Nel bresciano

Manifestazione pacifista davanti alla base Nato di Ghedi: "Stop alla guerra, non armate l'Ucraina"

Circa 300 persone si sono date appuntamento fuori dalla base militare.

Manifestazione pacifista davanti alla base Nato di Ghedi: "Stop alla guerra, non armate l'Ucraina"
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Circa 300 persone, nella giornata di ieri, domenica 6 marzo 2022, si sono date appuntamento fuori dalla base militare della Nato a Ghedi, nel Bresciano, per manifestare non soltanto contro la guerra in Ucraina ma anche contro l'invio di armi. Presenti esponenti di Potere al Popolo e dei centri sociali bresciani.

Manifestazione fuori dalla base Nato di Ghedi

Il comune di Ghedi, 18mila abitanti, è uno dei luoghi in cui la base Nato ospita il 6º stormo dell’aeronautica militare e non solo. Nei suoi bunker, parliamo di numeri stimati, perché non vi sono conferme in merito, ci sarebbero almeno una ventina di testate nucleari. Di questo sono convinti gli attivisti, che ribadiscono:

Siamo di fronte a una base che sta installando armi atomiche per essere utilizzate. Se non si apre una fase di disarmo, di riduzione della guerra, andiamo verso la terza guerra monidiale. I vili sono i guerrafondai che vogliono armare l'Ucraina.

Un trionfo di bandiere della pace, cartelloni e slogan. La protesta pacifica all’esterno dell’aerobase è stata promossa dal “Comitato bresciano contro la guerra” che riunisce una ventina di realtà pacifiste del territorio e movimenti dell’estrema sinistra.

"Per la sconfitta dell'invasione militare Russa. Giù le mani di Putin, Nato e Unione Europea dall'Ucraina" è stato scritto su alcuni volantini. "Fuori l'Italia dalla Nato, fuori la Nato dall'Italia" lo slogan ripetuto. Presenti esponenti di Potere al Popolo e dei centri sociali locali.

Come racconta Prima Brescia, ecco le ragioni del gruppo Donne e uomini contro la guerra Brescia, anch'essi scesi in campo:

"Questa base (di Ghedi ndr) è il simbolo e lo strumento della guerra più estrema e finale, quella nucleare. A Ghedi sono presenti le bombe atomiche e i bombardieri per usarle e se ne vogliono installare di nuove criminalmente più efficaci. Siamo a Ghedi per dire no alla guerra, per il cessate al fuoco immediato in Ucraina e per solidarietà a tutte le popolazioni che della guerra sono le vittime. Vogliamo il riconoscimento del diritto all’auto-derminazione e alla vita in pace del popolo ucraino e di quello del Donbass, di tutti i popoli. Siamo contro ogni aggressione militare, quella di Putin oggi, quelle della NATO negli ultimi trent’anni. Ci opponiamo alla decisione del governo e del Parlamento di inviare armi in Ucraina, in totale violazione della Costituzione, che porta l’Italia in guerra. Vogliamo fermare l’escalation di rappresaglie e armi, alimentata da una isteria bellicista senza precedenti, il cui sbocco può essere la terza guerra mondiale. Fermare la guerra vuol dire fermare la guerra, non alimentarla. Diciamo no alle armi nucleari che potrebbero essere smantellate con il Trattato per la loro proibizione, a cui aderisce la maggioranza dei paesi ONU, ma che viene rifiutato dal governo italiano e dalla NATO. Se si vuole la pace si deve costruire la pace, cioè disarmare e sciogliere le alleanze militari a partire dalla NATO. Un mondo in pace è un mondo senza potenze dominanti, senza imperialismi, senza blocchi contrapposti. “Chiudete gli arsenali, aprite i granai”, diceva Sandro Pertini. Oggi è vero e concreto più che più mai."

"Non armiamo l'Ucraina"

Non solo contro la guerra, ma anche contro i rifornimenti di armamenti bellici che, anche dall’Italia, sono stati inviati nel Paese sotto attacco. Indice puntato, quindi, contro il mancato rispetto della Costituzione e della legge 185 “che vieta di fornire armi ai paesi in guerra e che non rispettano i diritti umani”, ma, anche, contro l’allargamento della Nato ai paesi dell’Est Europa e contro le sanzioni economiche alla Russia, definite “benzina sul fuoco”.

"Siamo contro le guerre, contro tutte le guerre", ridadiscono i presenti.

A ribadire la posizione dei manifestanti un messaggio di Matteo Mantero, senatore di Potere al Popolo:

"La pace non si fa con le armi. Putin è un criminale e va processato per crimini di guerra, ma non è meno criminale chi lo ha provocato spingendo i confini della NATO - che avrebbe dovuto essere sciolta da anni - fino alle porte della Russia. Inviare armi in Ucraina equivale ad utilizzare quella nazione come campo di battaglia NATO-Russia e a farne le spese saranno come sempre i civili. La politica imperialista America al pari di quella Russa, l’espansione immotivata della NATO, l’inasprimento del conflitto rischiano di trascinarci in una guerra mondiale. La via diplomatica è l’unica strada per evitare l’escalation del conflitto. Ma è necessario cambiare paradigma, finché sarà il capitale economico e non umano a pilotare le decisioni dei governanti il rischio di una guerra è sempre oltre l’angolo."

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