L'Italia è rimasta a secco: in Piemonte un intero lago è letteralmente evaporato
Il monitoraggio idrologico settimanale dei deflussi dei principali fiumi indica livelli di deficit che vanno ben oltre la soglia critica.
La siccità morde sempre di più in tutto il Paese. La situazione si complica giorno dopo giorno: emblematico quel che sta accadendo ad esempio in Piemonte - la regione più colpita - dove un intero lago è letteralmente... evaporato (foto di copertina da FattiDiMontagna.it).
Deficit pluviometrico
Come riporta Prima Torino, l’annata 2021 si era chiusa con un deficit pluviometrico di circa il 17%a causa delle scarse precipitazioni di dicembre (-50% rispetto alla norma 1991-2000) ed è proseguito con un mese di gennaio molto secco, dove si sono registrati 4,6 mm di pioggia media in regione, il 4° più secco dopo il 1989, il 1993 e il 2005 e si è concluso con un febbraio in cui sono caduti in media 10.6 mm in regione, pari al 10° percentile della distribuzione delle piogge del mese e 8° più secco degli ultimi 65 anni.
Anche se in Piemonte l’inverno è la stagione meno generosa in termini di precipitazioni, da inizio 2022 manca all’appello già l’85% medio delle piogge e nevicate attese in questa stagione.
Se si escludono le zone Alpine di confine dove sui versanti settentrionali hanno depositato qualche nevicata i vari episodi di stau che si sono succeduti durante l’inverno 2022 e le zone appenniniche meridionali, sulla gran parte del Piemonte ed in particolare sulle pianure e sulle zone collinari il deficit pluviometrico invernale è stabile attorno all’ 85%.
Niente acqua in alta quota
Come riporta Prima Canavese, le immagini del lago artificiale di Ceresole completamente asciutto hanno riacceso i riflettori su una crisi, quella climatica, che non deve lasciare indifferenti. Scene che non si vedevano da mezzo secolo e più, quelle del fondo dell’invaso visibile ad occhio nudo, che hanno fatto «riemergere» o se volete «riportare a galla» la Ceresole pre diga. Al 1920, cioè, quando aprì il cantiere per costruire la «barriera» artificiale per la produzione di energia elettrica inaugurata poi nel 1931.
Il lago asciutto fa «riemergere» la Ceresole cancellata dalla diga
«Proprio così», conferma il vice sindaco del paese Mauro Durbano.
«Diciamo che la siccità del lago di questi giorni ha creato, se vogliamo, una possibilità turistica in più, visto che possiamo approfittarne per riappropriaci della storia del nostro paese, visto che, adesso, sul fondo del lago in secca si possono vedere i ruderi delle vecchie case, le tracce del paese, le mulattiere usate fino agli anni Venti dello scorso secolo che esistevano prima che tutto venne spostato per far spazio, appunto, alla costruzione del bacino idrico artificiale. Un pezzo di storia di Ceresole visibile anche nelle immagini che sono girate in questi giorni. Infatti, è possibile scorgere tracce del vecchio mulino, alcuni cumuli di pietra e l’antico pascolo».
Tutti luoghi che fino ad oggi erano meta dei subacquei e che oggi sono visibili con le scarpe da trekking e non con le pinne!.
«Già. Lungo la passeggiata si possono scorgere i ruderi che sono meta dei “su b” che organizzano le gite e oggi si possono scorgere... camminando».
Segnale d'allarme
Paradossi di un clima sempre più bizzarro con cui l’uomo, se qualcosa non cambierà, dovrà fare i conti.
«Sicuramente in tutto questo dello straordinario c’è. Anche se negli scorsi anni, in questo periodo, nel lago artificiale e quindi controllabile, acqua, se pur bassa, c’era; oggi, invece, nulla. Non solo. La superficie era ricoperta da un metro di neve; quest’anno è nevicato solo l’8 dicembre! E poi le temperature, molto più alte della media stagionale: ricordo che a Capodanno, a mezzanotte, c’erano più dieci gradi; generalmente ce ne sono sì dieci, ma sottozero!».
Altri effetti collaterali
Tutta questa situazione, poi, ha anche un altro effetto collaterale: la sabbia. «Per fortuna non tutti i giorni c’è vento», spiega il vice sindaco.
«Ma quando soffia, però, essendo il fondo del lago di un terriccio argilloso, si alza una polvere di sabbia fine che anche a serramenti chiusi supera le intercapedini e ce la ritroviamo in casa. E che questa sia una zona ventosa è risaputo e in questi giorni ce ne stiamo accorgendo».
Di questa situazione particolare, il vice sindaco Mauro Durbano cerca di vedere il lato positivo e di metterlo a fattore comune.
«Riscoprire la storia del paese che adesso si può scorgere dal fono del lago può essere anche l’occasione per promuovere ulteriormente il turismo. Se tutto questo perdura stiamo pensando di realizzare della cartellonistica che aiuti le persone che si soffermano ad osservare a decifrare i ruderi. Dei segnali che uniti a dalle cartografie da installare lungo i sentieri per rendere disponibili questa conoscenza ed entrare ancora più in contatto con Ceresole».
E a proposito di turismo, una situazione climatica così eccezionale si presenta dopo due anni di chiusura degli impianti sciistici per l’emergenza Covid-19.
«Con la poca neve che c’è stata - sospira Durbano - siamo comunque riusciti a tenere aperta la pista di fondo così come lo skilift, riuscendo così a salvare la stagione. Le attività dello sci, anche se non completamente, siamo riusciti a mantenerle agibili».
Ora se e quando tornerà l’acqua all’interno del lago dipenderà da Iren (e dal fabbisogno energetico).
Le rivelazioni di Arpa Piemonte
Sulla base delle rilevazioni dell'Arpa la situazione sul fronte idrico è preoccupante. Il monitoraggio idrologico settimanale dei deflussi dei principali fiumi piemontesi indica livelli di deficit che vanno ben oltre la soglia critica.
Il Po a Torino presenta un deficit del 57%, la Dora Baltea a Tavagnasco, ai confini con la Valle d’Aosta, è sotto il livello del 51%, l’Agogna a Momo, in provincia di Novara, del 78%, così come lo Scrivia a Serravalle, il Pellice a Villafranca Piemonte è all'87%, il Sangone a Torino del 92% e, dato più preoccupante in assoluto, il fiume Bormida a Cassine, in provincia di Alessandria, è in deficit del 95%.