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Quanto guadagnano le case farmaceutiche sui vaccini Covid

Scienziati e intellettuali spingono affinché vengano liberalizzati i brevetti, dando così una chance in più ai Paesi più poveri.

Quanto guadagnano le case farmaceutiche sui vaccini Covid
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Il tema è caldo e non riguarda soltanto la mera speculazione, spesso dal retrogusto complottista, incentrata sulle classiche domande "Quanto ci guadagnano le case farmaceutiche sui vaccini?". Certo, il punto è interessante ed è sicuramente una domanda legittima, ma ciò che preme è anche capire quale sarà l'orientamento di Usa ed Europa circa l'opportunità di fare pressioni sui colossi farmaceutici affinché i brevetti vengano sospesi - considerato che è in corso un'epidemia planetaria - consentendo davvero una produzione e una vaccinazione di massa. Le varianti corrono e più il virus viene lasciato circolare maggiori saranno quelle con cui ci troveremo a fare i conti: insomma curare soltanto il nostro orticello non ci salverà.

I guadagni delle case farmaceutiche coi vaccini

L'azienda statunitense Pfizer ha stimato ricavi aggiuntivi nel solo 2021 per 15 miliardi di dollari dal suo vaccino: quasi il 40% dell’intero giro d’affari mondiale annuo del colosso farmaceutico.

Non è da meno l'altrettanto americana Moderna (il cui vaccino anti Covid è fra i più costosi sul mercato) che quest'anno passerà da 800 milioni di fatturato a 18 miliardi. Un balzo vertiginoso.

Ma quanto è costato alle aziende produrre il vaccino e tutto il lavoro di ricerca? Report ha mostrato i documenti sui contratti che sono stati sottoscritti con la Commissione Europea, svelando dettagli interessanti.

"La cifra di 15,50 a dose per il vaccino di Pfizer-Biontech di cui si parla da mesi non è propriamente corretta: quella è soltanto la media fra due prezzi differenti concordati con la casa farmaceutica. L’azienda infatti ha venduto il suo siero a 17,50 euro per i primi 100 milioni di dosi, e 13,50 euro da 100 a 200 milioni di dosi. Poi però il prezzo risale: per tutti gli ordini ulteriori fatti entro 3 mesi dall’autorizzazione concessa da Ema (dunque fino al 21 marzo), si passa a 15,50 euro a dose. Dopo, di nuovo a 17,50 euro. E il prezzo sembra destinato ad aumentare ancora in futuro. Per il momento, però, il primato di vaccino più caro sul mercato resta di Moderna: 18.80 a dose."

Moderna spenderà per produrre 80 milioni di dosi per l’Europa (e che frutteranno ricavi per oltre 1,6 miliardi di euro) poco più di 300 milioni di euro. Il 20% del valore del venduto. 84 milioni costeranno le materie prime per produrre il siero; 173 milioni per la produzione; e altri 40 milioni tra spese di logistica e oneri regolatori. Semplificando: Moderna venderà il suo vaccino a quasi 6 volte i suoi costi diretti. A cui aggiungere le spese di ricerca e sviluppo che, sempre secondo i bilanci del colosso, per la ricerca sul vaccino anti Covid sono ammontate a poco più di 800 milioni di dollari nel 2020. Dal contratto Pfizer, invece, manca il dettaglio dei costi.

Il divario tra costi di ricerca e produzione rispetto al prezzo di vendita dei vari sieri rende l'operazione una delle più remunerative nella storia delle case farmaceutiche. 

Chiedere la sospensione dei brevetti

Assodata questa realtà che, piaccia o non piaccia, è l'unica che può al momento tirarci fuori dalla pandemia e far ripartire l'economia mondiale, senza contare le milioni di vite che si andranno a salvare, passiamo alle questioni di carattere non soltanto etico, ma anche scientifico e politico.

Da una parte ci sono i pochissimi detentori dei brevetti del siero, da cui traggono guadagni stellari, dall'altra la comunità scientifica, molte associazioni e intellettuali e premi Nobel che pressano affinché - considerata la situazione extra ordinaria - vengano sospesi i brevetti sui vaccini anti Covid.

Biden per la liberalizzazione dei brevetti

L'uomo più potente del mondo, il presidente Usa Joe Biden intende raccogliere l’appello di scienziati e cittadini, che sperano nella liberalizzazione dei brevetti dei vaccini anti Covid.

Moderna infatti non è del tutto privata, avendo ricevuto finanziamenti dal Governo Trump. Se Pfizer non vuol liberare i brevetti, Biden parla di liberalizzare il brevetto di Moderna per una questione di sicurezza nazionale.

E  Draghi? Anche da noi soffiano correnti che chiedono al Presidente del Consiglio di schierare l'Italia a sostegno della proposta di India e Sud Africa per una moratoria temporanea dei brevetti sui vaccini e sui farmaci anti COVID-19 e di esercitare tutta la sua influenza anche nei confronti della Commissione Europea.

L'occasione imminente è la riunione del Consiglio TRIPs, previsto per il 22 e il 30 aprile, seguito il 5 maggio, dal Consiglio Generale del WTO. Una missiva, a nome del Comitato Italiano Diritto alla Cura (portavoce della Campagna Europea -Right2Cure #NoprofitOnPandemic), esprime la preoccupazione di non riuscire a vaccinare il 70% della popolazione mondiale entro il 2021:

"Per mettere in sicurezza la salute di tutti, anche perché 9 persone su 10 nei Paesi poveri non avranno accesso ai vaccini entro la fine dell'anno. Il virus continuerà a circolare e a mutare, vanificando gli sforzi economici e i sacrifici fatti dalle popolazioni, da quando è cominciata la pandemia. Ma soprattutto significherà milioni di morti, una catastrofe umanitaria. Quindi, solo liberalizzando i brevetti, almeno temporaneamente, sarà possibile assicurare la produzione di vaccini in quantitativi sufficienti a coprire il fabbisogno mondiale: in gioco c'è la vita di tutti e non solo dei popoli del fortunato occidente economico. Per questo è necessario che il Governo italiano si batta, senza tentennamenti, per la sospensione temporanea dei brevetti, evitando di diventare corresponsabile di tale, immenso, ma evitabile disastro".

Al Comitato Italiano hanno aderito ad oggi 103 realtà associative, fra cui le maggiori organizzazioni sindacali, tantissime associazioni nazionali e varie forze politiche.

Anche a Biden è stata recapitata una lettera simile, firmata da 170 personalità, fra cui numerosi premi Nobel ed eminenti personalità della politica e delle istituzioni a livello internazionale.

L'ipotesi più ragionevole potrebbe essere quella di una cessione delle licenze dietro pagamento, facendo anche leva sui cospicui fondi pubblici che sono stati forniti alle aziende per lo sviluppo del prodotto.

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