Strage di Samarate, la sera prima l'architetto omicida aveva chiesto scusa alla figlia Giulia
Negli ultimi tempi l'ossessione di Alessandro Maja per il denaro sarebbe stata più forte. Motivi economici dietro l'accaduto? Oggi l'interrogatorio
La strage di Samarate è stata premeditata oppure è stata figlia di un raptus che ha colpito Alessandro Maja? Emergono ora particolari che fanno propendere per la prima ipotesi. Uno su tutti una frase che l'architetto avrebbe rivolto alla figlia sedicenne Giulia poche ore prima del delitto. L'uomo, secondo quanto hanno raccontato alcuni parenti, avrebbe chiesto scusa alla ragazza prima che questa andasse a dormire. Un particolare che al momento all'adolescente sarebbe sembrato senza particolare senso, ma che ne avrebbe acquisito qualche ora più tardi.
Strage di Samarate, le scuse del padre alla figlia e il movente economico
Un particolare, quello delle scuse alla figlia a cui Maja era molto legato, che farebbe pensare a una premeditazione della strage per la quale si cerca ancora di capire il movente. In questo senso nelle ultime ore sono emersi alcuni particolari che potrebbero essere rivelatori. Pur essendo una famiglia benestante e apparentemente senza problemi, sembra che Maja fosse particolarmente attento alle spese e al denaro, e che vivesse con il terrore di finire in bancarotta.
Una rigidità che l'architetto che mercoledì all'alba ha ucciso a martellate la moglie, Stefania Pivetta, 56 anni, e la figlia Giulia, 16, e ridotto in fin di vita Nicolò, il figlio più grande di 23, avrebbe imposto anche ai congiunti.
Finora però non sarebbero emersi particolari problemi economici della famiglia, che viveva con uno stile morigerato.
Salta l'interrogatorio
Maja si trova ora in carcere a Monza e avrebbe dovuto essere interrogato oggi, venerdì 6 maggio 2022, dal gip Luisa Bovitutti. Il colloquio è saltato perché l'uomo è stato temporaneamente trasferito nel reparto di Psichiatria dell'ospedale di Monza.
Al primo interrogatorio, avvenuto subito dopo l'arresto (quando si trovava in ospedale), non ha risposto.
Quando è stato fermato, fuori dalla villetta - ferito dopo aver provato a darsi fuoco - urlava "Ce l'ho fatta, vi ho uccisi tutti". Ma mentre veniva trasportato al nosocomio di Busto Arsizio continuava a ripetere "Sono un mostro". Come ad aver preso consapevolezza di ciò che aveva fatto recuperando una sorta di lucidità.
Le condizioni del figlio maggiore
Intanto le condizioni di Nicolò sembrerebbero stabili e indurrebbero a un leggero ottimismo da parte dei medici dell'ospedale di Varese, dove è stato trasportato mercoledì mattina. Tutti pregano che ce la faccia. Anche la sua ricostruzione potrebbe contribuire a spiegare qualcosa in più su una strage ancora avvolta nel mistero.