Suor Anna Monia mette in guardia gli studenti sulla libertà di stampa
La religiosa prende ad esempio la vicenda emblematica della presidente del senato Casellati, che secondo alcuni giornali avrebbe preso "troppi" voli di Stato.
Suor Anna Monia Alfieri non è una religiosa qualunque. Classe 1975, di origini pugliesi, è diventata giurista ed economista perché voleva combattere le Mafie, ma poi è arrivata la vocazione. E anche col velo è riuscita a distinguersi, soprattutto come paladina della parità scolastica prima a Milano, che le ha assegnato l'Ambrogino d'Oro, poi anche in molti salotti televisivi, dove ha perorato la stessa causa, portando in primo piano i problemi degli studenti.
Il suo ultimo intervento pubblico consiste in una lettera aperta, che anche noi abbiamo scelto di riprendere integralmente, e che la religiosa ha pensato anche in relazione alla giornata mondiale della libertà di stampa.
Suor Anna Monia Alfieri mette in guardia gli studenti
Suor Anna Monia, come già in passato, si rivolge direttamente agli studenti.
“Libertà va cercando, ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta” (Pg, I, vv. 71 – 72)
Carissimi ragazzi,
prima che termini questa giornata, vorrei riflettere assieme a voi. Ieri, Giornata dedicata alla libertà di stampa, leggendo i giornali (ne leggo almeno sei ogni giorno), mi sono imbattuta in una notizia curiosa che ha stuzzicato quella mia voglia giovanile, mai sopita, di approfondire la notizia. Dopo l’ignoranza, infatti, la cosa che temo di più nella vita è la schiavitù, fisica e intellettuale: detesto il pensiero di sentirmi un burattino nelle mani del burattinaio. Nessuno deve influire sulle nostre scelte, al contrario, occorre approfondire e orientarsi in modo autonomo.
A pensarci bene, è bizzarro che vi scriva ciò proprio in concomitanza con la Giornata mondiale della libertà di stampa, una libertà che è funzionale alla garanzia dell’informazione come bene pubblico. E sì, ne siamo tutti convinti, in una analisi perfetta, che la libertà di stampa si traduce anzitutto nel dovere di un’informazione affidabile, libera, che non si piega alle strumentalizzazioni.
Eppure, a volte, troppo spesso ormai, si ha la sensazione che, per sdoganare un’idea già preconfezionata, si costruisca il “pezzo” ad arte. È libertà di stampa questa? E, soprattutto, la stampa ha adempiuto al suo diritto di essere libera e al suo dovere di fornire informazioni affidabili? Non c’è diritto senza dovere, altrimenti si creano storture che sono un sopruso, perché impediscono ai nostri giovani di tenere diritta la barra della vita.
L’esortazione della religiosa
Giovani, scendete in campo, nella politica come nel giornalismo, dando il meglio di voi stessi: potrete allora vivere quella prossimità che vi rende sempre rispettosi dell’altro, della sua dignità. Negli ultimi tempi si parla continuamente, in modo talvolta stucchevole, di integrazione, accoglienza, rispetto; si erge a reato il minimo occhio storto che discrimina l’altro. In questo modo, proprio come è normale che sia, in realtà si persegue lo scopo opposto. Se non coltiviamo una sensibilità del rispetto istituzionale e umano, non solo daremo notizie parziali ma, sui titoli ad effetto, costruiremo quelle battaglie che si consumano per interessi terzi non dichiarati.
Vi svelo un segreto: ormai, quando leggo un giornale o ascolto una notizia, mi chiedo: qual è il non detto? In questo non detto c’è il vero interesse. Perché parli o scrivi? Cosa vuoi vendere? C’è chi lo dichiara apertamente e c’è chi non lo dichiara ma per noi è fondamentale scoprirlo, per cercare di leggere la realtà il più oggettivamente possibile. È necessario, per essere liberi dall’idiozia culturale, nostra e degli altri. Ho fame e sete di libertà. Ci proviamo?
L’esempio di Casellati e dei voli di Stato
La notizia che vorrei commentare con voi è in realtà passata sottotono: il pensiero costruito sottotraccia va sempre portato alla luce. Leggiamo che la Presidente del Senato, la seconda carica dello Stato, avrebbe preso troppi voli di Stato per i suoi spostamenti. Insomma: nessuno, neanche chi riporta lo scoop, la accusa di aver agito contro la legge che, infatti, prevede, per le cinque cariche di Stato, l’uso del Falcon di Stato per ragioni istituzionali.
Eppure, qualcuno ha alzato la voce contro la Presidente Casellati, accusandola di aver agito contro la legge. Spregio per le istituzioni, per quel rapporto fiduciario quanto mai necessario per i cittadini. D’altronde che la politica sia la più alta forma della carità che serve il Paese e che il giornalismo sia tra i servizi più degni resi alla comunità perché informa sono concetti desueti per una generazione abituata a urlare nelle piazze e a portare a casa la notizia a tutti i costi.
Andiamo avanti: i voli di Stato sono previsti per le massime cariche, non solo per garantirne l’incolumità ma anche per tutelare i passeggeri che, insomma, non hanno fatto nulla di male per trovarsi nella carrozza che salta per aria…
Ma la Presidente del Senato ha scelto per gli anni 2018 e 2019 di viaggiare in treno. Le piace viaggiare in treno perché pensa, studia: è noto a tutti, tranne al giornalista che probabilmente ha ritenuto poco funzionale allo scoop, che la Presidente sia una stacanovista. Carriera di indiscutibile profilo, ore e ore in ufficio, un alto senso delle istituzioni tanto da tenere aperto il Senato in tempi di Covid. Altissime le misure di sicurezza per consentire ai senatori di essere presenti, lei stessa per tre mesi non si è mossa da Roma. In un ordine di priorità, eravamo in tempi di pandemia, annullati tutti i convegni, era necessario che il Senato funzionasse, considerato che, oltre all’emergenza sanitaria, era da affrontare anche quella democratica, con un Governo che procedeva a colpi di Dpcm e, dal dicembre 2018, agiva a colpi di voti di fiducia. Non a caso, il Presidente Mattarella è intervenuto e ora siamo passati ad un Governo di unità nazionale.
Ma al giornalista non serve questo pezzo di verità: una donna, una mamma, una nonna, lontana dagli affetti. Si tratta di scelte: chi decide di servire la nazione lo fa fino in fondo.
Andiamo avanti: i voli di Stato sono previsti e spesati sia che volino, sia che non volino, per 350 ore annue ciascuno. Quindi i sei Falcon sono pagati per volare o non volare. Quindi non è chiaro dove sarebbe lo spreco, se la seconda carica dello Stato ha preso per un centinaio di ore l’aereo per ragioni istituzionali, per risparmiare tempo, per essere a Milano, prossima ai cittadini, insomma per fare il suo dovere. Ancora: la scorsa estate la Presidente Casellati è andata in vacanza con il marito (peccato per le centinaia di emendamenti da studiare che si è portata in borsa) in un tempo di crisi, quella aperta da Salvini, e lei doveva essere reperibile e recarsi a Roma in breve tempo.
Ovviamente non può mancare la nota sessista: in vacanza è andata dal parrucchiere. Potremmo dire che è nel ruolo di una rappresentante delle Istituzioni presentarsi in ordine e non sciatta? Che c’è un costo sociale per la sciatteria. O potremmo forse dire che ad un uomo, ancor più delle Istituzioni, mai avremo mosso l’accusa di essere andato dal parrucchiere?
Il vero problema? Il vuoto di pensiero...
Allora, ragazzi, per concludere, la vicenda ci insegna che 1) non basta una legge per non discriminare, perché non ci sarà mai una legge che potrà colmare non il vuoto normativo – che peraltro non c’è – ma quello di pensiero che a volte si rivela una voragine, 2) è necessario approfondire, perché la verità è sempre più complessa di quella che ci viene descritta, 3) occorre fare l’analisi costi / benefici. Ci sono dei costi cattivi che producono povertà e dei costi buoni che producono progresso: alto senso civico, servizio della nazione, cultura e competenza.
Papa Giovanni Paolo II è rimasto nei cuori di molti per la sua capacità di farsi vicino: viaggiava molto, raggiungeva tutti; eppure, anche a lui si rimproverò proprio che sprecava i danari della Chiesa, dei poveri, per i suoi viaggi. Giuda Iscariota che teneva la cassa dei Dodici rimproverò la donna che sprecava il nardo che poteva essere venduto e dato ai poveri. Lui, però, non rifiutò i trenta denari.
Carissimi, la domanda rimane sempre la stessa: tu che parli, tu che scrivi cosa stai vendendo?
Io, ve lo assicuro, vendo una disperata voglia di libertà.