Il Covid ci farà compagnia (almeno) fino al 2027: i tre scenari possibili
La situazione potrebbe migliorare o peggiorare a seconda della percentuale di persone vaccinate contro il virus a livello globale: se non dovesse superare il 60% saranno guai.
Dopo il caos, la quiete, o meglio il ritorno alla normalità. La fase più pericolosa e tragica della pandemia da Covid-19, dopo l'avvento dei vaccini, pare essere stata finalmente superata da una situazione più controllabile e sicura caratterizzata dalla convivenza con il virus. Una notizia confortante che tutto il mondo attendeva con trepidazione dopo i periodi più duri dei distanziamenti forzati e dei lockdown. Arrivati però a questo punto è lecito chiedersi: ora che il nemico sembra sconfitto, del futuro che cosa ne sarà?
La risposta a questa domanda è giunta da chi ha le competenze per trattare un argomento così delicato. L'International Science Council (Isc), organizzazione che riunisce oltre 200 associazioni scientifiche internazionali, ha infatti pubblicato un report che analizza l'evoluzione della pandemia da Covid-19 in base dell'andamento della copertura vaccinale a livello globale. I possibili scenari delineati, da qui al 2027, sono tre, suddivisi in base al grado di pericolosità della situazione.
Il Covid da qui fino al 2027: i tre scenari possibili
Ora che la pandemia da Covid-19 ha raggiunto una fase di tranquillità, chiedersi quand'è che non sentiremo più parlare del virus rappresenta il quesito che un po' tutti, nel mondo, si stanno ponendo. La risposta alla domanda, tuttavia, non è univoca e chiara, perché tutto dipenderà da cosa succederà nel prossimo futuro e da come evolverà il Covid-19 con le sue varianti. Alcuni scienziati, tuttavia, hanno cercato di elaborare una proiezione della pandemia da qui fino al 2027.
L'International Science Council (Isc), organizzazione che riunisce oltre 200 associazioni scientifiche internazionali, infatti, grazie al lavoro di un gruppo di 20 esperti di salute pubblica, virologia, economia, etica, scienze comportamentali e sociologia, hanno delineato tre plausibili scenari pandemici che potrebbero verificarsi nei prossimi cinque anni. L'obiettivo è proprio quello di fornire alcune azioni preventive che il mondo può intraprendere per ridurre al minimo l'impatto futuro della pandemia.
La variabile dei tre scenari è rappresentata soprattutto dalla percentuale di copertura vaccinale a livello globale, ma in tutto sono stati analizzati 53 fattori critici come la sorveglianza delle varianti emergenti, le capacità dei sistemi sanitari nazionali, la disinformazione e la cooperazione tra Paesi.
#1 Lo scenario più ottimista (ma poco probabile)
Partiamo dalle buone notizie. Se nei prossimi cinque anni la percentuale di persone completamente vaccinate contro Covid-19 aumenterà a livello globale da circa il 60% a oltre l'80% non solo potrebbero essere salvate molte vite, ma anche il rischio di nuove varianti del virus potrebbe essere notevolmente ridotto. Questo tipo di proiezione porterebbe anche notevoli benefici per altri aspetti, come la salute mentale, l'economia e lo sviluppo sostenibile. In questo caso, tuttavia, si deve sottolineare che il Covid-19 non scomparirà del tutto, ma sarà sicuramente più gestibile.
#2 Lo scenario intermedio (il più probabile)
Come seconda opzione, invece, gli scienziati pongono l'attenzione sul fatto che finora i governi hanno “prolungato” la pandemia, concentrandosi principalmente sulle strategie nazionali anziché sulla collaborazione internazionale. Se questa tendenza dovesse continuare, il risultato più probabile è che i tassi di vaccinazione rimarranno inferiori al 70%. Risultato di ciò darebbe l'evoluzione del virus in modo endemico con picchi stagionali che travolgerebbero gli ospedali in diverse nazioni e richiederebbero vaccini aggiornati e l'uso di farmaci antivirali.
Entro il 2027, in poche parole, si potrebbe assistere a un'escalation delle disuguaglianze globali, con i Paesi a basso reddito che si ritroveranno a dover affrontare il collasso del sistema sanitario e della sicurezza alimentare. Nel report dell'ISC si legge poi:
"Anche se la fase acuta della pandemia sta volgendo al termine in quei Paesi con alti tassi di vaccinazione, i rischi rimarranno elevati per quelli che non hanno accesso a un vaccino efficace. Potrebbero ancora emergere nuove varianti e la vigilanza, il vaccino e lo sviluppo terapeutico rimangono essenziali. I governi devono riconoscere che la miriade di problematiche legate alla pandemia non sarà risolta rapidamente e non devono fingere che la crisi sia finita solo perché la mortalità è ridotta".
#3 Lo scenario peggiore
Il terzo e ultimo scenario, quello più grave, desta più di una preoccupazione. Se la fiducia tra i governi e i cittadini si deteriorasse ulteriormente, si ridurrebbe di conseguenza l'adozione delle vaccinazioni e ostacolando la collaborazione internazionale.
In questo scenario, chiamato dagli stessi autori Missed recovery, meno del 60% della popolazione mondiale sarebbe completamente vaccinata contro Covid-19 e i Paesi a basso reddito avrebbero un accesso limitato alle dosi iniziali e ai farmaci antivirali.
"Di conseguenza - si legge nel rapporto - il coronavirus rimarrebbe incontrollato, con gravi recidive in alcune parti del mondo".
Che cosa si deve fare da qui al 2027
Come affermato nel report dell'ISC, da qui al 2027 è necessario che i governi collaborino, investano sui sistemi sanitari e resistano alla tentazione di tagliare gli obiettivi climatici per un guadagno a breve termine. È possibile, infatti, che l'avanzare del cambiamento climatico non farà altro altro che rendere più probabili future pandemie.
“La pandemia ha dimostrato il valore della cooperazione scientifica internazionale, anche di fronte ai rischi ambientali e alle tensioni geopolitiche - afferma Mami Mizutori, segretario generale delle Nazioni Unite per la riduzione del rischio di catastrofi - Dobbiamo rinnovare gli sforzi per costruire un sistema multilaterale che affronti le disuguaglianze mentre ci si prepara alla prossima crisi. Che si tratti di un'altra pandemia, cambiamento climatico o guerra, abbiamo la possibilità di imparare dagli ultimi due anni. In caso contrario, gli obiettivi di sviluppo sostenibile ci sfuggiranno di mano”.
Alessandro Balconi