PACE FATTA COL FISCO

Netflix apre una sede italiana senza uffici né dipendenti e pensa di non dover pagare le tasse

Il colosso californiano del cinema e Tv in streaming ha chiuso il contenzioso versando 56 milioni di euro in un'unica trance.

Netflix apre una sede italiana senza uffici né dipendenti e pensa di non dover pagare le tasse
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"Fare impresa" nel nostro Paese senza pagare le tasse. Il caso Netflix che vendeva abbonamenti senza avere uffici, né dipendenti e pensava di non dover pagare le tasse. In passato, analoghe situazioni avevano interessato Apple, Google e Facebook.

Ora però il colosso californiano che distribuisce in streaming film e serie tv a pagamento si è "arreso" e ha deciso di chiudere il suo contenzioso con il fisco.

Il caso Netflix, apre sede in Italia senza uffici né dipendenti

Prima di aprire una sede italiana, a gennaio, aveva incassato milioni dagli abbonamenti senza avere uffici e personale. La sede operativa era infatti poi stata aperta a gennaio di quest'anno. 

Da quello stesso momento, appunto dal primo gennaio Netflix ha costituito una società "di diritto italiano che ha iniziato a stipulare i contratti e fatturare i corrispettivi provenienti dagli abbonamenti sottoscritti con gli utenti nazionali".

Ciò di fatto determinerà la tassazione in Italia dei redditi prodotti dall'attività di vendita degli abbonamenti agli utenti che risiedono nel nostro Paese.

Netflix si arrende, la chiusura del contenzioso

Ora però di fatto si riparte da zero e il colosso californiano di film e serie tv in streaming a pagamento che ha rivoluzionato le abitudini domestiche e di intrattenimento di milioni di persone nel mondo ha chiuso il contenzioso con l'Agenzia delle Entrate.

Lo ha fatto versando quasi 56 milioni di euro in un’unica tranche. L'inchiesta era stata portata avanti dalla Procura di Milano e dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza per omessa dichiarazione dei redditi, appunto per le tasse non versate in Italia.

La curiosità è appunto che quando partì l'attività investigativa, in Italia non c’era un solo dipendente o una società che facessero capo alla casa madre americana.

In buona sostanza, Netflix incassava milioni di euro vendendo film e serie tv senza versare un euro di tasse. 

La nota della Procura di Milano

Sulla conclusione della vicenda è arrivata anche una nota della Procura di Milano:

"Il gruppo multinazionale al termine della fase di accertamento fiscale ha proceduto al versamento complessivo e in un’unica soluzione di euro 55.850.513 a titolo di imposte, sanzioni e interessi per definire ogni pendenza con il fisco italiano per il periodo dall’ottobre 2015 fino al 2019".

Nell’indagine, a differenza della precedenti inchieste fiscali milanesi che avevano riguardato Apple, Google e Facebook (che in effetti avevano un minimo di struttura organizzativa in Italia), al colosso Usa era contestata (si legge ancora nella nota) "una stabile organizzazione occulta di una società estera operante della digital economy completamente priva di personale e caratterizzata esclusivamente da una struttura tecnologica avanzata".

Il quadro investigativo

Secondo quanto emerso dal quadro investigativo, il gruppo aveva dunque infrastrutture tecnologiche in Italia e "qui produceva redditi con gli abbonamenti". Da qui la contestazione fiscale spiegata ancora dalla Procura:
"Questa complessa ed evoluta infrastruttura tecnologica avrebbe costituito la base su cui la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Entrate hanno individuato presupposti tecnico-giuridici, richiesti dalle norme internazionali e nazionali, per la configurazione di una stabile organizzazione materiale, ossia con infrastrutture tecnologiche, di un’azienda estera, ritenuta idonea a produrre reddito d’impresa in territorio italiano".

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