Dopo il Covid, la guerra: il Governo dichiara un nuovo stato di emergenza. Cosa succede ora
La questione non dovrebbe riguardare le restrizioni Covid, che dovrebbero comunque iniziare a decadere da aprile.
Il premier Mario Draghi pochi giorni fa aveva annunciato la fine dello stato di emergenza Covid per il 31 marzo. Nemmeno il tempo di tirare un sospiro di sollievo ed ecco l'annuncio: rinnovo dello stato di emergenza per tre mesi a causa della guerra in Ucraina. Insomma, dopo il Covid c'è la guerra. E lo stato di emergenza continua. Ma con qualche differenza.
Il Governo annuncia lo stato di emergenza per la guerra in Ucraina
Venerdì il Consiglio dei ministri ha deliberato tre mesi di stato di emergenza per consentire gli interventi della Protezione civile all’estero e della protezione civile europea. Decise misure per far dare immediata risposta alle necessità legate allo scoppio della guerra.
L’adozione del provvedimento - spiegano da Palazzo Chigi - è necessaria al fine di assicurare il concorso dello Stato italiano nell’adozione di tutte le iniziative di protezione civile anche attraverso la realizzazione di interventi straordinari e urgenti a supporto delle operazioni di soccorso e assistenza alla popolazione interessata, interventi da svolgersi durante lo stato di emergenza.
Per tale primo intervento sono stati stanziati tre milioni di euro, a carico del Fondo per le emergenze nazionali, che comprendono, al netto di quanto sarà rimborsato dall’Unione europea, gli oneri che verranno sostenuti per il trasporto, il dispiegamento e il reintegro dei materiali.
Riguarda anche il Covid?
La questione - almeno a prima vista, dato che non sono state ancora fornite delucidazioni ufficiali - non dovrebbe riguardare la questione Covid. Si tratta infatti di un provvedimento completamente slegato e necessario - secondo quanto spiega il Governo - per fornire supporto alle operazioni di Protezione civile. Dunque, nessun "pericolo" di prolungamento delle misure emergenziali anti-Covid che è previsto si fermino a partire da aprile. Almeno in teoria...
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