Braccio di ferro

"Il Covid non ha orari": il giudice dà ragione al bar No vax di Torino

La titolare del pubblico esercizio, diventata un punto di riferimento dell'universo No vax, aveva già vinto in Cassazione per un fatto analogo relativo alla primavera del 2021.

"Il Covid non ha orari": il giudice dà ragione al bar No vax di Torino
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"Il Covid non aveva orari", anche il Giudice di Pace dà ragione agli "aperitivi" disobbedienti di Rosanna Spatari e della Torteria di Chivasso.  Dopo la Corte di Cassazione anche il Giudice di Pace di Ivrea Giampiero Caliendo ha dato ragione al ricorso dell'imprenditrice che durante il periodo della pandemia e delle restrizioni dei Dpcm anti Covid era diventata una vera e propria paladina degli interessi di esercenti e ristoratori.

Gli "aperitivi disobbedienti" della Torteria di Chivasso

Rosanna Spatari aveva ricorso contro il provvedimento del Prefetto di Torino che aveva imposto la chiusura del suo locale per cinque giorni. L'ordinanza trovava fondamento in un verbale della Guardia di finanza di Chivasso il 31 ottobre 2020 in cui si contestava, all'esercente, l'esercizio dell'attività di servizio di ristorazione oltre gli orari consentiti nonostante l'obbligo imposto fosse fissato dalle  5 alle 18, come da Dpcm firmato il 24 ottobre 2020.

L'intervento della Guardia di Finanza

In quell'occasione erano intervenuti i militari delle Guardia di Finanza. Gli uomini delle Fiamme Gialle avevano trovato dentro la Torteria e fuori orario dieci clienti, tutti identificati e sanzionati. A quel sopralluogo era seguita poi l'ordinanza del Prefetto per la chiusura di cinque giorni.

Un controllo che di fatto aveva avuto lo stesso esito di un'altra situazione che aveva poi portato a un sequestro da parte dai Carabinieri e a un altro braccio di ferro giudiziario che si è chiuso anch'esso favorevolmente la titolare del pubblico esercizio.

"Il Covid non ha orari", la motivazione del Giudice di pace

La motivazione del Giudice va nella direzione che Rosanna Spatari aveva più volte manifestato anche con iniziative clamorose, a Roma, oppure davanti alle telecamere de Le Iene, in buona sostanza sintetizzando che "il Covid non ha orari" :

"La limitazione di orario in questione si rileva essere sostanzialmente una misura dettata da autonomie e peculiari esigenze sanitarie non disciplinate, bensì ulteriore cautela per l'eventuale inosservanza di altra norma da parte dei consociati"

E ancora:

"Allo stato non risultano riscontri/evidenze tecnico-scientifiche che consentano di comprendere le ragioni del (paventato) maggior rischio di diffusione del contagio negli orari non consentiti, e ciò configura altro difetto motivazionale dell'atto"

Il braccio di ferro in Cassazione

Come detto, Spatari è reduce anche dall'esito favorevole anche di un altro braccio, davanti alla Corte di Cassazione. L'esercente aveva già cantato vittoria verso fine novembre dello scorso anno quando dopo 195 giorni di chiusura, i carabinieri di Chivasso, su delega della Procura di Ivrea, avevano dissequestrato il locale dopo che qualche mese prima, a inizio maggio, per alcuni sabati di fila, erano stati organizzati "aperitivi disobbedienti" con decine e decine di avventori dentro e fuori il locale, anche senza mascherine.

Come detto, fin dall'esplodere della pandemia e dalla successiva disposizione di misure restrittive Spatari ha sempre portato avanti un atteggiamento di "ribellione" alle prescrizioni anti Covid evidenziando il suo scetticismo anche nei confronti del vaccino e dei relativi "step" di prime, seconde, terze e quarti dosi.

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