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Vaiolo delle scimmie, l'Oms: come fermare la trasmissione del virus (senza vaccino, per ora)

I sistemi sanitari locali e la prevenzione dovrebbero per il momento essere in grado di contenere la diffusione della malattia.

Vaiolo delle scimmie, l'Oms: come fermare la trasmissione del virus (senza vaccino, per ora)
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Il vaiolo delle scimmie come il Covid? No, probabilmente no. Tra le due situazioni ci sono molte differenze, a partire dalla velocità di trasmissione. In Italia al momento i casi confermati sono soltanto quattro e le persone in isolamento una quindicina. E l'Oms avverte: è possibile fermare la trasmissione del virus.

Vaiolo delle scimmie, l'Oms: come fermare la trasmissione del virus

A dare una notizia che fa in qualche modo sperare che i rischi di questo virus siano contenuti è Maria Van Kerkhove, a capo della ricerca sulle malattie emergenti dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms).

"E' possibile contenere la trasmissione dei casi di vaiolo delle scimmie nei Paesi in cui la malattie non è endemica.  Siamo in una situazione nella quale possiamo utilizzare strumenti di sanità pubblica per identificare i casi precocemente e affrontarne l'isolamento. Il contagio avviene con il contatto stretto pelle a pelle. L'identificazione precoce e l'isolamento dei casi fanno parte delle misure raccomandate dall'Oms e dall'Ecdc. Al momento non risultano esserci casi gravi".

In parole povere, per fermare la diffusione del virus basta fare un po' di attenzione e segnalare immediatamente i primi sintomi. Una situazione per cui dovrebbe bastare la struttura sanitaria, senza arrivare alle difficoltà dei primi periodi Covid. E senza arrivare alla vaccinazione di massa, anche se gli Stati Uniti in realtà ci stanno già pensando.

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Virus già mutato?

Al momento non è ancora chiaro se il virus abbia subito già una mutazione. Sarà possibile capirlo - come ha spiegato Rosamund Lewis, a capo della ricerca sul vaiolo delle scimmie nell'ambito del programma per le emergenze dell'Oms - soltanto grazie a un'analisi della sua sequenza genetica.

"Non è malattia omosessuale"

A seguito di numerosi commenti sui social network, l'Oms ha poi dovuto pure specificare che non si tratta di una malattia omosessuale. Andy Seale, consulente strategico per i programmi globali dell'Oms su Hiv, epatite e infezioni sessualmente trasmissibili, ha fatto chiarezza in merito.

"Sono stati identificati diversi casi di vaiolo delle scimmie tra uomini che hanno rapporti sessuali con uomini, ma non è una malattia omosessuale, come hanno cercato di etichettare alcune persone sui social network".

Niente paura

Al momento, dunque, la situazione appare abbastanza tranquilla. Lo ha sostenuto Pier Luigi Lopalco, professore ordinario di Igiene all’Università di Salento, intervenuto a  “Effetto giorno”, su Radio24.

"Per la prima volta troviamo tanti casi al di fuori delle zone endemiche, cioè in Europa e negli Usa. Questo solo ne fa un evento un po’ particolare, però noi conosciamo questo virus e sappiamo che non causa una malattia grave. Probabilmente se non l’avessero chiamato ‘vaiolo delle scimmie’ ma ‘varicella africana’, questo virus, che provoca una malattia molto simile alla varicella, avrebbe spaventato di meno".

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