Sempre più a ridosso dell'abitato: le toccanti immagini del lupetto ferito salvato in Emilia
Curioso il comportamento di una branco in Valtellina, che continua a tornare imperterrito in tangenziale...
Vittima o carnefice? Semplicemente lupo. La delicata convivenza tra questi splendidi animali e i centri abitati porta con sè, inevitabilmente, una serie di accadimenti che - di volta in volta - mostrano quanto anche a questo predatore naturale accada di soccombere per vari motivi: investimenti fatali, denutrizione e anche... vendetta da parte degli umani. Ma anche come i suoi comportamenti, alcune volte, sfuggano alle normali dinamiche naturali.
Il lupetto ferito a bordo strada
Non aveva decisamente l'aria pericolosa il cucciolo di lupo ferito e riverso a bordo strada che, un paio di giorni fa, molti automobilisti hanno segnalato alle autorità.
Succede in Emilia Romagna, come racconta Prima Modena. Arrivate le Forze dell'Ordine sul posto, hanno avvisato il centro fauna "Pettirosso" che prontamente è intervenuto per sottoporre alla prime cure l'animale, probabilmente colpito da un'autovettura che lo ha abbandonato agonizzante sull'asfalto. Le cure necessarie proseguiranno presso la sede del "Pettirosso".
Una taglia per vendetta
Vendicarsi del lupo che gli ha sbranato tutto il gregge mettendo una taglia sulla sua testa non è stata un'idea furba: gli è persino costata una denuncia. Succede in Toscana, come racconta Prima Siena: non gli era rimasta più neppure una pecora, tutte divorate dai lupi. Per evitare che accadesse lo stesso anche con le sue mucche, ha messo una taglia su un lupo che gira nella zona. Un gesto che gli è valso una denuncia. Mario Mori, allevatore 75enne, negli ultimi dieci anni è stato prima costretto a chiudere l’allevamento di pecore di famiglia a causa dei continui assalti dei lupi della zona, e ora rischia di perdere pure il secondo, di bovini. E così ha lanciato la provocazione sui media lo scorso gennaio, che gli è valsa una denuncia per istigazione a delinquere:
"Si trattava soltanto di una provocazione, invece mi sono ritrovato con una denuncia penale. Il mio obiettivo era riportare la questione all’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni, perché non è possibile avere ogni anno una perdita del 15 o 20 per cento dei nuovi nati perché mangiati da un lupo. È una totale assurdità”.
A quanto pare le autorità non sono d'accordo con la sua visione della situazione.
Incontri ravvicinati...
E' invece assai curioso, e ha destato anche qualche preoccupazione in Lombardia, il caso del branco di lupi - filmati più volte -da alcuni automobilisti mentre attraversavano una tangenziale in Valtellina, senza farsi intimorire dai veicoli che sopraggiungevano ad alta velocità. Le autorità locali hanno confermato la presenza di un branco da tempo segnalato sulle montagne della zona, ma ora, a quanto pare, alcuni esemplari si sarebbero spinti fino a valle.
Come raccontato da Prima La Valtellina, alcuni esemplari sono stati immortalati mentre attraversavano la provinciale Trivulzia nel tratto tra Giumello ed Era. La Provincia di Sondrio, interrogata dalla Comunità Montana ha confermato la presenza di questi animali, ipotizzando che facciano parte del branco che, da tempo, è stato segnalato sui monti dell’Alto Lario. La presenza dei canidi nella zona di Samolaco non sarebbe recentissima, è però la prima volta che gli animali si spingono così in basso.
Altro esempio, infine, di non semplice convivenza in Piemonte, vicino a Torino. A Monteu da Po, a gennaio il personale della cooperativa Agricola Corneliana, un allevamento di 250 capi bovini di razza piemontese, ha ritrovato agonizzante una vacca gravida di sei quintali, sventrata nella notte da un branco di lupi, secondo l’ipotesi accreditata dal veterinario che per primo è stato chiamato sul luogo dell’accaduto. L’animale è morto in mattinata, insieme al vitellino che portava in grembo.
"La situazione è fuori controllo – dichiara a Prima Chivasso il presidente di Cia Agricoltori delle Alpi, Stefano Rossotto – non c’è più tempo da perdere, se le autorità continueranno a far finta di niente, molti agricoltori saranno costretti a chiedere le aziende".
Non va meglio da ultimo in Veneto e in particolare nella veronese Lessinia, dove la scorsa estate Coldiretti ha lanciato un allarme: nei primi 10 giorni di agosto già 10 animali predati.
“Il proliferare dei grandi predatori – spiega Silvia Marcazzan componente di giunta di Coldiretti Verona e rappresentante del settore primario nel consiglio direttivo del Parco naturale regionale della Lessinia – rappresenta un grave rischio per le attività economiche, dall’agricoltura al turismo, alle prese con una difficile ripartenza dopo l’emergenza coronavirus. Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti e degli allevatori che con coraggio continuano a presidiare le montagne e a garantire la bellezza del paesaggio”.