Il discorso integrale di Draghi al Senato sulla guerra in Ucraina: "In discussione l'ordine costruito alla fine della seconda guerra"
Il presidente del Consiglio sta illustrando tutte le misure che sono state e verranno messe in atto a favore del popolo ucraino.
L'informativa in Senato del presidente del Consiglio Mario Draghi è cominciata alle 10 di oggi, martedì 1° marzo 2022. Il premier sta facendo il punto sulla guerra tra Russia ed Ucraina e su tutte le misure che sono state e verranno messe in atto a favore del popolo ucraino. Qui di seguito la conferenza in diretta.
Draghi in Senato per fare il punto sulla guerra tra Russia e Ucraina
LA CONFERENZA IN DIRETTA:
Le relazioni internazionali in discussione
"L'attacco è una gravissima violazione della sovranità di uno Stato libero e democratico, dei trattati internazionali e dei più fondamentali valori europei. Voglio esprimere ancora una volta la solidarietà del popolo e del Governo italiano alla popolazione ucraina e al presidente Zelensky.
Non può essere tollerato, ma l'agenda della Russia e del suo presidente è vasta e complessa e a lungo premeditata: ho la sensazione di essere solo all'inizio di un profondo cambiamento nelle relazioni internazionali. Ciò che è in discussione è l'ordine internazionale che fu costruito alla fine della seconda guerra mondiale, quel sistema di relazioni che ci ha accompagnato in questo lungo periodo, complessivamente di crescita, di prosperità, di progresso. E' questo sistema che oggi viene posto in discussione.
L'Italia a tutto ciò che è successo ha reagito subito. Ho convocato già nella mattinata di ieri al Ministero degli Affari Esteri l'ambasciatore della Federazione Russa: abbiamo richiamato Mosca a cessare l'offensiva e a ritirare le forze in modo incondizionato e abbiamo ribadito il pieno sostegno italiano all'integrità territoriale e alla sovranità dell'Ucraina,
Sempre nella mattinata di ieri ho parlato con i leader europei e ho condiviso la ferma condanna di un attacco ingiustificato non provocato ai danni del Ucraina".
Drammatico collegamento di Zelensky col Consiglio europeo
"Nel primo pomeriggio di ieri ci siamo riuniti insieme agli altri leader del G7 e abbiamo adottato una dichiarazione di ferma condanna dell'aggressione russa e di richiamo alla cessazione delle ostilità e di ritorno alle trattative.
In serata ho partecipato a un Consiglio Europeo straordinario a cui ha preso parte anche il presidente Zelensky. Durante questo Consiglio Europeo, l'Unione Europea ha espresso la sua condanna nei confronti della Russia della Bielorussia.Quel collegamento con il presidente Zalansky è stato veramente drammatico: è nascosto in qualche parte, ci ha chiaramente detto che non aveva tempo di stare con noi, che l'Ucraina non ha più tempo, che la sua famiglia e lui stesso sono obiettivi delle forze di invasione.
E' stato un momento che ha colpito tutti i partecipanti al Consiglio Europeo, un momento molto molto drammatico".
Tessuto economico sociale ucraino distrutto: gli aiuti finanziari
"Nel pomeriggio di oggi parteciperò a un vertice della Nato per coordinare il rafforzamento del fianco orientale.
Stiamo definendo un pacchetto da 110 milioni di euro per aiuti finanziari all'Ucraina per scopi umanitari e di stabilizzazione macro finanziaria.
Sì perché nel frattempo l'intero tessuto economico-sociale dell'Ucraina è stato distrutto: questo risultato certamente Putin l'ha raggiunto.
L'economia non funziona più, la classe dirigente è sparita, c'è stato un esodo imponente verso i paesi limitrofi. Insomma il tessuto economico-sociale dell'Ucraina non esiste più. Si stanno predisponendo misure di assistenza in particolare nel settore della sminamento e della fornitura di equipaggiamento di protezione".
Dialogo impossibile con Mosca: rafforzare la difesa atlantica
"Le violenze di questa settimana da parte della Russia rendono un dialogo nei fatti impossibile. La nostra priorità oggi dev'essere rafforzare la sicurezza del nostro continente e applicare la massima pressione sulla Russia perché ritiri le truppe e torni al tavolo dei negoziati.
Dal punto di vista militare la Natosi è già attivata. Ieri si è riunito il Consiglio Nord Atlantico, sulla base di quanto previsto dall'articolo 4 del Trattato di Washington, che ha provato cinque piani di risposta gradualeche in questa prima fase puntano a consolidare la postura di deterrenza a Est.
Le fasi successive sono vincolate ad un evoluzione dello scenario e prevedono l'assunzione di una postura di difesa e in seguito una postura di ristabilimento della sicurezza.
I piani prevedono l'incremento delle forze dispiegate in territorio alleato con il transito delle unità militari e un impegno immediato delle forze italiane: ci sono unità già schierate in zona operazioni, circa 240 uomini attualmente schierati in Lettonia insieme a forze navali e velivoli in Romania.
Siamo pronti a contribuire con circa 1400 uomini e donne dell'esercito della Marina e dell'Aeronautica e con ulteriori 2mila militari disponibili. Le truppe saranno impiegate nell'area di responsabilità della Nato e non c'è nessuna autorizzazione implicita dell'attraversamento dei confini.
L'Italia e la nato vogliono trasmettere un messaggio di unità e solidarietà alla causa ucraina e di difesa dell'architettura di sicurezza Europea voglio ringraziare il ministro Guerini e le nostre forze armate per la loro prontezza e una loro preparazione".
Le sanzioni contro la Russia
"L'Italia è perfettamente in linea con gli altri paesi dell'Unione europea, fra tutti Francia e Germania, sulle sanzioni. Le misure sono state coordinate insieme ai nostri partner del G7 con i quali condividiamo pienamente strategia e obiettivi.
Mercoledì sono state formalmente approvate le prime misure restrittive verso la Russia, che consistono nel bando alle importazioni e le esportazioni da entità separatiste, sul modello di quanto fu fatto nel 2014 in occasione dell'invasione e dell'annessione illegale della Crimea.
Ci sono anche sanzioni economiche finanziarie alla Russia, come il divieto di rifinanziamento del debito sovrano sul mercato secondario e il congelamento di asset di 3 Istituti bancari russi, più sanzioni mirate nei confronti di individui e entità come gli oltre 300 membri della Duma che hanno proposto il riconoscimento dei territori separatisti e che hanno votato a favore.
In seguito all'invasione russa dei giorni scorsi, nel Consiglio Europeo di ieri abbiamo approvato altre misure molto più stringenti e incisive che erano in preparazione da settimane. Gli atti legislativi sono discussi in queste ore a Bruxelles e quindi potrò dare un resoconto soltanto parziale del loro contenuto, ma saranno finalizzati in tempi rapidissimi, credo oggi stesso martedì.
Queste sanzioni includono misure finanziarie come il divieto di rifinanziamento per banche e imprese pubbliche in Russia, il blocco di nuovi depositi bancari dalla Russia verso istituti di credito dell'Unione Europea, misure sul settore dell'energia mirate a impedire il trasferimento di tecnologia avanzate solitamente utilizzate nella raffinazione, misure nel settore dei trasporti come il divieto di esportazione e di esportazione esteso a tutti i beni le tecnologie e i servizi destinati al settore aereo, un blocco dei finanziamenti per nuovi investimenti in Russia e altre misure di controllo delle esportazioni, più la sospensione degli accordi di facilitazione dei visti per passaporti diplomatici. Abbiamo inoltre un secondo pacchetto che include membri della Duma non ancora sanzionati in questi giorni".
La crisi energetica: cosa dobbiamo fare da qui in avanti
"L'Unione Europea ha dato prova della sua determinazione della sua compattezza. Le sanzioni che abbiamo approvate e quelle che potremmo provare in futuro ci impongono di considerare con grande attenzione il loro impatto sulla nostra economia.
La maggiore preoccupazione riguarda il settore energetico che è già stato colpito da rincari di questi mesi: circa il 45% del gas che importiamo proviene infatti dalla Russia, in aumento dal 27% rispetto a circa 10 anni fa.
Le vicende di questi giorni dimostrano l'imprudenza di non aver diversificato maggiormente le nostre fonti di energia e i nostri fornitori negli ultimi decenni. Dobbiamo procedere spediti sul fronte della diversificazione per superare quanto prima la nostra vulnerabilità ed evitare il rischio di crisi future.
Il governo segue in modo costante i flussi di gas in stretto coordinamento con le istituzioni europee abbiamo riunito diverse volte il comitato di emergenza gas per regolamentare analizzare i dati operativi e gli scenari possibili. Gli stoccaggi italiani beneficiano dell'aver avuto a inizio inverno una situazione migliore rispetto a quella di altri Paesi europei e anche grazie alla qualità delle Infrastrutture di cui disponiamo.
Il livello di riempimento aveva raggiunto il 90% alla fine del mese di ottobre. Mentre gli altri paesi europei erano intorno al 75%. Gli stoccaggi sono stati poi utilizzati a pieno ritmo e nel mese di febbraio hanno già raggiunto il livello che hanno generalmente a fine marzo.
Questa situazione che sarebbe stata più grave in assenza di infrastrutture di politiche adeguate è simile a quella che vivono altri paesi europei tra cui la Germania: la fine dell'inverno e l'arrivo delle temperature più minuti ci permettono di guardare con maggiore fiducia ai prossimi mesi, ma dobbiamo intervenire per migliorare ulteriormente la nostra capacità di stoccaggio. Per i prossimi anni l'Italia è impegnata inoltre a spingere l'Unione Europea nella direzione di meccanismi di stoccaggio comuni, che aiutino tutti i paesi a fronteggiare momenti di riduzione temporanea nelle forniture.
Il governo comunque è al lavoro per affrontare tutte le misure necessarie per gestire al meglio una possibile crisi energetica. Ci auguriamo che questi piani non siano necessari, ma non possiamo farci trovare impreparati.
Le misure di emergenza includono una maggiore flessibilità dei consumi di gas, sospensioni nel settore industriale e forniture alternative: intendiamo incrementare il gas naturale liquefatto importato da altre rotte come gli Stati Uniti. Il presidente americano Biden ha offerto la sua disponibilità a sostenere gli alleati con maggiori rifornimenti, tuttavia la nostra capacità di utilizzo è limitata dal numero ridotto dei rigassificatori che sono in funzione oggi.
Il governo intende poi lavorare per incrementare i flussi da gasdotti non a pieno carico come dall'Azerbaigian, dall'Algeria, dalla Tunisia e dalla Libia.
Potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone per comare eventuali mancanze nell'immediato.
Il Governo è pronto a intervenire per calmierare ulteriormente il prezzo dell'energia ove questo fosse necessario e credo che sarà necessario...
Ci obbliga a prestare maggiore attenzione ai rischi geopolitici che pesano sulla nostra politica energetica e a ridurre la vulnerabilità delle nostre forniture: voglio ringraziare il ministro Cingolani per il lavoro che svolge quotidianamente.
Occorre procedere spediti come stiamo facendo nella direzione di un maggiore sviluppo delle fonti rinnovabili anche e soprattutto con una maggiore semplificazione delle procedure per l'installazione degli impianti (dobbiamo necessariamente superare queste complessità, almeno in parte sono legittimi passaggi di controllo, ma sono di una complessità straordinaria per cui tutto quanto sta sperimentando un rallentamento).
Dobbiamo rafforzare in corridoio Sud, migliorare la nostra capacità di rigassificazione, aumentare la produzione nazionale a scapito delle importazioni, perché il gas prodotto in Italia è non solo più gestibile, ma anche meno caro".
Il problema dei profughi
"È probabile un'ingente flusso di profughi verso i paesi europei limitrofi. Il presidente ucraino Zelensky ha firmato la determinazione delle autorità ucraine a resistere, a rispondere al fuoco russo. Ha emanato un decreto che dispone una mobilitazione generale in tutti gli uomini tra 18 e 60 anni di età ai quali è stato fatto divieto di lasciare il Paese.
Le operazioni rischiano di prolungarsi fino alla distruzione del sistema difensivo ucraino. L'obiettivo dichiarato è quello di neutralizzare, demilitarizzare e - ha aggiunto Putin - denazificare l'Ucraina.
L'Ambasciata italiana a Kiev è aperta e pienamente operativa e mantiene i rapporti con le autorità ucraine in coordinamento con le altre ambasciate, anche a tutela degli italiani residenti.
L'ambasciata è in stato di massima allerta ed è pronta a qualsiasi decisione: abbiamo già provveduto a spostare il personale in un luogo più sicuro: a circa 2000 connazionali presenti è stato raccomandato di seguire le indicazioni delle autorità locali e di valutare con estrema cautela gli spostamenti via terra dentro e fuori paese.
Stiamo pianificando in coordinamento con le principali ambasciate dell'Unione Europea un'evacuazione in condizioni di sicurezza. Voglio ringraziare l'ambasciatore Pierfrancesco Zazo e tutto il personale dell'ambasciata per la professionalità e la dedizione, il coraggio che stanno dimostrando in queste ore e voglio ringraziare il ministro Di Maio, i diplomatici e tutto lo staff della Farnesina".
L’appello alle forze politiche nel nome dell’unità
"Siamo di fronte a una crisi di portata storica, potrebbe essere lunga e difficile da ricomporre. Anche perché si sta confermando l'esistenza di profonde divergenze sulla visione dell'ordine internazionale mondiale.
Il Governo intende lavorare senza tregua in stretto coordinamento con gli alleati per dare ai cittadini le risposte che cercano in questo momento di grave incertezza: per farlo è essenziale il vostro appoggio, della maggioranza e anche dell'opposizione.
In queste ore mi sono arrivate dichiarazioni di sostegno da tutti i gruppi politici e dei loro leader: vorrei ringraziarvi tutti, vi sono sinceramente grato perché il Parlamento è il centro della nostra democrazia e la casa di tutti gli italiani e la sua vicinanza esprime la vicinanza del paese davanti alle terribili minacce .
Per essere uniti con l'Ucraina e con i nostri alleati dobbiamo prima di tutto restare uniti tra noi".