Alta tensione

Draghi, nuovo ultimatum ai partiti: "O si cambia o vi trovate un nuovo Governo"

Nervi tesi nei rapporti tra Governo e la maggioranza. In particolare verso il Centrodestra, fine legislatura sempre più a rischio.

Draghi, nuovo ultimatum ai partiti: "O si cambia o vi trovate un nuovo Governo"
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Draghi, nuovo ultimatum: "O si cambia o vi trovate un nuovo Governo".

Si tratta del secondo ultimatum del premier nel giro di pochi mesi al Parlamento e alle forze politiche che lo compongono. Era già accaduto prima della fine dell'anno in occasione del tormentato dibattito sulla manovra di bilancio.

Draghi e l'ultimatum ai partiti

"Se pensate di fare un anno di tira e molla, vi sbagliate".

Questo in sintesi il Draghi-pensiero. Il premier, uscito già irritato non solo appunto dal tortuoso percorso che ha portato all'approvazione della manovra solo al fotofinish, ma anche dalla telenovela estenuante (e deprimente) del Quirinale che ha portato alla rielezione del presidente Sergio Mattarella, nelle scorse ore ha lanciato un nuovo (e forse ultimo avviso) ai partiti che compongono la variegata coalizione di Governo.

La goccia che potrebbe far traboccare il vaso è arrivata dalla bocciatura a un provvedimento preso all'unanimità dal Consiglio dei ministri.

Nella fattispecie, l'ira di Draghi si è concentrata sullo stop al limite di mille euro per il contante approvato dal centrodestra unito (probabilmente uno strategico messaggio distensivo di Lega e FI verso la Meloni).

I quattro no al milleproroghe

Più in generale, sono stati quattro gli emendamenti, riformulati dal governo bocciati. Tra questi, quello sulle GPS.

Oltre al limite del tetto del contante, sono passati gli emendamenti che prevedono il dietrofront sull’Ilva (sui fondi per le bonifiche nella zona), i test sugli animali e sulla scuola, per quanto concerne le Graduatorie provinciali sulle supplenze. Qui lo spostamento è al 2023 è stato respinto, dunque l'aggiornamento scatterà già questa estate.

Il Governo è "andato sotto" anche nell'emendamento che consente di effettuare, fino al primo luglio 2025, le sperimentazioni animali negli studi sugli xenotrapianti d'organo e sulle sostanze d'abuso, tra cui rientrano i farmaci.

La non convergenza tra Consiglio dei ministri e partiti

Un concetto che Draghi ha voluto ribadire anche in una riunione con i capigruppo dei partiti che compongono la maggioranza di Governo (praticamente tutti, tranne Fratelli d'Italia).

In buona sostanza, dalle indiscrezioni arrivate da Palazzo Chigi, il premier avrebbe detto:

"Documenti approvati all'unanimità dal Cdm non possono essere sconfessati un minuto dopo nelle commissioni o in Parlamento. Così non si va avanti. Non siamo qui a scaldare la sedia, né tantomeno a giocare".

Draghi, ultimatum non banale

Quel che è certo è che gli sfoghi del presidente del Consiglio iniziano a non essere pochi. Delle amare riflessioni e delle clamorose suggestioni di dimissioni in occasione della votazione della manovra di bilancio, abbiamo detto.

Idem per la vicenda Quirinale-corsa al Colle dove è evidente, nonostante le smentite di facciata sempre arrivate, che Draghi avesse fatto più di un pensierino.

Recentissima, giusto una settimana fa, un'altra esternazione:

"Tanti mi candidano in tanti posti, ma un lavoro me lo trovo da solo".

Infine, la presa di posizione "contro" i partiti. Perché dopo la vicenda Quirinale (e lo scampato pericolo di molti parlamentari di perdere il proprio scranno in caso di elezioni), sembra evidente che Draghi non voglia ulteriormente "farsi usare" per tirare a campare fino a fine legislatura.

E quel "non siamo qui a scaldare la sedia" sembra più di un avvertimento.

Se non si scalda la sedia... ecco gli ultimi sondaggi sui partiti

E allora, se non si è in Parlamento o al Governo a scaldare la sedia, vale la pena dare una sbirciata agli ultimissimi sondaggi e a quello che potrebbe essere il sentimento popolare, ovvero degli elettori.

Secondo quanto illustrato a Porta a Porta dall'esperta Alessandra Ghisleri, il Pd rimane con il 21.2%, il primo partito italiano (anche se in leggera flessione, con un -0.4 dalla precedente rilevazione del 19 gennaio scorso), seguito da Fratelli d’Italia con il 21% (ancora in crescita, sempre rispetto alla rilevazione del 19 gennaio, del 2.1%), terza la Lega (sempre in calo, -1.6%) con il 16.9%.

Quarto in classifica il Movimento 5 Stelle con il 13.7% (-0.7%), mentre dà segnali di risveglio Forza Italia, stimata all’8.5% (+0.3%).

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