Vostro figlio mente sulla sua età in TikTok? Rimossi già 500mila profili
L'app cinese si è impegnata a garantire la cancellazione entro 48 ore, fondamentali sono state anche le segnalazioni di utenti e moderatori.
Troppi minori riescono ancora a eludere il sistema e iscriversi al social più in voga del momento: TikTok. Il 9 febbraio 2021 il Garante italiano per la protezione dei dati personali aveva vietato all’app cinese il trattamento dei dati degli under-13, obbligandola a tentare di verificare l’età di tutti i suoi iscritti in Italia. E' notizia della ultime ore che TikTok ha bloccato o rimosso più di 500 mila profili di utenti italiani che hanno meno di 13 anni che, stando alle regole della piattaforma e alle norme italiane, non si sarebbero potuti iscrivere. L'app cinese si è impegnata a garantire la cancellazione, entro 48 ore.
500mila profili rimossi su TikTok
A dettagliare i fatti, supportato dai numeri, è il Garante:
Dal 9 febbraio al 21 aprile, a più di 12,5 milioni di persone è stata chiesta la data di nascita nel momento in cui provavano a usare l’app. Anche questo numero è interessante: 12 milioni e mezzo sono dunque gli utenti italiani attivi su TikTok in quel lasso di tempo. Siamo già sopra le stime che si aggiravano intorno ai 10 milioni e, per arrivare a ipotizzare il totale, bisogna contare anche chi ha un profilo ma non ha tentato di aprirlo o usarlo.
Il Garante ha, quindi, chiesto a Tik Tok di mettere in campo una serie di ulteriori interventi al fine di tenere gli infratredicenni fuori dalla piattaforma. Tik Tok si è impegnata a:
- garantire la cancellazione, entro 48 ore, degli account segnalati e che risultino, all’esito di verifiche, intestati a utenti al di sotto dei 13 anni di età;
- rafforzare i meccanismi di blocco dei dispositivi utilizzati dagli utenti infratredicenni per provare a accedere alla piattaforma;
- studiare e elaborare soluzioni, anche basate sull’intelligenza artificiale, che nel rispetto della disciplina in materia di protezione dei dati personali, consentano di minimizzare il rischio che bambini al di sotto dei 13 anni di età utilizzino la piattaforma;
- lanciare nuove iniziative di comunicazione, sia in app che attraverso radio e giornali, allo scopo di educare a un uso consapevole e sicuro della piattaforma e di ricordare che la piattaforma non è adatta a un pubblico di infratredicenni;
- studiare e elaborare una nuova informativa realizzata con linguaggio semplice e con modalità interattive e coinvolgenti dedicata agli utenti minorenni anche utilizzando modalità multimediali o nuove soluzioni idonee a rafforzare le opportunità che i minorenni prendano effettivamente conoscenza del contenuto di tale informativa;
- condividere con il Garante, dati e informazioni relative all’efficacia delle diverse misure adottate, al fine di collaborare nell’identificazione di misure efficaci e capaci di contenere il fenomeno.
Il Garante vigilerà sull’adempimento da parte di Tik Tok in relazione agli impegni assunti e proseguirà nella sua attività di indagine e verifica nell’ambito dei procedimenti già avviati nei confronti della piattaforma.
I rischi per i minori
Circa 400 mila, scrive il Garante, hanno dichiarato di non avere ancora 13 anni e sono stati bloccati. Questo vuol dire che i profili sono o possono essere ancora online ma i loro intestatari non sono in alcun modo in grado di effettuare l’accesso e interagire. Altri 140 mila avevano invece superato il cosiddetto age gate e sono stati segnalati da altri utenti e/o scovati dai moderatori e rimossi.
Le direttive imposte a TikTokdovrebbero valere per tutte le piattaforme social, perché i rischi per i minori e per i soggetti fragili sono tanti e un uso disattento può avere conseguenze davvero pericolose, ha spiegato il Presidente dell'Autorità Garante per la privacy, Pasquale Stanzione:
"Sono strumenti potentissimi. I rischi per i minori sono amplificati per la scarsa consapevolezza che hanno delle implicazioni di ogni loro "click", ma anche per l'effetto che ogni lesione dell'immagine o della dignità ha su una personalità più fragile, ancora in formazione".
Senza contare i contenuti inappropriati che possono influenzare anche in maniera fatale i giovanissimi.
Il caso scatenante
Il provvedimento del 9 febbraio 2021 del Garante è legato a un drammatico fatto di cronaca, che ha imposto di correre ai ripari quanto prima. Parliamo della piccola Antonella, bimba palermitana di 10 anni che sarebbe morta soffocata durante una sfida social. Sulla questione era intervenuta anche Ginevra Cerrina Feroni, vice Presidente del Garante per la protezione dei dati personali:
"C'è un elemento su cui, al di là della vicenda specifica, occorre più in generale interrogarci: ed è l'età anagrafica per l'accesso ai social. È esattamente questa una delle contestazioni mosse dal Garante alla piattaforma nel caso della bambina di Palermo, ovvero l'assenza di adeguate misure tecniche volte a verificare con certezza l'effettivo raggiungimento da parte degli utenti della soglia minima richiesta. Che nel caso di TikTok sono 13 anni per poter fornire un consenso valido all'utilizzo dei servizi digitali offerti, come previsto dalla normativa in materia di protezione dati".
Polemiche anche su Instagram per bambini
Rimanendo sull'argomento "social e minori" sta facendo discutere ferocemente anche l'ipotesi accarezzata da Mark Zuckerberg di lanciare una versione Instagram per gli under 13.
Quasi 100 gruppi di difesa dell'infanzia e dei consumatori di Nord America, Europa, Africa e Australia hanno chiesto al fondatore di Facebook di abbandonare il piano che interesserebbe i pre-adolescenti. Anche nel caso di IG si verificano i medesimi problemi rilevati con TikTok: il social consente solo a chi ha più di 13 anni di aderire, ma la verifica dell'età su Internet rende difficile cogliere tutti gli infrangere le regole.
"La realtà è che i bambini sono online", ha detto la portavoce di Facebook Stephanie Otway. Il punto ora è: creare un'oasi protetta - sempre ammesso che si riesca a farlo a livello pratico - per questa delicata platea anagrafica, come vorrebbe Zuckerberg, oppure impedire e non incentivare il consumo social a bambini e pre-adolescenti evitando di esporli a rischi e conseguenze non sempre prevedibili e gestibili?