100 giorni senza pioggia: il Po tocca il minimo storico degli ultimi 50 anni
La siccità che sta colpendo il Nord Italia preoccupa non solo per i minimi livelli del Grande Fiume, ma anche per quelli dei suoi affluenti.
Sono quasi 100 giorni che non piove davvero in Lombardia, una situazione drammatica che rischia di mettere ulteriormente a rischio l'agricoltura portando il Po a livelli di siccità che non si vedevano da 50 anni, con l'enorme difficoltà di iniziare la stagione delle irrigazioni senza l'acqua necessaria per poterlo fare.
Non piove da 100 giorno, i fiumi hanno sete
Come riporta Prima Lodi, a lanciare l'allarme e mettere in luce l'enorme problema è l' ADBPo-MiTE (Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po) secondo la quale le condizioni idrologiche e climatiche nel distretto del Fiume Po col passare dei giorni, tutti senza precipitazioni, si stanno facendo sempre più critiche, allungando così l’incedere progressivo delle condizioni di "grave e severa prolungata siccità" lungo il corso del Grande Fiume fino al Delta.
Per capire meglio la situazione: a causa dell’assenza di pioggia e neve in Lombardia mancano all’appello quasi 3 miliardi di metri cubi di acqua rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, pari al 56,8% in meno rispetto al quantitativo medio delle riserve idriche.
I livelli delle portate sono scesi drasticamente sotto quelli minimi nelle stazioni di registrazione, di pari passo con i decisi abbassamenti anche degli affluenti ce, in taluni casi, hanno raggiunto anche a livelli record: Trebbia, Secchia e Reno ai minimi storici dal 1972; Dora Baltea, Adda, Ticino a –75% di portata.
Per fare un esempio, il fiume Po in secca al Ponte della Becca (Pv) è sceso a -3,23 metri, più basso che a Ferragosto ed è rappresentativo della situazione di sofferenza in cui versano tutti i principali corsi d’acqua al nord come d’estate ma anomalie si vedono anche nei grandi laghi che hanno percentuali di riempimento che vanno dal 6% di quello di Como al 31% del Maggiore, secondo il monitoraggio della Coldiretti.
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Qual è il problema?
In base all'analisi dell'Autorità di Bacino a influenzare sulla grave situazione che i nostri corsi d'acqua stanno vivendo non è solo l'assenza di precipitazioni ma anche il fatto che la temperatura invernale sia stata più alta anche di 2,1-2,5 gradi, situazione aggravata dal vento e dalla mancanza di neve che hanno composto un quadro complessivo sempre più deficitario e di rischio per agricoltura, habitat e produzione di energia idroelettrica.
“Livelli di siccità così severa fino in taluni casi ad essere addirittura estrema in questo periodo non sono certamente nella norma – ha evidenziato il Segretario Generale di ADBPo-MiTE Meuccio Berselli – Sta iniziando proprio in questo periodo la stagione più importante dell’anno per il comparto agricolo e serve risorsa per poter far fronte ai fabbisogni utili alle produzioni che in questo momento storico sono ancora di più indispensabili per le nostre comunità. È prioritario dunque che si istituiscano dove possibile le deroghe per consentire il prelievo di acqua. Prelievo che per l’agricoltura e la produzione di energetica idroelettrica, vista la carenza, ha una valenza imprescindibile”.
Raggiunti i valori minimi dal 1972
Sono oltre 90 i giorni che il nord Italia sta vivendo senza pioggia: una lieve precipitazione è stata registrata il 14 e 15 febbraio ma non ha contribuito in modo significativo al rimpinguamento della risorsa idrica, né a mitigare la permanente aridità dei suoli che resta deficitaria.
In base al report di ADBPo-MiTE l’inverno 2021-22 è uno dei più caldi e secchi di sempre, in cui il deficit medio di precipitazioni ha toccato il –65%. Questo quadro climatico incide pesantemente sulle portate del Grande Fiume che, negli ultimi 30 giorni, hanno continuato il loro processo di lento e progressivo esaurimento, raggiungendo i valori minimi dal 1972.
Come si legge dalla tabella a Pontelagoscuro (Fe) il dato è di 604 m3/s (deficit complessivo di Marzo pari a -55%). La sezione più in crisi è però quella di Piacenza con una portata ridotta a soli 260 m3/s e un deficit del –66%, identificando una condizione di “estrema siccità idrologica” che sta traslando inesorabilmente verso valle, fino al Delta del Po. Criticità anche per le sorgenti del settore dell’idropotabile, in particolare nella zona piemontese ed in Appennino.
Non solo il Po: anche gli affluenti del Grande Fiume sono in difficoltà
Tutt'altro che rosea è anche la situazione degli affluenti del fiume Po, con deficit molto spinti sia in quelli a maggior regime torrentizio del settore Appenninico (come Trebbia, Secchia e Reno, ai minimi storici di periodo dal 1972), sia gli affluenti in destra idraulica (Dora Baltea, Adda e Ticino con portate ridotte mediamente del –75%). ADBPo-MiTE segnala come negativo anche il quadro a valle, dove i livelli bassi di fiumi e torrenti potrebbero generare un ricorso maggiore all’utilizzo dell’acqua di falda anche per l’irrigazione, già partita in alcune aree.
Non è finita..
A destare ancor più allarme, oltre alla grave situazione di siccità appena descritta, è che secondo i modelli previsionali questa stabilità climatica sembra destinata a perdurare ancora, con piogge inferiori alle medie e temperature piuttosto elevate anche nel prossimo periodo.
"Una condizione che - spiega ADBPo-MiTE - lascia presagire come la disponibilità d’acqua attuale, non aumentando, difficilmente potrà colmare i fabbisogni della prima parte dell’estate, generando inoltre una probabile situazione di forte pressione per l’habitat fluviale, oltre al comparto idroelettrico che registra già i minimi di produzione degli ultimi 20 anni."
Sfoglia la gallery del Po in secca, foto pubblicate sul gruppo Facebook "Fotografiamo il Fiume Po"