L'Italia cede: Eni pagherà il gas in rubli alla Russia. L'escamotage che ci salva dalle sanzioni
La raccomandazione (sottile) dell'Unione europea per non incorrere in violazioni.
Nel pomeriggio di martedì 17 maggio 2022, l'Eni ha diffuso una nota in cui annuncia l'avvio delle procedure per aprire il conto corrente con Gazprombank - banca moscovita non soggetta a sanzioni - in doppia valuta, euro e rubli, per poter pagare le forniture di gas russo. Il presidente Vladimir Putin, con un decreto a fine marzo, ha imposto che il gas russo sia venduto ai Paesi "ostili" (tra cui figura l’Italia) solo dietro un pagamenti in rubli.
In sintesi, nonostante l'Ue abbia fatto la voce grossa e preso le distanze - nelle scorse settimane - circa la possibilità di pagare in rubli il gas da Putin, ora arriva il via libera. L’unica raccomandazione della Commissione Europea è quella di notificare a Gazprom che ogni obbligo contrattuale dev’essere ritenuto assolto con il versamento in euro: su quanto accade in seguito – ovvero la conversione della somma in valuta russa e il suo effettivo trasferimento a Gazprom – Bruxelles sembra aver deciso di chiudere un occhio...Un escamotage in piena regola che salva le formalità, insomma.
Eni pronta a pagare il gas in rubli
"Eni in vista delle imminenti scadenze di pagamento previste per i prossimi giorni, ha avviato in via cautelativa le procedure relative all’apertura presso Gazprom Bank dei due conti correnti denominati K, uno in euro e uno in rubli, indicati da Gazprom Export secondo una pretesa unilaterale di modifica dei contratti in essere, in coerenza con la nuova procedura per il pagamento del gas disposta dalla Federazione Russa. Eni, tuttavia, ha già da tempo rigettato tali modifiche. Pertanto l’apertura dei conti avviene su base temporanea e senza pregiudizio alcuno dei diritti contrattuali della società, che prevedono il soddisfacimento dell’obbligo di pagare a fronte del versamento in euro. Tale espressa riserva accompagnerà anche l’esecuzione dei relativi pagamenti", precisa la nota.
E ancora viene chiarito che la decisione, condivisa con le istituzioni italiane, è stata presa nel rispetto dell’attuale quadro sanzionatorio internazionale in quanto:
"Le attività operative di conversione della valuta da euro a rubli saranno svolte da un apposito clearing agent operativo presso la Borsa di Mosca entro 48 ore dall’accredito e senza coinvolgimento della Banca Centrale Russa (...) l’esecuzione dei pagamenti con queste modalità non riscontra al momento nessun provvedimento normativo europeo che preveda divieti che incidano in maniera diretta sulla possibilità di eseguire le suddette operazioni".
L'escamotage
La modalità di azione è sottile: secondo Bruxelles, se la società considera che il pagamento è effettuato una volta pagato in euro non si violano le sanzioni, se apre il conto in rubli allora l’embargo è violato.
"La questione è molto semplice, ciò che non è nelle linee guida per il pagamento del gas russo non è autorizzato. Tutto quello che va al di là di aprire un conto nella valuta prevista dal contratto, fare un pagamento in quella valuta e fare una dichiarazione in cui si dice che il pagamento in quella valuta chiude il pagamento per la fornitura di gas in questione, viola le sanzioni. È tutto quello che possiamo dire su questa materia: le nostre posizioni non sono cambiate per nulla in queste ultime settimane", - ha chiarito il portavoce della Commissione europea, Eric Mamer.
Come funziona nel pratico questo escamotage che ci consente di aggirare le nostre stesse sanzioni? Sul primo conto si versano dollari o euro per comprare il gas. A questo punto Gazprombank li cambia in rubli presso la banca centrale russa per depositarli poi sul secondo conto. Solo a questo punto il pagamento viene ritenuto andato a buon fine. La valuta estera entra direttamente nelle tasche russe senza essere depositata su conti che potrebbero venire congelati dalle sanzioni. Questo, sostanzialmente, il giro formale.