I sindacati benedicono

50 aziende italiane si trovano in questo momento a Mosca al Salone delle calzature

Alla fiera Obuv Mir Koži. Difesi dalle Regioni e dalle associazioni di categoria, ma la polemica infuria.

50 aziende italiane si trovano in questo momento a Mosca al Salone delle calzature
Pubblicato:

La questione dei calzaturieri nostrani a Mosca è ormai diventata un caso nazionale. Sta facendo discutere la scelta di molti operatori nostrani, tra cui spicca anche il polo Bolognafiere, di mantenere gli impegni con le aziende italiane di export e partecipare al Salone delle calzature all'ombra del Cremlino - in corso proprio in questi giorni - che rappresenta una vera e propria finestra sul mercato russo del lusso, costituendo una importante voce di esportazioni per tante marche italiane.

Scarpe italiane di lusso alla fiera di Mosca: tra difese e polemiche

L’Obuv Mir Koži è una grande fiera internazionale delle calzature, che si tiene all’Expocentre di Mosca. I calzaturieri italiani presenti, una cinquantina, hanno proposto pezzi venduti a prezzi inferiori di 300 euro, aggirando così le sanzioni decise dall’Unione Europea che vietano l’esportazione per i prodotti di lusso di valore superiore a 300 euro, se destinati direttamente, o anche tramite un Paese terzo, in Russia.

I buyer hanno visitato gli stand delle aziende italiane, apprezzando le collezioni per l’autunno-inverno 2022-2023, e hanno sottoscritto gli ordini.

In molti, però, si sono interrogati circa l'opportunità di fare affari con i russi con una guerra sullo sfondo.

La difesa di BolognaFiere e delle associazioni

BolognaFiere, al centro delle polemiche, risponde:

"Organizziamo la fiera delle calzature dal 1997 in forza di un contratto con l’Expo di Mosca. L’iniziativa fieristica non rientra nelle sanzioni. Per cui abbiamo deciso di onorare il contratto. Però le iniziative che il nostro ente aveva programmato di organizzare in Russia abbiamo deciso di non farle, proprio a seguito del conflitto tra Russia e Ucraina, come la Fiera Internazionale del Libro per ragazzi e Zoomarc fiera sul pet che si dovevano svolgere in Russia. Ma per molti calzaturieri italiani il mercato russo è così importante che non possono permettersi di perderlo."

A benedire la scelta anche Cgil-Cisl-Uil.

"Sappiamo che attraverso questa operazione si salvaguardano anche le tenute occupazionali e i posti di lavoro - sottolinea il segretario della Camera del lavoro di Bologna, Maurizio Lunghi - Sappiamo che le sanzioni portano ricadute pesanti sulle imprese, soprattutto nell'import-export abbiamo diverse realtà collegate col mondo dell'Est e ci rendiamo conto che la Fiera ha dovuto fare una scelta come azienda, ritenendo opportuno mantenere questa manifestazione".

Più tiepido il segretario metropolitano della Cisl di Bologna, Enrico Bassani:

"BolognaFiere ha fatto la sua scelta, il contesto internazionale lo conosceva ed evidentemente ha ritenuto prioritaria andare in Russia".

Massiccia presenza delle Marche

All’appello hanno risposto quasi cinquanta aziende del Belpaese, soprattutto marchigiane, ma figurano anche importati realtà calzaturiere dei distretti dell’Emilia Romagna, della Toscana e della Lombardia come ad esempio: Parabiago Collezioni con il marchio Thierry Rabotin, la romagnola Pollini, la toscana Pakerson.

Anche il vicepresidente di Assocalzaturifici Valentino Fenni va in difesa:

"Tutti hanno capito che non siamo degli opportunisti senza cuore, ma solo persone che vogliono garantire il lavoro e quindi la sussistenza a migliaia di famiglie. Era opportuno fare la fiera? Forse no, ne siamo consci. Ma siccome era programmata e i buyer stanno partecipando confermo che era necessario. Confindustria e Confindustria moda lo sanno e ci stanno supportando, cercando soluzioni a livello politico".

Si spinge ancora più in là Arturo Venanzi, presidente di Confindustria Fermo, che definisce eroi gli imprenditori in questione:

"Noi siamo contro la guerra, però dobbiamo tener presente che il mercato russo è il mercato principale. Se uno vuole continuare a vivere, deve farci i conti”.

"Abbiamo una delibera lo scorso anno con tutte le fiere che rientravano nel contributo Regione-Camera di Commercio Marche - ha spiegato il vice presidente della Regione Marche e assessore all'Industria e Sviluppo Economico, Mirco Carloni -, tra cui l'Obuv di Mosca e la Fiera della Moda a Kiev. Queste due fiere non sono state rimosse: ovviamente quella di Kiev è stata annullata mentre quella di Mosca confermata. Gli imprenditori marchigiani che hanno diritto al contributo, né avevano diritto prima e né hanno oggi. Se ci fosse qualche violazione? Noi rispettiamo la legge e ci sottomettiamo agli accordi e vincoli di legge, tuttavia non possiamo sottovalutare il momento storico. Condanniamo fermamente la guerra, come Regione, come giunta abbiamo aiutato i profughi dall'Ucraina in tutti i modi ma non ci giriamo dall'altra parte lasciando soli i nostri imprenditori che avevano come primo mercato la Russia e l'Ucraina senza dargli una mano in questo momento difficilissimo".

Seguici sui nostri canali