L'Europa ha le mani legate

Embargo al petrolio russo da Usa e Gran Bretagna. Putin minaccia lo stop al gas dal Nord Stream 1

Il vicepremier russo Aleksandr Novak tuona: "L'esclusione del petrolio russo dai mercati internazionali porterebbe a conseguenze catastrofiche".

Embargo al petrolio russo da Usa e Gran Bretagna. Putin minaccia lo stop al gas dal Nord Stream 1
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Joe Biden ha fatto la sua mossa annunciando il blocco di tutte le importazioni petrolifere e di energia dalla Russia. Il divieto all’ingresso di prodotti energetici russi negli Usa riguarda, oltre al greggio, il gas naturale liquefatto e il carbone. Anche il governo britannico ha annunciato l’uscita da tutte le importazioni di petrolio russo e suoi derivati entro il 2022, come ulteriore sanzione contro la guerra in Ucraina scatenata da Vladimir Putin. La misura, riferiscono fonti interne, verrà implementata nel corso dei prossimi mesi in coordinamento con gli Usa ma non coinvolgerà il gas russo.

Usa e Gran Bretagna bloccano le importazioni di petrolio russo

"Mettiamo al bando ogni import di petrolio russo, con il supporto completo del Congresso. Non intendiamo finanziare questa guerra", così il presidente Biden in riferimento alle risorse che Mosca può ricavare da vendite di energia per sostenere le operazioni militari .

Un nuovo, significativo aumento delle sanzioni che già colpiscono la finanza russa. La stretta Usa a stelle e strisce ha avuto un immediato effetto sui mercati delle materie prime: a New York il petrolio vola, con le quotazioni del Wti che schizzano verso l’alto e il Brent oltre i 130 dollari al barile (+7%) per poi ripiegare dai massimi.

Per gli States - favoriti dalla loro forte produzione energetica domestica - questa decisione non avrebbe l'impatto rovinoso (in termini di scompensi) che invece avrebbe sull'Europa. Biden conosce la situazione di forte dipendenza del Vecchio Continente dalla materia prima russa, riconoscendo che gli alleati europei potrebbero non essere in condizione di seguirlo. Ma ha chiarito che Usa, Europa e alleati sono e rimarranno uniti in una severa risposta all’aggressione russa:

"Capiamo che numerosi dei nostri alleati europei potrebbero non essere in condizioni di prendere simili decisioni. Ma stanno lavorando per ridurre la loro dipendenza dall’energia russa. E stiamo lavorando assieme a loro perché  questo avvenga".

Nel pratico, per gli Stati Uniti il greggio russo rappresenta un modesto 3% del totale delle importazioni. Una percentuale che sale a circa l'8% considerando tutti i prodotti e derivati petroliferi. In termini di barili, gli Usa l'anno scorso hanno importato una media di poco più di 700.000 barili al giorno da Mosca contro gli oltre 4 milioni dell'Europa. Il Vecchio continente vede arrivare da Mosca quasi il 30% del suo greggio e il 40% del suo gas naturale.

Determinati a seguire questa strada anche i britannici:

"Il Regno Unito eliminerà gradualmente l’importazione di petrolio e prodotti petroliferi russi entro la fine del 2022 - ha detto il ministro dello Sviluppo economico Kwasi Kwarteng - Questa transizione darà al mercato, alle imprese e alle catene di approvvigionamento un tempo più che sufficiente per sostituire le importazioni russe".

La Russia ha una quota del 12-13% sull’import di petrolio britannico e dell’8% sui consumi finali. Anche in questo caso, come per gli States, i sudditi di Elisabetta hanno una dipendenza meno pesante dalle risorse russe rispetto all'Europa.

Le conseguenze

Rivolto agli americani, il presidente Biden, ha comunque riconosciuto che il costo della sanzioni si farà sentire in termini di prezzi dell’energia. Ma che questo non riduce la necessità urgente di prendere una posizione contro l'agire di Putin, nonostante possa avere un prezzo.

Il blocco petrolifero potrà creare scompensi negli Usa. Per ragioni di costi, logistiche e infrastrutturali la costa orientale americana importa anche benzina da Mosca. Sull'onda della crisi e delle crescenti probabilità di embarghi energetici contro Mosca, tra i maggiori produttori di greggio e gas naturale al mondo, il prezzo del petrolio si era già impennato del 26% nell'ultima settimana. E la benzina alla pompa negli States ha raggiunto in media il record assoluto (senza considerare l'inflazione) di 4,17 dollari. Rincari dell’energia potrebbero dare nuovo impeto alla produzione domestica americana, ma allo stesso complicare qualunque agenda ambientale promessa da Biden e dai democratici.

La direzione europea

Come chiariscono, impietosamente, i numeri la dipendenza dell'Europa della materie prime russe è ancora troppo pesante per prendere una posizione al pari di quella di Biden e Johnson. I leader europei hanno però iniziato a valutare l’ipotesi di un embargo sulle importazioni di idrocarburi dalla Russia. Difficile che si arrivi allo stop totale, vista la posizione tedesca. Ma qualche nuova restrizione è di sicuro alle porte. Le direttrici su cui si muove il piano sono un tetto ai prezzi del gas, spinta alle rinnovabili, quote minime per gli stock nazionali per il gas, più flessibilità sugli aiuti di Stato e la diversificazione delle forniture, l’aumento dell’efficienza di edifici e processi industriali.

Bloomberg citando fonti europee scrive che il piano d’emergenza punta a ridurre dell’80% già quest’anno la dipendenza dalle importazioni di gas russo grazie a maggiori importazioni di Lng (come quelle dal Qatar, per l’Italia).

La reazione della Russia

Non poteva mancare una pronta reazione di Putin all'annuncio di Biden. Il presidente russo   ha subito firmato un decreto per limitare le esportazioni e le importazioni di determinati prodotti e materie prime con alcuni Paesi fino al 31 dicembre. Lo ha riportato l'agenzia russa Tass, aggiungendo che il Governo è stato incaricato di determinare entro due giorni gli elenchi degli Stati esteri che saranno interessati da queste decisioni.

"Abbiamo tutto il diritto di prendere una decisione corrispondente e imporre un embargo sul pompaggio di gas attraverso il gasdotto Nord Stream 1", ha detto il vicepremier russo Aleksandr Novak, secondo quanto riporta la Bbc, commentando l'ipotesi dell’embargo al petrolio russo e la decisione tedesca di congelare l'autorizzazione del Nord Stream 2, il gasdotto gemello al primo che collega la Russia con la Germania.

"L'esclusione del petrolio russo dai mercati internazionali porterebbe a conseguenze catastrofiche causando un balzo dei prezzi fino a 300 dollari al barile" ha tuonato Novak.

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