nota).

Dunque per giovedì 23 giugno 2022 è stato convocato il  Comitato di emergenza dell’Oms, che discuterà anche di questo tema.

Il virus era stato inizialmente chiamato “vaiolo delle scimmie” perché identificato per la prima volta in due gruppi di scimmie da laboratorio nel 1958. Da allora è stato identificato in alcuni primati selvatici presenti in alcune aree dell'Africa, sebbene si ritenga che siano i roditori la principale fonte di infezione, che determina focolai nell’uomo, specie nelle regioni dove il virus è endemico.

E' un'emergenza internazionale?

Intanto la malattia continua a diffondersi e l'Oms sta valutando se definirla come un'emergenza internazionale. Anche di questo - ovviamente - si parlerà durante la riunione del Comitato di emergenza.

"Non vogliamo aspettare che la situazione sia fuori controllo”, ha affermato Ibrahima Socé Fall, direttore dell’Oms per  le emergenze nel Continente africano.

Arrivano i vaccini

Nel frattempo la Commissione europea sta chiudendo un contratto per l'acquisizione di 110.000 dosi di vaccino, che saranno poi distribuite ai Paesi che hanno più urgenza. Al momento i casi segnalati nel Vecchio Continente sono poco meno di un migliaio. In Italia sono 31 quelli accertati, l'ultimo dei quali in Piemonte.

 

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