Quando alle aziende costa di più produrre che star ferme: l'effetto della crisi energetica
Nel bresciano si è assistito a uno stop forzato del settore siderurgico. Tra Mantova e Treviso, le cartiere hanno dovuto bloccare temporaneamente la produzione.
Il problema del caro energia preoccupa ormai da mesi, ma con la guerra scoppiata due settimane fa la situazione si è velocemente aggravata andando a mettere in ginocchio numerose aziende, attualmente impossibilitate a sostenere i costi dell'energia che ogni ora crescono esponenzialmente non lasciando loro alcuno scampo.
Crisi energetica: alle aziende costa di più produrre che star ferme
I rincari sull'energia, l'aumento dei prezzi del gas e la mancanza di approvvigionamenti delle materie prime, aggravati dalle conseguenze della guerra tra Russia ed Ucraina, sta mettendo in ginocchio tutto il comparto produttivo nazionale. In tutta la Penisola, tante sono le imprese che, impossibilitate a sostenere i costi dell'energia, hanno deciso di chiudere momentaneamente la produzione in attesa, o meglio nella speranza, di una normalizzazione dei prezzi. Una scelta che, considerate le spese attuali, risulta persino più conveniente rispetto a quella di mantenere attive le attività lavorative. Qui di seguito ecco alcuni dei casi più eclatanti della crisi energetica.
Nel Bresciano si ferma la siderurgia
Come racconta Prima Brescia, i costi troppo elevati, hanno costretto ad uno stop forzato del settore della siderurgia: Ori Martin fermerà probabilmente fino a venerdì, ma non è esclusa una ripartenza anticipata se ce ne saranno le condizioni. Per quanto riguarda il Gruppo Feralpi l’azienda ha preferito rispondere con un no comment. In fase di valutazione Alfa Acciai. Stop confermato da ieri (martedì 8 marzo 2022) anche Duferco Travi e Profilati, mentre al momento non vi sarebbero indicazioni sullo stop del Gruppo Arvedi.
A Mantova e Treviso stop delle cartiere
Nel Nord Est, invece, come racconta Prima Mantova, sono le cartiere a fermare momentaneamente la produzione a causa dell'aumento dei costi dell'energia. Il gruppo Pro-Gest, attraverso le parole dell'Amministratore delegato Francesco Zago, ha chiuso temporaneamente la produzione sia del capoluogo mantovano che delle altre cinque aziende (Treviso, Camposampiero, Villa Lagarina, Mesola, Tolentino e Capannari), e ha invocato un'azione immediata per sbloccare la situazione considerato che riuscire a far funzionare le fabbriche oggi è insostenibile con il costo del Gas che è triplicato dall'inizio della guerra:
"Siamo fermi, il problema è molto urgente. Bisogna agire oggi, non aspettare. La volatilità dei prezzi che stiamo vedendo di ora in ora, di giorno in giorno, non consente di fare una programmazione e di riuscire ad avere dei contratti con i nostri clienti che riescano a soddisfare entrambe le parti. Se questa situazione dovesse perdurare si apre una problematica che potrebbe toccare l'intera filiera".
Quella del gas non è l'unica impennata dei prezzi: anche quelli di produzione e di materiale pesano sul costo complessivo che ogni azienda deve sostenere e che è, per alcune, diventato ufficialmente e per il momento irrimediabilmente insostenibile. I lavoratori del gruppo Pro-Gest, visto lo stop della produzione, sono ora impegnati in manutenzione e formazione anticipata, e se nei prossimi giorni saranno invitati a fare qualche giorno di ferie nella speranza che basti per normalizzare la situazione tornando a prezzi sostenibili.