Occhio però ad andare a correre anche a lockdown finito: un metro di distanza non basta
Correndo, il droplet crea una sorta di scia (slip-stream), che potrebbe avvolgere chi si trova immediatamente dietro di noi.
Quando si corre la respirazione è sicuramente più intensa e affannosa rispetto al normale. Il cosiddetto "droplet", le goccioline di saliva che normalmente emettiamo nel parlare, nella fase di espirazione può essere particolarmente consistente. Poi c'è il cosiddetto "aerosol", ovvero goccioline ancor più minuscole in sospensione nell'aria che emettiamo semplicemente respirando e che passano dai polmoni alla bocca. Se il primo è ormai assodato come principale veicolo del coronavirus (soprattutto se si tossisce o se si starnuta), sul secondo la questione è ancora controversa, ma sempre più studi considerano la possibilità che il Covid-19 si possa contrarre anche grazie alle microscopiche particelle che costituiscono gli aerosol.
Dibattito in corso: il coronavirus circola nell’aria?
Ne ha parlato uno studio commissionato dalla Casa Bianca ad un gruppo prestigioso di esperti, capitanati da Harvey Fineberg, presidente della National Academy of Sciences ed ex preside della Harvard School of Public Health. Secondo un altro studio cinese diffuso negli ultimi giorni (che sarà pubblicato a luglio in Emerging Infectious Diseases, una rivista pubblicata dai Centers for Disease Control and Prevention Usa), alcuni clienti di un ristorante di Wuhan seduti in tavoli vicini sarebbero rimasti contagiati a causa del flusso d’aria condizionata del locale che ha diffuso l'aerosol di un soggetto positivo asintomatico. La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha spiegato in più occasioni che per ora non sono emerse prove rilevanti in grado di verificare con sicurezza l’affermazione “il coronavirus circola nell’aria”, ma non è stata neppure in grado di affermare il contrario.
Il distanziamento sociale nella pratica dello sport
Prudenza insomma. Ma tornando alla corsa, arriviamo a un altro studio preprint, questa volta a cura di due università, la belga Katholieke Universiteit Leuven e la olandese Eindhoven University of Technology che prende in considerazione proprio il tema del distanziamento sociale nella pratica dello sport, anche all’aperto.
Anche lasciando perdere l'aerosol, lo studio ha dimostrato come il solo droplet, correndo, crei una sorta di scia (detta slip-stream), che potrebbe avvolgere chi si trova immediatamente dietro di noi o che comunque sopraggiungesse nelle immediate vicinanze.
Un metro no basta: 5 metri di distanza di sicurezza
Il comportamento delle particelle di saliva è stato studiato in diverse situazioni e angolazioni, approfittando per altro di modelli matematici già usati in passato nel campo dell'agonismo per l'analisi delle “scie”. In condizioni normali, correndo una accanto all'altra due persone non dovrebbero correre rischi... a meno che non ci sia un vento particolare.
Ma un metro non basta: una distanza di sicurezza ragionevole secondo i ricercatori sarebbe di 5 metri per i runner e di 10 per i ciclisti. Insomma, non state uno dietro all'altro, anzi... ancor meglio correte da soli, se volete azzerare qualsiasi possibile rischio.
GUARDA IL FILMATO: