L’editoriale

Non siamo ancora pronti per uscire dal lockdown, ma non possiamo più permetterci di restarci

La Fase 2 sarebbe partita comunque a maggio, indipendentemente dall'andamento reale dell'epidemia.

Non siamo ancora pronti per uscire dal lockdown, ma non possiamo più permetterci di restarci
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I dati parlano chiaro: abbiamo ancora tra i 2mila e i 3mila contagiati e tra i 200 e i 400 morti al giorno. Siamo ben lontani dalle cifre che dovrebbero garantirci sicurezza.

Soprattutto perché sono cifre talmente aleatorie da trarci inevitabilmente in inganno, poiché fanno riferimento solo all’esigua percentuale accertata di sfortunati del Covid: la diffusione reale del contagio, infatti, è "inestimabile" (nel senso brutto del termine), sia sul fronte del numero di contagi (che le previsioni più pessimistiche valutano cento volte tanto), che di quello dei decessi (potrebbero essere almeno il doppio, ma forse anche il quadruplo).

E' difficile rendersene conto, ma è così: di questo passo, se va tutto bene, il numero di morti quotidiane si azzererebbe solo a metà giugno. Se va bene, perché se la curva risale… Insomma, la condizione “contagi pari quasi a zero” per poter ripartire, sbandierata a inizio emergenza, la possiamo vedere solo col proverbiale lanternino.

La verità è che non siamo ancora pronti per uscire dal lockdown, ma non possiamo più permetterci di restarci.

Perché ormai nell'inizio di primavera beffardamente forse più spettacolare del nuovo millennio, è praticamente impossibile pensare di continuare a tenere a freno gli italiani (che già di loro col rispetto delle imposizioni hanno tradizionalmente qualche problema). E poi anche perché molti vivrebbero - in barba alle promesse governative di sostegno - il non ripartire come morire, non letteralmente certo, ma economicamente… e allora chi può farlo umanamente scalpita, perché altri proprio non potranno neppure lontanamente sognarselo ancora per un bel po' (pensate di mettervi per un attimo nei panni di un gestore di sale da ballo... o di un tour operator specializzato in crociere).

Siamo realisti: la Fase 2 sarebbe partita comunque a maggio, indipendentemente dall'andamento reale dell'epidemia. Del resto, sono ormai giorni che ad esempio il governatore Luca Zaia va dicendo che in Veneto il lockdown non esiste più... E questa mattina le tangenziali milanesi non erano paragonabili all'ora di punta dei "tempi d'oro", ma neppure deserte come poche settimane fa, anzi...

Anche senza invocare il "Grande fratello" coreano con le sue invasive (ma incredibilmente efficaci) app e telecamere di sorveglianza, per lo meno indagini con test sierologici e tamponi a livello di massa potrebbero metterci al riparo. Ma noi no, ci ostiniamo a non farle... temo non perché siamo stupidi, ma semplicemente perché il nostro sistema non ci consentirebbe di attuare una campagna così capillare sui territori e di compiere un tale numero di analisi.

Non a caso Conte, ieri sera, ha esordito dicendo: "Lo dico subito chiaramente, il rischio che il contagio ritorni c’è". Spiegando poi che se la curva dei contagi dovesse risalire, il governo potrà ripristinare il lockdown anche in zone circoscritte territorialmente... Rassegnamoci - con filosofia - a stare in equilibrio come i funamboli, un'oscilazione di qua, una di là: come previsto da diversi analisti è possibile che il contagio si evolverà come sulle montagne russe, un periodo giù, poi di nuovo su, e così per diverso tempo. La più significativa carta vincente del nostro percorso evolutivo del resto rimane una, la capacità d'adattamento.

daniele.pirola@netweek.it

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