Nuovo deposito nazionale unico dei rifiuti nucleari: nessuno lo vuole, deciderà il Governo
Sono 67 le aree potenzialmente interessante al cantiere da 900 milioni, dislocate in sei regioni: Piemonte (che già attualmente ospita l'80% delle scorie stoccate), Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna.
La Sogin (la società dello Stato italiano responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani) ha trasmesso al Ministero della Transizione Ecologica la proposta di Carta Nazionale delle Aree Idonee (CNAI) ad ospitare il nuovo Deposito Nazionale unico per i rifiuti radioattivi e Parco Tecnologico.
Sono 67 le aree potenzialmente interessante al cantiere da 900 milioni, dislocate in sei regioni: Piemonte (che già attualmente ospita l'80% delle scorie stoccate), Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna. Le Regioni, le Province e i Comuni interessati finora hanno detto no. Ergo, senza manifestazioni di interesse, sarà il Governo a decidere dove sorgerà il deposito: una scelta calata dall'alto che preoccupa.
La nota
Lo annuncia una nota precisando che la CNAI è stata elaborata da Sogin sulla base degli esiti della più grande consultazione pubblica finora svolta in Italia su un'infrastruttura strategica per il Paese, avviata il 5 gennaio 2021 con la pubblicazione della proposta di Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) e conclusa il 14 gennaio scorso.
Le tre fasi
La consultazione, articolata in 3 fasi, precisa una nota, è stata gestita da Sogin "nella massima trasparenza e completezza informativa" e vi hanno partecipato centinaia di soggetti direttamente interessati.
La proposta di CNAI che Sogin ha trasmesso al Mite (Ministero della Transizione Ecologica) è stata predisposta sulla base delle oltre 600 tra domande, osservazioni e proposte, per un totale di oltre 25.000 pagine costituite da atti, documenti, studi, relazioni tecniche e cartografie, complessivamente presentate nel corso di un anno a seguito della pubblicazione della CNAPI.
La pubblicazione
La norma prevede ora che il Mite, acquisito il parere tecnico dell'Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione (ISIN), approvi con proprio decreto la Carta, di concerto con il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili. La mappa verrà, quindi, pubblicata sui siti internet di Sogin, dei due Ministeri e dell'ISIN.
La pubblicazione della CNAI avvierà quindi la fase di concertazione finalizzata a raccogliere le manifestazioni di interesse, non vincolanti, a proseguire il percorso partecipato da parte delle Regioni e degli Enti locali nei cui territori ricadono le aree idonee, con l'obiettivo di arrivare a una decisione condivisa del sito nel quale realizzare il Deposito Nazionale.
Sono al momento 78mila, i metri cubi di rifiuti radioattivi a bassa e molto bassa intensità e altri 17mila metri cubi di rifiuti a media e alta intensità radioattiva che dovrebbero essere "ospitati a tempo indeterminato" nei 67 siti di stoccaggio nazionale.
Le perplessità della Commissione ecomafie
Nel dicembre del 2021, la Commissione d’inchiesta sulle Ecomafie è tornata a manifestare diverse perplessità, legate ai tempi di realizzazione. La costruzione e l’esercizio di questi nuovi siti è di circa 50 anni.
Ogni anno - ricorda il presidente Stefano Vignaroli - in media si pagano nella bolletta elettrica 300 milioni di euro per finanziare le dismissioni e per gestire i rifiuti radioattivi, compresi quelli a bassa radioattività derivanti dalle attività mediche e di ricerca. Nel 2036 arriveremo ad aver speso complessivamente circa 8 miliardi di euro".